Perseverare è diabolico, vuole l’antico adagio, ma visto che si parla di fantasmi e di morti forse il continuare a proporre un’idea già vista è in linea con temi diabolici. Gli sceneggiatori del film Half Light (2006) con Demi Moore forse non erano consapevoli di star partecipando ad una grande rassegna di film dall’identico soggetto - come sa chi segue questa rubrica - ma anche se l’avessero saputo forse la cosa non li avrebbe fermati: perché quando uno scrittore si isola per scrivere un nuovo libro, il risultato è sempre un plagio...

        

Rachel Carlson (Demi Moore) è una scrittrice di successo i cui romanzi sono tutti pluripremiati. Il suo Touched ha ottenuto l’Oxford Opus Award for Literature, mentre sia The Darkening Seas che The Scream Thef hanno vinto il prestigioso CWA Gold Dagger for Fiction (premio attribuito dall’Associazione Scrittori Gialli). Inoltre, il suo recente Dreamers Awake è al primo posto in classifica: «Thriller superbo che vi terrà col fiato sospeso fino alla fine», è il giudizio di un recensore.

«No laptop for Rachel» recita un articolo di giornale: l’autrice infatti è nota per rifiutarsi di utilizzare un computer e di preferire la cara vecchia macchina da scrivere: dispiace per gli impiegati del suo editore, che dovranno ribattere al PC ogni suo libro.

Il marito di Rachel è anche lui scrittore, ma soffre della “Sindrome di Tabitha King”, secondo le sue parole, la moglie scrittrice di Stephen King il cui talento è ovviamente offuscato dalla fama del marito. Per quanto si impegni, il marito di Rachel vivrà sempre all’ombra della notorietà della consorte: il suo romanzo ha collezionato molti rifiuti, l’ultimo dei quali recita «Non abbastanza misterioso per essere un mystery, troppo poca tensione per un thriller».

Rachel ha appena firmato un contratto di quattro milioni di sterline, quindi sembra davvero che stia vivendo un sogno... finché non arriva il risveglio: mentre giocava, il suo bambino annega in un fiume, e tutto il mondo di Rachel Carlson va in pezzi.

           

Come si fa a scrivere con la morte nel cuore? Abitando poi nella casa dove è morto il proprio figlio?

La scrittrice si trasferisce così in una casa isolata in un posto solitario: Ingonish Cove. «Fuori mano, tranquillo: non c’è nessuno nel raggio di miglia»: le parole della sensale dovrebbero evocare alla mente decine di film horror che iniziano allo stesso modo, invece convincono la Carlson, che molla tutto e va a finire il suo romanzo su una brulla scogliera sperduta del Galles del nord. «Se non scrivo qui, non scrivo da nessuna parte» è l’incredibile commento.

Chi segue questa rubrica sa già che cosa succederà: quando una scrittrice si isola in una casa di campagna in cerca di ispirazione, succede sempre la stessa cosa... incontra un fantasma. Non passa molto che la Carlson comincia a vedere il fantasma di suo figlio, ma non è un’apparizione innocua: il bambino vuole trascinarla via con lui nell’oblio.

Ma per fortuna c’è un ragazzo del posto, il guardiano del faro, che compete con la donna per quanto riguarda la vita solitaria.

«Io scrivo perché... non funziono molto bene come essere umano, se smetto di farlo»: con frasi del genere va avanti stancamente la trama finché non succede quello che succede sempre, nelle storie che seguono questo soggetto: i fantasmi prendono il controllo della realtà e il romanzo della vita diventa terribilmente pericoloso.

         

Nel tentativo di discostarsi dal tema letterario, forse per cercare di non fare un film proprio uguale a tutti i titoli precedenti sull’argomento, i creatori tirano fuori un thriller fiacco: Half Light, con i suoi colpi di scena finto-hitchcockiani, è assolutamente dimenticabile e si salvano solo le sequenze “letterarie”.

Una di queste consiste nel delizioso gioco compiuto dal regista-sceneggiatore australiano Craig Rosenberg, notoriamente grande appassionato del football del suo Paese.

All’inizio del film viene mostrata la classifica dei bestseller con la Carlson in cima... ma chi sono gli altri autori citati?

Per non scomodare veri scrittori - che magari non avrebbero gradito essere presentati come inferiori alla Carlson - si è pensato quindi di creare degli pseudobiblia assolutamente imperdibili.

In seconda posizione troviamo Where is Helen d’Amico di Kevin Bartlett («Una ragazza scompare nella metropolitana di Londra» è la trametta). Bartlett è un giocatore di football australiano che si conquistò una certa fama fra gli anni Sessanta e Ottanta. Proprio nel 1982 una importante finale rimase famosa per essere stata interrotta da una streaker, una donna che scese in campo nuda: il suo nome? Ovvio, Helen d’Amico.

In terza posizione c’è Roach’s Screamer di Tom Hafey («Paura e raccapriccio in un piccolo villaggio»). Anche qui siamo nel campo del football australiano: Hafey ha giocato fra il 1954 e il ’58 per poi iniziare una lunga e apprezzata carriera di allenatore. Michael Roach era uno dei suoi giocatori... a cui lui appunto “gridava”.

In quarta posizione abbiamo Ron and Pam go to Oakley di Jon Trende («La visita di alcuni amici si trasforma in un incubo»). Stavolta cambiamo sport: Trende è un motociclista australiano, mentre Oakley si trova nell’Australia occidentale.

Non è chiaro chi siano i falsi autori dei seguenti pseudobiblia - The House of Okun di Nathan Sable («La casa che prese vita»); Las Palmas Hotel di Brandon Camp («Una famigliola si ritrova in un hotel della paura») e Embrace the Fled di Rodney Brott - ma è plausibile che siano tutti connazionali del regista.