Loro arrivarono dopo cinque minuti dalla chiamata.
Il fuoristrada con i vetri oscurati inchiodò feroce nel vicolo e in un attimo erano tutti a terra. Occhiali da sole, mascelle serrate e volitive, camicie perfettamente stirate, freschi e pronti all’azione nonostante i quasi quaranta gradi dell’estate siciliana.
In pochi minuti transennarono la zona, estrassero le macchine fotografiche, cominciarono i rilevamenti, comunicarono con la centrale.
Efficienti. Veloci. Dinamici.
Loro erano la nuova squadra speciale voluta dal procuratore per combattere la criminalità. Una squadra moderna e avanzata che non aveva nulla da invidiare ai vari CSI, NCIS, FBI, CIA ecc ecc
Lui arrivò dopo una mezz’ora abbondante.
La vecchia tipo d’ordinanza aveva il motorino d’avviamento scassato e a volte non ne voleva sapere di partire. Arrivò senza inchiodare perché le gomme erano lisce e di andare a sbattere non era il caso, che poi quelli dell’assicurazione se la prendevano con lui. Scese calmo e serafico, con la sua pancia da cinquantenne amante della tavola, i baffi neri e folti e lo stuzzicadenti all’angolo della bocca. La camicia non era stirata e lui non era fresco, in quanto a velocità e dinamismo… si forse… a fine anni settanta.
Lui era l’ispettore Capuozzo, cinquant’anni di cui trenta con la divisa e una voglia matta di pensione.
Si avvicinò calmo alla zona transennata. I suoi giovani colleghi lo guardarono con malcelata ironia e sorrisetti a mezza bocca. Lui si limitò a un cenno del capo.
Loro si muovevano veloci e coordinati sotto le direttive del caposquadra. Lui si mise in un angolo, stuzzicadenti in bocca e mani in saccoccia.
Giunse l’auto del procuratore, il caposquadra scattò fulmineo a fare rapporto.
“Buongiorno dottore”
“Buongiorno De Blasi. Allora cosa è successo?” il giovane procuratore indossava i consueti occhiali da sole, teneva fra le dita un sigaro dall’aria importante e si muoveva padrone della scena, consapevole del suo ruolo di novello Philip Marlowe.
“Abbiamo ricevuto una segnalazione da parte di una coppia di turisti svizzeri che alloggiano nella pensione qui sopra, hanno sentito schiamazzi, urla e un furgone partire di corsa. Affacciatisi alla finestra hanno visto tutto quel sangue e ci hanno chiamato. Abbiamo proceduto ai rilevamenti delle tracce ematiche, nonché delle tracce del furgone, nonché abbiamo recuperato l’arma del delitto, un coltello a lama lunga abbandonato dietro ad un cassonetto, per il momento nessuna traccia del corpo.”
Il procuratore sembrava soddisfatto dell’efficienza dei suoi uomini, si tolse con fare deciso gli occhiali da sole e si voltò a guardare le impressionanti tracce di sangue che imbrattavano quell’oscuro vicolo.
“Il sangue?” chiese al suo dinamico attendente.
“Lo faremo analizzare!” rispose quello immediato.
L’ispettore Capuozzo guardò imperturbabile la lunga scia di sangue.
“Le tracce del furgone?” chiese di nuovo il procuratore.
“Le faremo analizzare!” ancora scattante e preparato.
L’ispettore fissò le tracce del furgone.
“Il coltello?”
“Lo manderemo alla scientifica per le analisi!”
L’ispettore guardò anche quello.
Il procuratore annui compiaciuto portandosi una mano al mento e assumendo un espressione grave e riflessiva.
“Sento che questo è un caso importante. Si deve trattare di qualche regolamento mafioso fra clan rivali. Roba di traffico d’armi, collusioni affaristico-mafiose, lupara bianca e così via. Me lo dice il mio istinto e il mio istinto non sbaglia mai!”
Il caposquadra annuiva deciso alle parole del magistrato
L’ispettore Capuozzo si avvicinò lento spostando lo stuzzicadenti da un lato all’altro della bocca. Solo allora il procuratore si accorse di lui. Vide la camicia spiegazzata, la pancia prominente e il consueto stuzzicadenti. Tirò fuori un lungo sospiro e alzò gli occhi al cielo.
“Capuozzo. C’è anche lei?” chiese sconsolato.
L’ispettore annuì e ancora prima che potesse aprire bocca…
“Ma dico io. Perché non si da una sistemata, cos’è quella camicia in quello stato e lo stuzzicadenti, ma quante volte glielo devo dire, lei deve darsi un tono, è un rappresentante delle istituzioni, non un personaggio da barzelletta. Ripeto deve darsi un tono e…”
L’ispettore alzò una mano a dire che aveva capito, il procuratore tacque sorpreso. Capuozzo assunse una ridicola smorfia da finto duro, si allisciò la camicia e si diresse verso una delle porte secondarie della pensione che si aprivano sul vicolo. Bussò con forza. Il procuratore e il suo caposquadra non avevano idea di cosa stesse succedendo.
Dopo alcuni istanti la porta si aprì, un mellifluo e dolciastro profumo si diffuse nel vicolo e allora l’ispettore capì che aveva ragione. Un uomo anziano dalla carnagione abbronzata e il ventre prominente comparve sulla soglia, indossava un lungo grembiule bianco e aveva uno strofinaccio sporco in mano, vide l’ispettore e muto fece un cenno col capo quasi a voler chiedere cosa volevano da lui.
L’ispettore lo guardò duro e spietato dandosi un tono. E finalmente fece la domanda rivelatrice.
“Impanato o coi peperoni?”
Per un attimo fu silenzio tutto attorno. L’uomo col grembiule spalancò incredulo la bocca, sembrava voler dire qualcosa, ma alla fine abbassò sconsolato il capo e ammise.
“Con i capperi e le olive.”
“Alla messinese” precisò l’ispettore.
L’uomo annuì consapevole della propria colpa, alzò il capo e sbottò tutto d’un fiato. “Io niente c’entro ispettore caro, quello Totò fu che mi propose la cosa e lei lo sa meglio di me che io campare devo, vero è, lei mi deve credere, minchia se l’avessi saputo, io allora, vede…”
L’ispettore alzò solenne la mano e fu di nuovo silenzio attorno a lui. Si voltò verso il procuratore. Tutti erano immobili e perplessi. Attendevano inconsapevoli fissando i folti baffi dell’ispettore. Capuozzo fissò il magistrato, si tolse lo stuzzicadenti dalla bocca e dandosi un tono cominciò.
“Quelle tracce sono del furgone di Salvatore Licata, detto Totò, pescatore di frodo della zona. Il coltello e quello che si usa per sviscerare il pesce ed è di Santuzzo il cognato di Totò. Il sangue è quello del pesce spada che hanno pescato e venduto al qui presente Domenico Carleo, titolare dell’omonima pensione con annessa trattoria, il quale come testè precisato lo sta preparando alla messinese per tutti i turisti, svizzeri compresi, che lo vogliono a ogni costo assaggiare, nonostante in questo periodo la pesca sia sospesa.”
Tutto il gruppo rimase in silenzio. Il caposquadra deglutì con forza. Il procuratore chiese incerto. “E le urla?”
Capuozzo lo guardò benevolo e aggiunse “Si è mai vista una trattativa sul pesce in cui non si urla?”
L’ispettore si voltò di nuovo verso il proprietario della trattoria, questo incrociò il suo sguardo eloquente e sornione chiese.
“Ispetto’ un assaggino?”
Capuozzo parve riflettere. La cosa non lo convinceva.
“E se no teniamo una peperonata con le melanzane e un’impepata di cozze che fanno resuscitare i morti.” aggiunse l’oste.
“Eh… un’impepata di cozze non ci starebbe male.” e così dicendo l’ispettore si avviò verso l’interno della trattoria, ma all’improvviso si fermò, si voltò verso il caposquadra e tese il braccio porgendogli lo stuzzicadenti. Il caposquadra lo guardo perplesso prendendo lo stecchino.
“E questo?” chiese.
L’ispettore alzò solenne gli occhi al cielo e aggiunse: “Fatelo analizzare!”
Quindi si voltò verso Domenico e si avviò verso l’interno.
L’impepata di cozze lo attendeva!
Igor De Amicis, avvocato, scrive di diritto per le riviste giuridiche de Il Sole 24 Ore, ha curato diverse raccolte di saggi giuridici, fra poco abbandonerà definitivamente la toga per entrare nel ruolo dei Vice-Commissari delle Polizia Penitenziaria. Per la narrativa ha pubblicato diversi racconti in antologie: Quattordici giorni a domani (Demian, 2007), Colpi di testa (Noubs, 2007), Tutto il nero d’Italia (Noubs, 2007), Borsalino – Un diavolo per cappello (Robin, 2007), La Tierra de los Caidos (Robin, 2008), Crimini di piombo (Laurum, 2009). Sono in corso di pubblicazione un suo racconto per Dario Flaccovio, e un antologia da lui curata insieme a Mauro Smocovich, dal titolo Bloody-Hell. Storie di demoni e angeli caduti (Demian)
Ha partecipato alla realizzazione del Dizionoir (Delos Books, 2006) e del Dizionoir del fumetto (Delos Books, 2008). Collabora con il portale Thrillermagazine e con la rivista Sherlock Magazine.
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