Il protagonista di questo nuovo appuntamento del nostro salotto letterario è Pierluigi Porazzi, autori di L'ombra del falco (libri/9443), un thriller italiano edito da Marsilio nella collana Farfalle. Dopo appuntamenti dedicati a opere prime dai toni vari, torniamo a un romanzo strettamente di genere.

Ringraziandoti per aver accettato il mio invito, Pierluigi, per prima cosa vorrei chiederti tu come definiresti il tuo romanzo?

Un romanzo che può piacere a tutti, non solo agli amanti dei thriller. Contiene alcune scene "forti" – e non poteva essere altrimenti, trattandosi di un serial killer – ma ci sono anche elementi poetici e situazioni in cui molte persone possono identificarsi.

Partiamo ora dal titolo, che a dire la verità non capisco molto, dopo aver letto l'opera: perché L'ombra del falco? Non lo sento adatto alle tematiche e alla trama, se non per un rapido accenno in chiusura…

Questo titolo mi è piaciuto da subito sia per la metafora relativa al predatore (falco/preda), che per un altro motivo che non si può svelare…

Neanche un qualche indizio?

Be', diciamo che può anche essere metafora del lato oscuro di alcuni personaggi.

Prova a inventare un "trailer" per il tuo romanzo.

Il corpo di una ragazza in primo piano. La telecamera si allontana. Inginocchiato vicino al cadavere c'è un uomo. Le passa una mano sul viso, poi le chiude gli occhi. Stacco. Nebbia, pioggia. Un cimitero. Un uomo cammina lentamente. Si avvicina a una tomba e si ferma di fronte a essa.

Chi sono i personaggi che si muovono in questo trailer?

Una delle vittime; Cristiano Barone e Alex Nero.

Chi è Alessandro Nero?

È uno dei protagonisti. Tutti, a loro modo, riconducibili a personaggi presenti in ogni romanzo giallo o thriller (il commissario, il giudice, ecc.) ma rielaborati dalla mia immaginazione. Ho cercato di dare a tutti uno spunto di originalità, perché non ci fossero stereotipi. Non si può dire molto di più per non rovinare la lettura, ma credo che anche Alex Nero sia un protagonista singolare. Ne L'ombra del falco nessuno è innocente. Ognuno ha una sua morale, suoi personali valori. Questa, secondo me, è anche una caratteristica degli italiani medi: nessuno ha senso civico, o una morale radicata. Ognuno ha la sua morale, elastica quanto basta per giustificare ogni malefatta. Sarebbe interessante, dal punto di vista sociologico, definire queste caratteristiche (tipiche dei paesi cattolici) in rapporto alle diverse realtà dei Paesi nordici o anglosassoni.

Nero è solo uno dei personaggi, nel romanzo, infatti, si muove una moltitudine di protagonisti. E' corretto definirlo un romanzo corale?

Sì, si tratta di un romanzo corale, in cui agiscono parecchi protagonisti, senza che uno spicchi sugli altri fino alla fine. Un giovane giudice appena trasferito da una scomoda sede in Sicilia, un Presidente della regione, una ragazza che sapeva qualcosa di troppo, un commissario viscido e corrotto, un procuratore al servizio dei potenti…

E da dove nasce l'idea per questa opera?

Innanzi tutto dall'idea di scrivere una storia che avesse tra i protagonisti un serial killer e che fosse originale. Questo è stato il primo "germe" del romanzo. Poi, da lì, si sono sviluppati ambientazione, personaggi e trame secondarie.

A proposito dell'ambientazione: la tua storia è ambientata in Friuli, su cui emerge anche un giudizio piuttosto duro.

Giudizio forse realistico su una situazione generale, direi. È ambientato in Friuli, un Friuli per certi aspetti inaspettato e sotterraneo, ma è anche un luogo universale, e ciò che accade nel romanzo succede ogni giorno e dovunque.

Oltre all'ambientazione, c'è qualche altro elemento autobiografico?

Premesso che in ogni romanzo c'è comunque l'esperienza e la visione del mondo dell'autore, in questo non c'è nulla di autobiografico, è tutto frutto della fantasia.

Nel romanzo affronti temi forti e attuali, inseriti in un contesto di letteratura di genere, ma di fatto inerenti alla realtà. C'è nel tuo romanzo anche un intento di denuncia?

Sicuramente c'è una rappresentazione realistica e disillusa della realtà. Anche di "denuncia", se intendiamo questo termine in senso lato. Come ho già accennato, ho cercato di evidenziare questa morale "doppia", tipica della nostra società, per cui ognuno ritiene di non essere soggetto a regole e precetti morali, che valgono sempre e solo per gli "altri". Questo atteggiamento fortemente autoassolutorio è uno dei mali della nostra società. Ci tengo a precisare, comunque, che la mia visione non è senza speranza. Anche se nessuno, nel romanzo, è completamente innocente, ci sono alcuni personaggi che possiedono valori irrinunciabili e un'etica che non ammette compromessi. Credo che da qui, dall'individuo, si debba partire per poter cambiare la società.

Come in ogni thriller che si rispetti sei stato molto abile nel creare la giusta tensione narrativa, per arrivare al colpo di scena finale…

In realtà questo finale è arrivato dopo, a stesura già iniziata. Certo, tutto alla fine quadra, e su questo ci ho lavorato parecchio, ma inizialmente il romanzo aveva un altro finale.

Inutile dire che questa rivelazione ci incuriosisce, ma al di là di questo, volevo chiederti: quanto tempo ti ci è voluto per arrivare a una prima stesura completa dell'opera?

Non potendo, per ovvi motivi, fare lo scrittore a tempo pieno, il tempo di stesura è durato un paio d'anni. Devo dire che ho dedicato alla scrittura tutto il mio tempo libero, con passione ma anche con tante rinunce.

Una volta arrivato alla consapevolezza di aver scritto un qualcosa che avrebbe potuto essere letto, come sei arrivato alla pubblicazione?

Con L'ombra del falco avevo partecipato, nel 2008, al prestigioso Premio Tedeschi. Non ho vinto, ma un pomeriggio di fine agosto mi è arrivata una telefonata che mi ha cambiato la vita… Ero in linea con il grande Sergio Altieri! Il quale mi ha comunicato che, anche se non avevo vinto il premio, il mio romanzo era stato apprezzato da lui e dalla giuria. Ricevuta questa notizia ho festeggiato per una settimana… anche perché Altieri è uno dei miei miti, come autore. Da questa grande soddisfazione (non conta vincere, nell'arte, quanto sapere che il proprio lavoro è valido ed è stato apprezzato) è arrivato un grosso incoraggiamento e sprone a presentare il mio romanzo, che ho quindi inviato ad alcuni editori. L'interesse di una casa editrice come la Marsilio (attualmente tra le più serie, prestigiose e quotate) è stato di per sé un altro grande riconoscimento. E da lì è iniziato un percorso che ha portato L'ombra del falco in tutte le librerie.

Nei ringraziamenti hai citato Jacopo De Michelis, dicendo che è l'editor migliore con cui ti potesse capitare di lavorare. Come è stato il lavoro con lui?

Non potevo sperare o sognare di meglio. Il lavoro con Jacopo è stato fantastico, ma il rapporto con tutti i collaboratori Marsilio lo è stato. Fin dalla prima volta che ho varcato la soglia della sede di Venezia mi hanno fatto sentire subito a mio agio, come se fossi già un loro autore, non un esordiente. E i bellissimi rapporti sono continuati, soprattutto, nel mio caso, oltre che con Jacopo, con Fabio Ferlin e Chiara De Stefani.

Quanto un autore esordiente deve affidarsi a un editor e quanto un intervento esterno potrebbe essere "invadente" sull'opera?

Dipende dalla bravura dell'editor! Personalmente, lavorando con Jacopo De Michelis, ho imparato tantissimo! Un editor ha conoscenze professionali in parte diverse dallo scrittore, ragiona più dal punto di vista del pubblico e dei lettori. Affidarsi a un bravo editor però significa anche non cambiare o stravolgere il tuo romanzo. Si può tagliare una scena, aggiungerne un’altra, ma il lavoro dev'essere sempre fatto dallo scrittore e con il suo consenso.

Cosa consigli di fare a chi ha un romanzo nel cassetto?

Innanzi tutto di partecipare ai concorsi seri, come il Premio Tedeschi o Urania. Poi di spedirlo a case editrici che pubblicano romanzi dello stesso genere di quello che si è scritto. Infine, consiglio più ovvio di tutti: leggere tanto, e soprattutto i contemporanei, per avere un’idea di quello che può interessare gli editori.

Quale è la parte che ti sei divertito di più a scrivere?

Quella relativa al colpo di scena finale.

Con quale invece hai fatto più fatica?

Sempre quella relativa al colpo di scena finale!

Col senno di poi c'è qualcosa che cambieresti?

No. Anche perché ci ho lavorato talmente tanto che ne avrei avuto tutto il tempo. Credo che questo romanzo, pur trattando di un argomento come quello degli omicidi seriali, su cui è già stato scritto molto, abbia comunque dei punti di forza nell'intreccio, nella novità che riguarda il modus operandi del serial killer (ovviamente di più non si può dire…), e nei personaggi: come ho già accennato, nessuno è del tutto innocente, e la visione delle istituzioni e delle forze dell'ordine è, secondo me, realistica.

Perché leggere il tuo romanzo?

Perché – dalle prime impressioni e recensioni che ho ricevuto – credo di aver scritto un buon romanzo. E poi perché si tratta di una lettura che, comunque, può contribuire a far trascorrere qualche ora piacevole e spensierata.

Tornando per un attimo al finale credo che le ultime pagine lascino intravedere lo spiraglio di un sequel. E' tra i tuoi progetti? E poi quali sono i prossimi obiettivi narrativi?

Sicuramente alcuni personaggi de L'ombra del falco torneranno in scena in un prossimo romanzo (ancora tutto da scrivere, però!), ma non si tratterà di un vero e proprio sequel.

Infine, nel ringraziarti ancora per essere stato con noi, vorrei chiudere l'intervista con quello che chiamo il gioco del "se fosse", rispondi senza pensarci troppo. Se il tuo romanzo fosse un colore?

Ne dico due (posso?): Rosso e Nero

Se fosse una pietanza?

Chili

Se fosse una canzone?

Un pezzo jazz/rock.

E grazie a te per l'intervista!