Arriva nelle sale venerdì, dopo una lunga gestazione, l'atteso nuovo film di Sergio Rubini: Terra. Una storia, quella raccontata dal regista-attore pugliese, tra giallo, thriller ed echi verghiani ambientata nella terra di Puglia e con un cast composto, oltre che da Rubini nei panni di uno straordinario usuraio Tonino, da Fabrizio Bentivoglio, Paolo Briguglia, Massimo Venturiello, Emilio Solfrizzi, Giovanna Di Rauso e Claudia Gerini

 

Come suggerisce il titolo, tutto il film ruota attorno a una terra e a una famiglia che la possiede. Siamo in Puglia, nella terra di Rubini, dove il film prodotto da Fandango è stato girato tra Nardò, Lecce, Mesagne e Brindisi. Alla sua morte, un padre lascia in eredità un’azienda agricola, indivisibile, ai quattro figli. Il maggiore, Luigi Di Santo (Fabrizio Bentivoglio), trasferitosi anni prima a Milano dove insegna filosofia all’università, torna a casa con l’intenzione di vendere rapidamente la proprietà. Assieme ai suoi fratelli Michele (Emilio Solfrizzi), mediocre uomo d’affari con il pallino per la politica, e Mario (Paolo Briguglia), un eterno studente impegnato nel volontariato, Luigi cerca con pochi risultati di convincere il fratellastro Aldo (Massimo Venturiello) a disfarsi della proprietà.

Nel tentativo di riportarlo alla ragione riemergono antichi rancori e vecchie ferite che il tempo non ha rimarginato. Tutti i fratelli sembrano inoltre coinvolti nei giri malavitosi dell’usuraio Tonino (Sergio Rubini) e in un delitto che avviene durante la processione del venerdì santo. Dopo che uno dei fratelli viene accusato, Luigi, proprio lui che aveva chiuso col passato, si trova ad assumere il ruolo di capofamiglia: riscopre così dentro di sé energie nuove ma anche impulsi latenti che aveva sempre creduto di saper dominare.

"Scoprirà – ha spiegato Rubini - che in fondo ha stampato in petto un marchio di appartenenza e quello non si può togliere".

Secondo Rubini, Luigi è il "ragionatore", con più testa che cuore; Mario, l’idealista e il passionale, è il "fervore"; Aldo, che non è in grado di ragionare, incarna il "furore"; Michele, infine, è "l’italiano", un personaggio da commedia, il motore dei momenti comici del film che alleggeriscono una storia sanguigna e passionale. Ogni fratello ha una sua personalità e ognuno contribuisce in modo diverso a cambiare le tonalità di un racconto sempre in bilico tra commedia, giallo introspettivo e saga familiare.

Dice Rubini: "Il film racconta come a un certo punto della vita si venga chiamati ad assumersi una serie di responsabilità, le stesse che mai avremmo voluto assumerci. Spesso queste responsabilità provengono dalla famiglia, da una dimensione ematica, dal sangue. Non è questione di proprietà, e tuttavia la terra può dividere, unisce piuttosto il non averla. Luigi, che io definisco "il ragionatore", entra in una spirale dolce e dolorosa, si riappropria della sua famiglia composta da due fratelli e un fratellastro divisi dalla terra ereditata dal padre benestante, fino a compromettersi, fino a trasformarsi". Dov’è il giallo? "C'è un omicidio, viene ucciso una specie di usuraio e arrampicatore sociale e Luigi dovrà risolvere la situazione scabrosa. Succede: quando te ne vai lontano da casa, i famigliari, gli amici, gli altri, ti perdono di vista. Poi un giorno torni, ti fermi e gli altri finalmente ricominciano a vederti e ti chiedono delle cose, spingono perché tu ti prenda cura di certe situazioni".