Pochi anni prima di scrivere il romanzo più bello di sempre (La sottile linea scura, Einaudi Stile Libero), Joe R. Lansdale aveva già fatto le prove generali con questo splendido In fondo alla palude (Fanucci editore, appena ripubblicato in formato tascabile). I temi sono quelli cari alla scrittore texano: la crescita e la perdita dell’ innocenza che inevitabilmente a essa si accompagna, la malinconica evocazione di un tempo che non c’è più, dove tutto sembrava più bello, più intenso (il sole era più caldo, il vento più fresco, i cani più svegli), la messa alla gogna delle discriminazioni razziali e dell’ignoranza, ma anche l’esaltazione dell’amicizia, degli affetti e dell’onestà. L’avrete capito, siamo dalle parti del genere che altri grandi scrittori americani hanno contribuito a far nascere e crescere: il romanzo di formazione. Lansdale arricchisce la storia del piccolo Harry con non pochi elementi thriller, ma, anche se sapere “chi è l’assassino e qual è il movente” può aiutare a vendere qualche copia in più, il lettore più smaliziato troverà altrove i veri motivi di interesse di questo gioiellino.

Gli chiesi di aspettare un momento e andai al fienile a chiamarlo. Era sdraiato sul letto che si era fatto con un vecchio lenzuolo e del fieno e aveva la testa appoggiata alla sella di Sally Redback. Mi sembrò di vedergli passare sul viso qualcosa che poteva essere vergogna o imbarazzo, oppure entrambi. Ma poteva anche essere solo un mal di pancia. Temevo che la cosa non gli interessasse, ma quando gli dissi che il signor Sumption aveva trovato un corpo, e che era stato legato, saltò subito in piedi rovesciando la sua bottiglia di whisky senza nemmeno preoccuparsi di prenderla. Non me ne curai nemmeno io. Papà usci davanti a me. Vidi il whisky fluire dalla bottiglia e versarsi per terra. Fino a oggi, io non ho mai bevuto alcolici.

Ma non ci sono solo moniti che possono sembrare retorici e paternalistici, Lansdale non dimentica il suo lato farsesco e chi ha letto La notte del Drive in (Einaudi) di certo non si stupirà nel leggere di un Harry smarrito e confuso che ci dice: Non sarei stato sorpreso di scoprire all’improvviso che si può raggiungere la luna arrampicandosi fin sulla cima dell’albero più alto e che con un paio di buone forbici si poteva tagliarla in due.

Spesso ci capita di leggere di “due Americhe” diverse, quella delle discriminazioni razziali e quella di Martin Luther King, l’America della pena di morte e quella delle libertà e dei diritti civili, l’America della violenza e quella della solidarietà. Ma questo Stato va visto come un’entità unica, variegata e grande quanto le sue innumerevoli contraddizioni (che poi sono anche le nostre contraddizioni). L’America, il Paese che ha saputo trasformare la propria Storia senza rivoluzioni, senza utopie totalitariste e ideologismi, è anche e soprattutto quella che impariamo a conoscere in romanzi come questo. La vera rivoluzione è qui dentro!

Il mondo era tornato normale come sempre, anche se ai miei occhi non sarebbe più stato limpido e pulito come prima e qualunque cosa avessi fatto non l’ avrebbe più riportato indietro.