Com'è noto a tutti gli appassionati di fumetti italiani, le sorelle milanesi Angela e Luciana Giussani, creatrici di Diabolik, per descrivere ambientazioni e dare connotazioni fisiche e psicologiche ai personaggi della nota serie a fumetti si sono ispirate ai feuilleton francesi dell'inizio del secolo scorso.

Ma cosa sarebbe successo invece se, nel creare il famoso serial, le autrici avessero guardato al fumetto americano o avessero trovato il modo di conciliare le due fonti?

Cerca di rispondere a questa domanda lo speciale Dk, Io so chi non sono, stampato dalla nota casa editrice Astorina S.r.l.

Scritta da Mario Gomboli, sceneggiata da Tito Faraci, disegnata e colorata da Giuseppe Palumbo, la storia contenuta nel volumetto di 184 pagine uscito nel mese di aprile nelle edicole e nelle fumetterie italiane è ambientata infatti in una realtà alternativa dove si muovono eroi che, pur ricordando per aspetto e caratteristiche quelli delle sorelle Giussani, sono qualcosa di nuovo e di diverso.

Protagonista della vicenda narrata, dove chi la popola non è mai chiamato per nome, è un re del terrore con una cicatrice sull'occhio destro, solitario, dalle mille risorse, preparatissimo, intelligente, che bazzica zone fumose e notturne, non esita a controllare gli ambienti che lo circondano, andando a scomodare persino i topi, per salvare la pelle, e ama mascherarsi per raggiungere tesori dal valore inestimabile.

Ha come modus operandi, che lo distingue dalla sua controparte che agisce nella città stato di Clerville, quello di non lasciare testimoni in giro durante le sue missioni.

Uccide infatti le persone che lo hanno visto in faccia a sangue freddo e senza utilizzare armi da fuoco.

A lui si contrappongono un giudice, dalle fattezze di Eva Kant, a capo di un fantomatico gruppo terroristico che ha deciso di sfruttare il ladro per i suoi scopi o in alternativa di ucciderlo e un ispettore in grado, dopo aver studiato ossessivamente le sue imprese, di metterlo in grossa difficoltà.

Come nella migliore tradizione però DK, che è altro rispetto a Diabolik, riesce sempre a farla franca sfuggendo ai suoi avversari con l'aiuto di un po' di fortuna, trucchi e sofisticati mezzi tecnologici da lui progettati.

Per quanto riguarda disegni e sceneggiatura di questo racconto, diviso in otto capitoli ciascuno composto da venti pagine, non a caso la stessa foliazione degli albi americani cui l'opera fa esplicito riferimento, non si possono non elogiare Mario Gomboli e Tito Faraci, che hanno dato vita ad una storia appassionante e coinvolgente che ci mostra un Diabolik lontano dall'idea delle sorelle Giussani e molto vicino ai personaggi del fumetto statunitense e Giuseppe Palumbo, che pur avendo costruito tavole in perfetto stile d'oltreoceano non ha rinunciato ad alcuni richiami a stilemi classici della serie.

Nonostante la presenza di alcuni nei come l'abbondanza di dialoghi che rende la fruizione della narrazione pesante in alcune parti del volume e una colorazione piatta e innaturale, aspetti che mi auguro verranno migliorati se questo speciale non rimarrà un caso isolato nel panorama editoriale fumettistico italiano, bisogna comunque applaudire l'Astorina per la sua voglia di sperimentare nuove strade che si sta dimostrando estremamente positiva ed efficace nell'attirare nuovi lettori.