Inizia con questo articolo un breve viaggio nella letteratura gialla che ha strizzato l’occhio al gioco degli pseudobiblia. Verranno citati romanzi anche molto diversi fra loro, e non sempre dichiaratamente “gialli”: ma visto che sono stati raccolti in collane dedicate al giallo di varie case editrici (Mondadori, Garden, Newton, etc.) si è scelto di accomunarli.

Lo scrittore britannico Edgar Wallace, prolifico autore di innumerevoli storie tra giallo e spionaggio, ha al suo attivo un gustoso pseudobiblion che... vale molto più di quanto si possa immaginare! Nel 1921 Wallace scrive il romanzo breve “Il Libro di ogni potere” (The Book of All Power), che in Italia conoscerà una fioritura di titoli alternativi come “Il libro del demonio” o “Il libro della potenza” o addirittura “La vendetta di Bulba”, a seconda della casa editrice che l’ha ristampato.

La storia, decisamente confusionaria, si svolge fra il 1910 e 1919 tra Londra e l’Unione Sovietica in piena Rivoluzione, scenario complesso e problematico in cui si muovono i vari protagonisti del romanzo. Tra questi c’è Israel Kensky (dato il nome, c’è bisogno di specificare l’origine ebraica?), un celebre rilegatore londinese amico di lunga data della granduchessa russa, ma che ha anche una figlia ribelle che provocherà non pochi guai. Kensky lavora sodo su un «grande libro», come lo definisce. «Un libro dalle splendide pagine legate in acciaio. [...] Il Libro di ogni potere.» Durante tutto il romanzo verrà più volte velocemente citato questo libro senza mai dare alcuna precisa indicazione: si sa solo che tutti lo vogliono, «dal granduca nel suo splendido palazzo al moujik nella sua stamberga. Tutti vogliono il mio bel libriccino!» afferma Kensky.

Il Libro di Ogni Potere
Il Libro di Ogni Potere
«Il vecchio Israel Kensky è un uomo strano - dicono in molti. - La gente gli attribuisce ogni sorta di potere che, naturalmente, non possiede. Credono che sia uno stregone, che possa ottenere dagli altri quello che vuole. Dicono le cose più tremende delle cerimonie religiose che egli presiede.» Che quindi questo fantomatico Libro sia un testo di magia? Quando un altro personaggio lo ha per le mani così lo descrive: «Era un volume pesante, rilegato solidamente e sigillato da due lucchetti di rame. La copertina era in vitello giallo e, stampata in oro, portava la seguente iscrizione in caratteri cirillici: “IL LIBRO DI OGNI POTERE: Qui è la magia del potere e le parole e i simboli che aprono i cuori sigillati degli uomini trasformando in acqua il loro orgoglioso volere.”»

Sembra che ci troviamo davanti dunque ad un testo esoterico, forse addirittura demoniaco. «Non dubito, vostra altezza - dice un arcivescovo - che il libro di Kensky sia identico a un certo volume sul culto del diavolo che il beato San Basilio denunciò pubblicamente e maledisse. Si trattava di un libro ispirato da Satana e conteneva le regole esatte per legare in terrena e immortale obbedienza l’anima di chiunque si volesse, distruggendo in questa vita la possibilità di felicità e nella prossima la salvezza dell’anima.»

Va però specificato che durante tutta la storia il Libro è una semplice comparsa, quasi un elemento scenografico del romanzo: chi lo cerca in realtà non sembra poi così determinato a trovarlo. Però il lettore procede imperterrito nella lettura sperando di scoprire cosa diavolo (è il caso di dirlo!) sia questo Libro. La risposta arriverà nelle righe finali del romanzo: «Lei prese il libro dalle sue mani, curiosa e aprì la copertina spezzata. Non riusciva a credere ai suoi occhi... E girò in fretta le altre pagine. Ogni pagina era un biglietto della Banca d’Inghilterra del valore di mille sterline.»

Niente magia o satanismo, quindi, per il “Libro di ogni potere”, il quale altro non è che un semplicissimo quanto praticissimo salvadanaio!

 

Non possiamo congedarci da Edgar Wallace senza citare brevemente un altro suo delizioso gioco letterario. È del 1916 il romanzo “Il mistero della candela ritorta” (The Clue of the Twisted Candle) che ruota intorno

a John Lexman, uno scrittore di gialli con relative citazioni di titoli di suoi romanzi. «La strada che portava da Beston Tracey a Little Beston era associata nella sua mente ad alcune delle situazioni più geniali dei suoi romanzi. Lì infatti aveva concepito “Il Mistero Tilbury”. Tra la stazione e la sua casa aveva inventato la trama che aveva reso “Gregory Standish” il romanzo giallo più popolare dell’anno.»

Tutta la storia si svolge sulla ricerca dell’ispirazione giusta e della buona stesura del nuovo romanzo dello scrittore protagonista, finché nelle ultime righe non gli viene fatto notare: «A proposito, signor Lexman. Io non credo che scriverei mai un romanzo intitolato “Il mistero della candela ritorta”, se fossi in voi.» Al che il protagonista, scuotendo la testa, risponde: «Non sarà mai scritto, almeno da me!» Infatti non sarà John Lexman a scrivere il suddetto titolo, bensì Wallace stesso, con all’interno John Lexman... in un gustoso divertissement letterario che l’autore britannico ha voluto concedersi.

Nel 1932 Anthony Barkeley Cox usa lo pseudonimo di Francis Iles per pubblicare Before the Fact; solo dopo quasi settant’anni il romanzo arriva in Italia, con il titolo “Il sospetto” (I Classici del Giallo Mondadori n. 355) per far capire che la storia venne usata dal regista Alfred Hitchcock per il film omonimo del 1941.

Dal film "Il sospetto"
Dal film "Il sospetto"
Lina, la protagonista, è molto amica di Isobel Sedbusk, affermata autrice di romanzi gialli che ama discutere dei vari modi di uccidere impunemente una persona. Questi discorsi non piacciono molto a Lina, visto poi che ha il terribile “sospetto” di aver sposato un omicida.

«Io credo nella dignità dell’omicidio - afferma la Sedbusk - e non trovo giusto che la legge lo condanni». Nell’ultimo libro pubblicato dalla donna, “La morte ha il cuore caldo”, la scrittrice espone la teoria secondo cui un assassino porti scritto in volto la sua essenza malvagia. Nel film di Hitchcock il titolo del libro viene cambiato: diventa infatti Murder on the Footbridge (Omicidio sulla passerella) per adattarsi alle esigenze della storia, molto diversa da quella del romanzo.

Per la prima volta in questa rubrica verranno citati degli pseudobiblia non letterari bensì presenti in una trasmissione televisiva!

Nel 1982 va in onda un episodio doppio (9x08-9) del telefilm “I Jefferson” dal titolo “Death Smiles on a Dry Cleaner” (che si può tradurre con “La morte sorride a un lavandaio”, visto che il protagonista è un ricco impresario di lavanderie): in questo c'è una deliziosa produzione di pseudobiblia in giallo.

Per il compleanno di George Jefferson, conoscendo la sua passione per i romanzi gialli i suoi amici gli regalano alcuni titoli: “Assassinio nelle catacombe”, “Appuntamento con la morte” e “Il capitano portava il reggicalze”, giallo classico di Edgar Thornton. Purtroppo George li ha già letti tutti e, con il suo solito savoir faire, getta i romanzi nel cestino...

Il regalo migliore arriverà da sua moglie Louise, che gli ha organizzato una crociera speciale: un viaggio intorno ai Caraibi con la “Nave del Giallo”. A bordo, infatti, durante il viaggio il capitano e i suoi uomini proporranno ai viaggiatori un finto delitto che questi, studiando gli indizi lasciati appositamente, dovranno analizzare ed individuarne il colpevole.

Non finisce qui: fra i passeggeri, infatti, ci saranno alcuni notissimi nomi nel campo del giallo, scrittori che si misureranno col finto delitto proposto dal capitano.  C’è il già citato Edgar Thornton, autore di “Trucchetti in Campidoglio”; c’è Andrew Derek; Mac Steel, autore di romanzi d’azione, ed Audrey Bloom: ovviamente tutti autori inesistenti! Per non sfigurare, George si finge anche lui autore di gialli, e ad ognuno che incontra cita un proprio romanzo pubblicato: “Il morto con la camicia inamidata”, “Insieme alle nove, morti alle cinque” e “Macchie di sangue? Non c’è problema!”.

Il delitto falso creato ad hoc dal capitano non darà i frutti sperati: mentre la baldanza di George manderà in fumo la messinscena, uno degli scrittori ospiti della crociera cadrà a terra morto, dando vita ad una vera indagine. Niente paura: in realtà anche questa era una trovata del capitano, e fra tutti gli autori gialli di consumata esperienza sarà proprio, paradossalmente, George a risolvere il caso!