Finalmente ci siamo. Perché qui scalpitiamo per vederlo, questo Black Dahlia. Anche se non siamo presenti a Venezia, raccogliamo le voci che girano, e questa volta le voci sono importanti: la protagonista della pellicola, Scarlett Johansson, lo scrittore del romanzo da cui è stata tratta, James Ellroy, e il regista, Brian De Palma.

Riportiamo una dichiarazione a testa, su cui riflettere e magari dire la propria sul nostro forum.

Scarlett Johansson dice che "quando c'e' depressione, guerre, genocidi, come accade ora, il pubblico si vuole distrarre con scandali, anche del passato, per non pensare a quel che succede nel mondo"

Va bene distrarsi, forse. Ma mai dimenticare quello che succede nel mondo. Anzi, la storia di Ellroy affonda le sue radici in un periodo particolare, fine anni '40/inizio '50, in cui nel mondo, e in particolare in America, qualcosa continuava a ribollire dopo la tragedia della guerra che aveva annichilito la vecchia Europa.

E James Ellroy conferma implicitamente questa tesi: "Il mondo stava per scoppiare, c'era corruzione, c'era l'ossessione del sesso. Il mio libro, e oggi il film di De Palma, hanno riprodotto quel caso giudiziario, il modo in cui lo presentarono i media''.

Già, i media. Chi avrebbe detto, nel '47, che sarebbero divenuti così importanti? Qualcuno di voi risponderà, a ragione: George Orwell, un anno dopo, con 1984. Ma questo è un altro discorso.

Concludiamo con Brian De Palma che riflette, per noi amaramente, sul cinema noir: ''fare film noir e' oggi piu' difficile che mai. Sono pieni di personaggi fragili che alla fine finiscono all'inferno. Tutte cose per le quali e' difficile trovare soldi''.

Money, it's a crime, avrebbe detto Roger Waters, ma anche questo è un altro discorso. O forse è sempre lo stesso: guerra, soldi, corruzione, malaffare. L'uomo non ha molti peli da perdere ma in compenso ha molti vizi.