È una grande storia d’amore e morte, quella raccontata dal talentuoso Darren Aronosfky, autore di Π il teorema del delirio e di Requiem for a dream, in questo suo fascinoso The fountain, troppo frettolosamente bollato alla scorsa Mostra del cinema di Venezia, dove è passato in concorso, come ciarpame new age. Una storia che si snoda attraverso epoche storiche e paesaggi tanto remoti da apparire alieni, come la civiltà Maya, la sua Mitologia e il suo mistero o lo Spazio, nelle cui profondità è forse possibile raggiungere un contatto con l’assoluto, riconciliare la vita con la morte.

Una storia che vede coinvolti personaggi diversi ma in fondo identici: il conquistador e la sua Regina durante l'inquisizione spagnola, un medico e la consorte malata di cancro ai giorni nostri e una sorta di santone, isolato nello spazio e nel tempo in un bolla, che custodisce una pianta in cui è conservata l'anima della sua amata.

L’intreccio non è lineare ma circolare perché Aronosfky in questo film ha inteso immergersi nella Fonte della vita e dell’amore, dalla quale sembrano scaturire le immagini che popolano i nostri sogni e i nostri incubi; immagini che sole possono com-prendere i grandi interrogativi della vita e della morte e che per questa ragione non possono essere imbrigliate in una struttura drammaturgica tradizionale. È un film di pure emozioni visive questo Albero della vita: pensiamo alla magnifica sequenza ambientata nella corte spagnola, dove la bellissima Raquel Weisz, moglie del regista, è avvolta da una luce metafisica che penetra nella stanza del trono, facendo in modo che l’immagine oltrepassi le coordinate spazio-temporali, o al pazzesco delirio visionario visionario che occupa gli ultimi quindici minuti della pellicola, un trip in cui passato, presente e futuro si mescolano senza soluzione di continuità. Solo immergendosi nelle immagini e vivendole, sembra dirci il regista, è possibile forse recuperare il senso del sacro e del trascendentale ed accettare la morte come tappa essenziale della vita, continuazione di essa in un altroquando indefinito. Da vedere.