Realizzata originariamente nel 1975 per volontà di un partito socialista italiano ancora lontano dagli scandali che ne avrebbero decretato la fine vent'anni dopo, distribuita gratuitamente in 600.000 copie, con il sottotitolo In un racconto a fumetti la strategia della tensione, durante la competizione elettorale di quell'anno e stampata nuovamente nel 2010 dalla torinese Q PRESS di Giuseppe Peruzzo nella collana PAMphlet, Un fascio di bombe è considerata la prima graphic novel italiana, un'opera che segna una tappa fondamentale nell'impiego del fumetto come strumento di informazione.

Sceneggiato da Alfredo Castelli con l'aiuto di Mario Gomboli e illustrato da Milo Manara, autori allora poco più che trentenni ma oggi riconosciuti come autentici Maestri della letteratura disegnata, questo lavoro, a cui hanno collaborato anche le sorelle Giussani e Mario Uggeri, autore della copertina della prima edizione con lo pseudonimo di Ugo Gremiari, narra, con estremo realismo, la strage di Piazza Fontana, sviscerando gli eventi storici che hanno portato al grave attentato compiuto il 12 dicembre del 1969 nel centro di Milano, e cerca di ripercorrere le tappe che hanno condotto alla messa in atto del disegno eversivo identificato, in Italia, con la locuzione strategia della tensione.

In appena quarantotto pagine attraverso l’inchiesta del protagonista di fantasia del breve volume, il giornalista dell'Avanti Moretti, vengono mostrati ai lettori i tragici momenti precedenti e successivi al terribile atto terroristico.

Nelle scene salienti del libro, rese da Manara con un segno più acerbo e confuso rispetto a quello delle storie erotiche con cui si è fatto conoscere in seguito dal grande pubblico, oltre alla crudezza e all'efferatezza delle immagini relative alle esplosioni avvenute alla Banca dell'Agricoltura del capoluogo meneghino e all'Altare della Patria vengono rappresentati, la defenestrazione di Giuseppe Pinelli, l’anarchico accusato, insieme a Pietro Valpreda e Mario Merlino, di essere il responsabile delle stragi e le morti e gli arresti di cui sono state vittime una serie di innocenti la cui unica colpa era conoscere la verità o appartenere a un movimento politico di estrema sinistra.

Nonostante numerosi dettagli, come ad esempio la riproduzione a tutta pagina dell’Avanti!, rivelano trattarsi di un tomo commissionato dal partito socialista per le elezioni del '75 le pagine di Un fascio di bombe costituiscono un mirabile esempio di giornalismo grafico che si basa su documenti, articoli di giornali e dichiarazioni storicamente autentiche.

Alla luce di quanto scritto possiamo quindi affermare, senza paura di smentita, che questo volume, che dimostra la grande potenzialità del medium fumetto di veicolare messaggi politici e sociali e la sua capacità di farsi testimonianza, costituisce un documento e uno strumento d'inchiesta ancora oggi molto valido e bisogna applaudire il coraggio di autori che, trent'anni prima della sentenza della Cassazione milanese, che nel 2004 acclarò la colpevolezza dei neonazisti veneti Franco Freda e Giovanni Ventura, parlarono di un'implicazione di gruppi di matrice fascista negli attentati di Milano e Roma.