Quarto giallo per Gian Luca Campagna, lo scrittore di Latina che è anche creatore, organizzatore e animatore a Sabaudia di GialloLatino, il festival del giallo che ha superato con sempre crescente successo le 12 edizioni e si appresta a preparare la tredicesima per l’estate del 2020.

Il giallo s’intitola “L’estate del mirto selvatico” ed edito dai Fratelli Frilli nella collana SuperNoir.

Anche questo come gli altri gialli di Campagna, a esclusione de “Il profumo dell’ultimo tango” che ha per scenario l’Argentina, è ambientato a Latina. La storia che racconta è ispirata a un delitto del 1990 quando scomparve un ragazzo sulle falde del Monte Circeo. Naturalmente Campagna qui gli dà un’altra piega, più intima se vogliamo, svolgendosi il racconto tutto intorno alla figura di uno scrittore in crisi con la moglie e, in qualche modo anche creativa, che improvvisamente trova motivo d’interesse alla notizia del ritrovamento dello scheletro di un adolescente in una cavità, appunto, del Monte Circeo. Non è una notizia come le altre per Federico Canestri, questo il nome dello scrittore, che al Circeo da ragazzo trascorreva le estati con la famiglia e una banda di amici, ciascuno col proprio soprannome di “battaglia” – il suo quello di Barabba – tra i quali amici c’era anche il ragazzo scomparso.

E se lo scheletro dell’adolescente ritrovato appartenesse a lui?

Così Federico Canestri lascia il suo appartamento romano per la bella località turistica laziale, deciso a scoprire la verità su quelle povere ossa ritrovate e sulle cause della scomparsa dell’amico che d’allora, 3 luglio 1990, lo inquieta. Sarà per lui anche un viaggio a ritroso nella memoria di quel tempo, di quelle loro avventure in competizione con un’altra banda di ragazzi un po’ più facinorosi e pericolosi di loro, al cui capo, Hammer, teneva testa solo lui, Barabba. La banda dei cattivi, con Hammer, Kamikaze, Crisantemo, Moscarda, Raffa e Mantide. La loro, la banda dei buoni, con Barabba, Camicetta, Hollywood, Tasso Mannaro e Dracula, il ragazzo scomparso e chiamato così perché era una sorta di animale notturno a causa della sua fotofobia. Le ragazze, di qua e di là, naturalmente nel ruolo di pupe fatali, contese e non facili da possedere, o forse sì, e scattavano gelosie, liti, segreti.

Un’età felice, quella? Forse. Seppur anni segnati, per Federico, da un difficile rapporto col padre che lo hanno spinto ai confini della ribellione, e a cui forse si deve quell’apparente cinismo e sarcasmo verbale, molto presente nei dialoghi a cui il personaggio il protagonista dà vita, che lo qualificherebbe come un duro, se non sapessimo essere maschera alla ferita interiore che in quel momento più gli brucia, nata dalla delusione della moglie per il suo abbandono, per il narcisismo di lei anteposto all’amore per lui e alla fedeltà, pronta a tutto pur di inseguire i suoi velleitari sogni di successo artistico quasi a emulare e superare il marito. “Le prostitute di strada hanno più dignità, pensò: l’avvocato come sponsor della sua vita e il presunto talento narrativo confuso tra le pieghe del letto e le onde delle vasche idromassaggio per compiacere l’editore” leggiamo, senza fare sconti ai ricordi pur belli del loro amore che si porta dietro.

A sorreggerlo l’alcol e il disordine alimentare consumato in un bistrot di Sabaudia tenuto da un oste filosofo che fa da spalla ai suoi sfoghi, insieme al ricordo anche di quelle lontane estati che ritornano in flashback, mentre si fa sempre più nitidamente strada in lui una pista che lo porta ai momenti che hanno preceduto la scomparsa di Dracula vent’anni prima.

E qui si pone l’obbligo di fermarci per non togliere il gusto al lettore della scoperta del mistero di quella misteriosa sparizione nelle umide cavità marine del Circeo, non senza però sottolineare la qualità dei mezzi espressivi dell’autore che sa mescolare il thriller con i moti più intimi di un animo ferito, ma abile nel tratteggiare il paesaggio e i colori di quel mondo tra laghi salmastri e mare, capace anche di far arrivare alle narici, con l’odore del sangue, i profumi più forti del mirto selvatico e dei corbezzoli.