La città picena di Rosseno è sconvolta da un'ondata di criminalità; si verificano, infatti, sparizioni e misteriosi decessi di bambini. Pare che tutto dipenda dalla quasi leggendaria figura del Giostraio, criminale forse più legato alla superstizione che alla reatà, che però incute timore e sembra gestire tutti i traffici della zona. Il magistrato Giulio Gallieni è coinvolto nelle indagini e vi si muove tra coinvolgimenti personali, false piste, indizi e ricordi.

Questi in breve alcuni elementi del primo romanzo di Vittorio Norici, dal titolo Memoria ultima, pubblicato nella collana I libri neri della Robin Edizioni.

Il volume è definito come un thriller, ma purtroppo manca di alcune caratteristiche tipiche del genere.

La vicenda si sviluppa in maniera disarticolata e a tratti superficiale, cosa che penalizza il ritmo della narrazione e il fluido svolgersi della stessa. Gli interrogativi posti spesso non trovano risposta, perchè vanno a intrecciarsi a altri elementi introdotti successivamente e a loro volta sospesi.

Di questo risentono anche i personaggi, che sbucano dalle pagine senza sembrare integrati nel loro ambiente e nel loro vissuto. Sono figure piuttosto piatte e poco introdotte, anche lo stesso protagonista non viene sviluppato a tutto tondo e risulta piuttosto macchinoso e costruito.

Memoria ultima risulta perciò un romanzo immaturo, insipido, per certi versi poco stimolante, privo, inoltre, di una scrittura intrigante e brillante. Anch'essa risulta, invece, appesantita e macchinosa e sembra, come tutto il resto, costruita in modo forzato.

Cosa lascia questo romanzo? Un senso di insoddisfazione generale, per una lettura che non ha incuriosito, nè stimolato e che lascia troppi interrogativi senza una soluzione.