L'incubo di Rod Britten… 

Quando si dice le combinazioni. Avevo appena finito di leggere Mirage di Howard Fast, Polillo 2010, praticamente la storia del contabile scapolo David Stillman colpito da amnesia in quel di Manhattam, che ho incominciato la lettura di Ho ucciso mia nonna? di Fredric Brown, Mondadori 2010, in cui all'agente pubblicitario Roderick Tuttle Britten (Rod) capita lo stesso, fastidiosissimo inconveniente. Per di più con il dubbio angoscioso di avere ucciso la propria nonna Pauline Tuttle con un colpo di pistola che non è stata ritrovata. In effetti il dottor Vincent R. Henderson lo ha visto attraverso il cannocchiale la notte del delitto come sconvolto e stordito e lui stesso si ricorda di una donna morta e poi… poi più niente.

Da qui incomincia la ricerca affannosa della verità, del ricordo attraverso i contatti e i colloqui con la ex moglie Robin, l'ex fidanzata Vangy, il fratellastro Archer, l'investigatore Walter Smith, il datore di lavoro, il dottore sopraccitato. Domande su domande, dubbi che si intersecano e si accavallano, scoperte paralizzanti (sua madre finita in manicomio) con il passato che entra devastante nel presente. Tassello dopo tassello, sforzo dopo sforzo l'affiorare di una "grande idea" che gli era balenata in testa da sbronzo prima del delitto. Alla fine la luce  "E seppi anche per quale emozione avevo perduto la memoria ed era stato un colpo mille volte peggiore che trovare il cadavere della nonna". Un viaggio a tratti allucinante nella mente di un uomo.

In I segreti del giallo il bell'articolo Richard Stark: ritorno alle origini di Romano De Marco. Un omaggio doveroso alla splendida figura di Donald E. Westlake (1993/2008) e ai suoi altrettanto splendidi personaggi: Parker, "rapinatore professionista freddo e disincantato" e Alan Grofield, "attore per vocazione e ladro per necessità". Citato pure Dortmunder e dunque l'ironia e l'autoironia di un autore considerato da Stephen King "il più grande fra i grandi".