Chiunque ami anche solo di sfuggita la fantascienza sa che Fredric Brown è uno di quegli autori immortali impossibili da dimenticare. Troppo spesso però ci si dimentica che i grandi autori non conoscono generi né etichette, e che hanno scritto di tutto.

I romanzi gialli di Brown sono conosciuti in Italia ma troppo poco ristampati, è quindi un’ottima iniziativa quella de I Classici del Giallo Mondadori (n. 1290) di riproporre un titolo ormai quasi dimenticato dal pubblico italiano. Cinque giorni d’incubo (The Five-Day Nightmare, 1962) era un romanzo “attuale” quando apparve per la prima volta nelle edicole italiane nel 1963 – n. 748 della collana madre Il Giallo Mondadori. Da allora ne sono passati di anni (49, per l’esattezza) eppure lo stile inconfondibile dello scrittore di Cincinnati non ha perso né smalto né mordente.

Come spesso Brown ci ha abituato, la storia inizia con un protagonista che si ritrova in una situazione difficile e – insieme al lettore – dovrà studiare ed escogitare una qualche soluzione, possibilmente sorprendente.

Lloyd Johnson è appunto questo protagonista, io narrante che un bel giorno torna a casa e invece della moglie trova un foglio incastrato nella macchina da scrivere: «Se vuoi rivedere tua moglie viva, hai cinque giorni per raccogliere venticinquemila dollari in banconote non superiori ai cento dollari, e non contrassegnate» e via dicendo, con istruzioni precise. Lloyd è pietrificato: cosa fare ora?

Inizia un’analisi lucida e razionale non solo della situazione, ma di tutto il mondo dei rapimenti, visto dal punto di vista tanto delle vittime quanto dei carnefici. Lloyd – Giustiziere della notte ante litteram – arriva a procurarsi un’arma e ad instaurare con essa un rapporto simile a quello che, dieci anni dopo, avrà il celebre personaggio di Brian Garfield.

Con l’aiuto delle vittime di precedenti rapimenti e del proprio socio in affari, Lloyd vivrà ogni possibile conseguenza della “storia di rapimento”, e Brown gli prepara un finale con i fiocchi...

Il tutto nel linguaggio fluido e saldo della traduzione curata da uno dei capisaldi della Mondadori: Laura Grimaldi.

Va sottolineato come Il Giallo Mondadori sia da sempre stata attento ai romanzi di uno scrittore che negli anni Trenta integrava il magro salario scrivendo racconti per le riviste pulp, vera fucina di autori leggendari. Sin dal ciclo di romanzi con protagonista gli investigatori Ed e Am Hunter fino ai più celebri romanzi gialli come La statua che urla (The Screaming Mimi, 1949, divenuto film nel 1958 ed utilizzato non ufficialmente nel 1970 per la sceneggiatura de L’uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento), la collana mondadoriana ha curato la distribuzione italiana di quasi tutta l’opera “in giallo” del celebre scrittore.

Cinque giorni d’incubo segna quasi il punto d’arrivo della produzione di questo genere: dopo un ultimo episodio del ciclo di Ed e Am Hunter (l’inedito Mrs. Murphy’s Underpants, 1963) Brown smette di produrre narrativa gialla, dopo trent’anni di onorata carriera. Bisognerà aspettare gli anni Ottanta quando, a mo’ di omaggio postumo, una serie di antologie curate da Dennis McMillan ripropone in patria il meglio della produzione anni Trenta dell’autore apparsa su riviste di genere.

In attesa che anche in Italia venga riscoperta l’anima pulp di Fredric Brown, non resta che gustarci questo suo ultimo gioiello regalato al genere.