Avvalendosi del libro di Stephen Rebello [Come Hitchcock ha realizzato Psycho, 1990; Il Castoro Cinema 1999, 2008] e della sceneggiatura di John J. McLaughlin [autore de Il Cigno Nero e dell’imminente Parker, tratto dai romanzi di Richard Stark], Sacha Gervasi [regista esordiente] ha quindi iniziato il suo personale viaggio di ricerca, perlustrando gli archivi alla caccia di tutto ciò che potesse fornirgli informazioni sul rapporto fra Alfred Hitchcock e Alma Reville, usando l’intuito quando non aveva a disposizione dati oggettivi. Hitchcock aveva fornito alcune indicazioni sulla sua vita privata, ma i suoi film traboccavano di emozioni talmente umane, quali la gelosia, il sospetto, l’invidia e il desiderio, che non c’è dubbio che la sua psicologia fosse ben più complessa di quel che voleva dare ad intendere. Lui stesso una volta affermò: «I film dovrebbero essere più forti della ragione». Gervasi ha cercato lo stesso approccio originale per comprendere il lato umano del regista.

«Ancora non sappiamo molto di Hitchcock», osserva Gervasi. «Era riuscito a creare un personaggio di se stesso assai articolato, buffo, dall’umorismo asciutto, e non rivelava mai nulla del suo vero io. Era incredibilmente costruito. Non lasciava trapelare nulla, quindi mi intrigava l’idea di riuscire a fare un film sulle emozioni di una persona che non tradiva mai le sue».

         

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