Valerio Evangelisti scrive con questo libro la prima parte di un dittico destinato a raccontare la storia del Messico. Il collare di fuoco è un romanzo corale che attraversa quasi quarant'anni di storia messicana, fino agli ultimi scorci del XIX secolo, per mostrare la complessità della vita politica del paese.

La storia si distacca dai cicli principali che hanno reso noto Evangelisti al grande pubblico (anche se un "Pantera" viene citato di sfuggita a metà del libro), ma ci sono comunque parentele molto strette con alcuni precedenti romanzi, in particolare con Antracite, che in qualche modo ha segnato una svolta nella produzione dell'autore bolognese. Abbandonata una struttura narrativa più tradizionale (comunque già messa in discussione dall'alternarsi di piani temporali che aveva caratterizzato le storie di Eymerich e i primi romanzi del ciclo di Metallo Urlante), Evangelisti torna infatti al particolarissimo computo cronologico applicato per la prima volta proprio in Antracite. Là la storia del palero Pantera diveniva quasi un pretesto, per diluire progressivamente il punto di vista di un singolo personaggio nella narrazione corale di un'intera nazione, con un allargamento a ventaglio.

È un meccanismo analogo quello che sta alla base de Il collare di fuoco: sono frequenti le ellissi narrative (la maggior parte degli eventi accadono "fuori scena" e vengono riferiti dai personaggi, oppure ne vediamo in opera gli effetti), così come l'ampliarsi progressivo della storia fino a giustificare pienamente la definizione di quest'opera come "romanzo corale". Non c'è infatti un solo protagonista nel libro, ma sono tanti e diversi i punti di vista che Evangelisti adotta per mostrare le tensioni sociali che hanno attraversato il Messico lungo il corso di quattro decenni. Ciascuno di questi personaggi brilla per la sua normalità: né completamente buoni né completamente cattivi, così come del resto tutte le fazioni descritte dall'autore, ognuno impegnato a tenere le fila di una vita estremamente difficoltosa. Questi personaggi vanno e vengono tra le pieghe della storia del Messico, diventando i testimoni spesso inconsapevoli dei grandi eventi che porteranno alla nascita della nazione; eventi che incideranno profondamente (spesso violentemente) sulle loro vite, costringendoli a cambiare pelle molte volte oppure a soccombere.

Un'opera dunque che appartiene alla forma del romanzo tradizionale solo in parte, e più vicina per certi versi a un ipertesto, letteralmente infarcito di particolari grazie a un egregio lavoro di documentazione. Le vicende, i luoghi e gli eventi si avvicendano a grande velocità, forse troppa per riuscire a tenere compiutamente assieme le fila di tutta la storia; ma è come se l'interesse di Evangelisti fosse non tanto sul quadro d'insieme, quanto sull'intersecarsi di questi frammenti, in cui la Storia con la "s" maiuscola emerge solo con un consapevole cambio di prospettiva da parte del lettore. Un po' come accade con gli stereogrammi, quei quadri che apparentemente sono un caotico sovrapporsi di segni e che, visti secondo particolari prospettive, fanno emergere un'immagine che incorpora i segni bidimensionali precedenti ma conferendo loro la verticalità della terza dimensione.

In superficie, dunque, Il collare di fuoco potrebbe sembrare un western a più voci con una forte componente storica, scritto con il consueto stile nitido a cui Evangelisti ci ha da tempo abituato; e questo è comunque un corretto livello di lettura. Ma quella che abbiamo di fronte è anche un'opera più profonda, probabilmente non adatta a tutti i palati per la sua complessità ma comunque con un livello di documentazione paragonabile a quello di un saggio universitario.