"Perché Leda è un gioellino" ripete a mo’ di mantra Amanzio Rastelli (Remo Girone in un personaggio ispirato all’ex patron della Parmalat Calisto Tanzi), ma siccome sappiamo come sono andate a finire le cose, sappiamo pure che il gioiellino tale non era.

Domanda: quali erano le intenzioni di Andrea Molaioli (La ragazza del lago) nell’accostarsi con Il gioiellino a una vicenda, quella del crac Parmalat, che ha ripulito le tasche di migliaia di persone? Forse il tentativo di un cinema “sociale” capace di leggere lì dove la nuda cronaca non arriva, magari assieme al ritratto di una certa imprenditoria senza scrupoli?

Se così fosse ci sarebbe di che esserne lieti, ma così non è. Peccato, anzi, peccato mortale per un film dove è così evidente la mancanza, e nel film di Modaioli ce ne è fin troppa, di una giusta quota di indignazione verso i fatti, il che non necessariamente sarebbe dovuto passare attraverso un ritratto luciferino di questo o quello.

Invece Il gioiellino preferisce la navigazione sottocosta per di più senza cerchiobottismo, il che avrebbe indicato perlomeno una scelta. Molto semplicemente è dato di assistere ad una rappresentazione fin troppo “buonista” di un duo che viene così consegnato ad una sorta di limbo che ne sospende il giudizio visto che Rastelli in fin dei conti è descritto come un buon diavolo animato da buone intenzioni e che se sbaglia lo fa soltanto perché mal consigliato, mentre l’altra sua metà, Ernesto Botta (ispirato al vero ragioniere della Parmalat, Fausto Tonna) cui dà il volto ingrugnato Toni Servillo, per quanto riesca a ritagliarsi dalla storia fette di pura cattiveria, finisce con l’autoassolversi visto che in fin dei conti non fa altro che tentare di salvare la baracca messa alle strette da altri.

Aggiungiamoci pure che per la prima volta Servillo sembra a tratti un pesce fuor d’acqua, una tresca tra Botta e la nipote del patron che appare quanto mai estranea alla vicenda, e il cerchio si chiude (malamente…).

Magari il tema era pane per i denti di un Petri (Elio) o di un Rosi (Francesco).