Un serial killer si aggira per Udine. É lo sfondo del bel giallo di Pierluigi Porrazzi “Ritratti di morte”, edito da La Corte, che nelle sue 319 pagine non ti lascia prendere fiato per quanto queste ti avvincono. Comincia con la riesumazione di un vecchio delitto rimasto insoluto. Un fratello e una sorella si affacciano sulla porta della questura udinese e chiedono di parlare all’ispettrice Alba Leone, dichiarandole il desiderio che vengano riaperte le indagini sull’omicidio della loro sorella, la pittrice Monica Sarti, avvenuto nel lontano 2009. Un  omicidio del quale si era interessato a suo tempo il collega Scaffidi, con il quale Alba ha un brutto rapporto per averci provato con lei spingendola verso un bagno degli uffici nel tentativo di farsela. A stento lei si è trattenuta dal denunciarlo. E, certo, ad Alba non va ora di lavorarci insieme a quel caso. Decide allora di occuparsene in via privata. Ha però la fortuna che in quel momento capita in ufficio un ex collega, Alex Nero, un duro e abile, quasi eroico ex poliziotto, che se n’è andato anni prima dalla polizia per non accettare alcuni insuccessi, tra cui proprio quello relativo all’omicidio di Monica Sarti. Il motivo della sua venuta in questura però è un altro: un suo amico, professore Riva, dell’università di Udine, si è svegliato in casa della sua amante, Karen, una studentessa, ritrovandola invece che accanto a se, all’ingresso, nuda e morta ammazzata. Ma sa bene di non essere stato lui a ucciderla, a meno che non sia stato colto da una patologica amnesia. Però ha il giusto timore che nessuno gli creda, tanto più che la porta di casa è chiusa a chiave e così le finestre. Dopo aver ripulito alla meglio la scena del delitto, più angosciato che mai, Riva si è rivolto  ad Alex Nero, al quale lo lega una vecchia amicizia, perché trovi il vero assassino prima che la polizia arrivi a lui. E Alex, giunto in questura per scoprire a che punto fossero le indagini su quell’omicidio,  incontra, appunto, Alba. La quale non si fa scappare l’occasione per coinvolgere, nella riapertura delle indagini su Monica Sarti, Alex Nero stesso, inseguito com’è dalla sua fama di grande detective. 

Prendono così, da qui, inizio una serie di indagini, condotte parallelamente da Alba e Alex sulle due ragazze, tra le quali sembra comunque non esserci, al momento, nessun legame né attinenza. 

La collaborazione tra Alba e Alex Nero è tanto riservata da eludere ogni aggancio con gli organi ufficiali, col proposito di rivelarla, semmai, a caso risolto. E potrebbe la cosa andare avanti in questo modo, Alex seguendo insieme la pista di Karen e Monica, Alba solo di quest’ultima, se però, a un certo momento, non venissero commessi delitti di altre ragazze, tutte, com’era Monica, studentesse dell’Istituto d’arte cittadino. Delitti che attivano inevitabilmente l’attenzione, oltre che della polizia, dei media e quant’altro. É come se la ripresa delle indagini sulla morte di Monica, avesse risvegliato la voglia di uccidere del killer che aveva agito su di lei tanti anni prima. C’entra anche la morte di Karen in questa sequenza? Alex Nero, tra l’altro, ha altre beghe personali da risolvere: la sua donna, una giapponese di nome Aiko, una sorta di samurai al femminile, lo ha lasciato dopo aver tentato di uccidere invano un boss della malavita udinese, ed è ora ricercata dagli uomini di questo. E, naturalmente, Alex è tenuto sotto pressione dal boss, perché riveli dove si nasconde Aiko, ma lui non lo sa davvero e, certo, anche se lo sapesse, non parlerebbe neppure se lo uccidessero. Per altro, sa molto bene ed ha sufficiente fegato per difendersi con la sua Glock e il suo cane lupo Zarko. Così, in “Ritratti di morte”, in un’unica storia s’intrecciano tre casi, ciascuno dei quali sembra prendere una sua direzione autonoma. Ma sarà così? 

L’abilità di Pierluigi Porrazzi nel tenerli in piedi, invogliando sempre più il lettore ad andare avanti nello scoprire dove portano le indagini dei due detective, è tale da confermare tutte le sue doti di giallista già dimostrate in opere, a cominciare da “L’ombra del Falco”, uscito con Marsilio, che lo aveva rivelato al grande pubblico, fino ad arrivare a “Mente Oscura”, che presto sarà tradotto anche in Francia, la patria del noir, senza dimenticare “Azrael”, premiato come miglior romanzo dell’anno nell’ambito dei Corpi Freddi Awards.  Ma a funzionare,in questo romanzo, non sono solo il plot, la trama, sorretta da capitoli talvolta brevi e collegati dinamicamente tra essi, bensì anche l’ambiente in cui delitti e indagini si maturano, cioè l’ambiente dell’arte, degli artisti, dei galleristi, dei critici, verso i quali non manca, da parte dell’autore, con la competenza, anche uno sguardo in tralice su come venga stabilito il valore commerciale di un artista piuttosto che di un altro, al di là del valore reale dell’opera d’arte in se stessa. Un mondo, peraltro, dove le frustrazioni, le invidie, i rancori, allignano fino, talvolta, a spingere qualcuno a uccidere per emergere su tutto e tutti, con opere d’arte, quadri e sculture uniche, magari derivate da corpi e organi umani, pelle compresa.