Ho letto con sorprendente avidità questo romanzo di Remo Bassini, Bastardo posto. Un oscuro malessere attraversa il libro, è l’oscuro malessere della provincia così ben rappresentata, un bastardo posto mai descritto, ma respirato a pieni polmoni.

Ho provato questa sensazione leggendolo e mi sono abbandonato all’ascolto. Per questa ragione provo a pensarlo così l’autore, uno che ascolta prima di raccontare, che vive la scrittura non come una forma di nevrosi quotidiana, ma un flusso che scorre nel sangue, sottopelle, anzi una seconda pelle, anima, essenza.

Ho tratto queste conclusioni leggendo Bastardo posto, un libro che sorprende e fa pensare, come il suo autore.

Remo Bassini viene da una esperienza di vita degna grande rispetto. Ora come mestiere si guadagna da vivere facendo il direttore di una testata giornalistica di provincia, ma prima di approdare nel mondo del giornalismo si è guadagnato pane e toma facendo il portiere di notte, l’operaio turnista in fabbrica e il delegato sindacale.

Ecco che da questa sorprendente vita vissuta emerge l’occhio vigile sul microcosmo intorno che si trasforma in scrittura, una lingua sempre attenta a non cadere nel banale, nello scontato, nel superfluo.

Così è il protagonista di questo libro, Paolo Limara, un giornalista di provincia, uno sguardo cinico verso il mondo, che vive un’ esistenza tormentata, con ambizioni di carriera. Poi la morte di Marina Castori in circostanze misteriose, una morte che il giornalista vuole a tutti i costi chiarire per una sete di giustizia e un insopprimibile bisogno di verità. Queste sono le ragioni di facciata, in realtà Limara vuole soltanto riscattare se stesso.

Il protagonista viene messo a nudo in tutta la sua meschinità in questo percorso che si muove alla ricerca del vero, in una provincia che appare in tutte le sue forme attraverso le voci dei personaggi che rispecchiano le voci della provincia italiana in tutti i suoi aspetti.

La letteratura ha bisogno di storie vere, profonde, il mondo ne ha bisogno. Remo Bassini sa raccontarle. Per questo invito a leggere il libro, oltre che un bel libro è prima di tutto una storia, una bella storia, uno spaccato di provincia a trecentosessanta gradi che non lascia indietro nulla.