Due protagonisti, Mikael Blomqvist e Lisbeth Salander, intensi, originali, capaci – mi riferisco a Lisbeth, in particolare, una delle più riuscite personalità letterarie degli ultimi anni – di imprimersi in quella preziosa ma selezionata galleria di immagini che il lettore riserva solo ai personaggi davvero memorabili. Infine la Marsilio, la casa editrice veneta che ha venduto milioni di copie ed è stata, in Italia, soggetto di questo fenomeno non solo letterario. Con Jacopo De Michelis, direttore editoriale della narrativa Marsilio, abbiamo tentato di analizzare più da vicino i meccanismi che stanno alla base di un caso editoriale.

Partiamo subito dal titolo della rubrica. Quali sono i ferri del mestiere per riconoscere un potenziale caso editoriale, come quello di Larsson? Al di là della componente della fortuna, della risposta in parte imprevedibile del pubblico, esistono dei punti fermi?

In una recente intervista Gian Arturo Ferrari di Mondadori ha parlato della differenza tra i best-seller (libri da cento-duecentomila copie vendute) e i mega-seller (quei libri che raggiungono o addirittura superano il milione di copie). Mentre i primi si possono in una certa misura costruire e programmare, i secondi no, sono sostanzialmente imprevedibili e di conseguenza molto più “democratici” di quel che si pensa: per quanto capitino più spesso ai grossi editori, non è così raro che se li aggiudichino i medio-piccoli – basti pensare ad alcuni dei più clamorosi casi editoriali degli ultimi anni, la Millennium Trilogy di Stieg Larsson appunto, pubblicata da noi, la saga di Twilight edita da Fazi, L’eleganza del riccio uscito per e/o.

Jacopo De Michelis
Jacopo De Michelis
Detto questo, Marsilio ha deciso di puntare sul giallo scandinavo, e svedese in particolare, più di dieci anni fa, cominciando a pubblicare le indagini del commissario Wallander di Henning Mankell, e da allora, grazie soprattutto alla nostra editor di narrativa straniera Francesca Varotto, abbiamo lavorato su questo filone con grande tenacia e impegno, per cui non si può dire che Larsson sia frutto soltanto del caso o di fortuna.

Quanto ai ferri del mestiere, resta fondamentale “il fiuto”, la capacità istintiva di intuire le qualità e le potenzialità di un testo.

L’impianto narrativo dei tre libri della trilogia Millenium prevede una trama principale (che tocca tematiche scottanti, come quella dei servizi segreti deviati, degli abusi di potere, della corruzione) attorno alla quale si snodano vicende secondarie. Al di sopra di tutto, però, si riscontra una grande attenzione per i personaggi, messi a fuoco con modalità descrittive, d’azione e con garbati accenni d’introspezione. I personaggi principali si distinguono dagli stereotipi dei libri gialli: Mikael Blomkvist non ha nessuna ossessione particolare, Lisbeth Salander è un modello inedito anti-femminile ma con una potenza seduttiva che travalica i sessi. La costruzione dei protagonisti quanto ha contribuito al consenso dei lettori?

Credo che la caratterizzazione dei personaggi principali della Trilogia – la straordinaria Lisbeth Salander in particolare - sia uno dei fattori fondamentali del successo di Larsson.

Vivi, veri, pieni di energia, complessi e sfaccettati, si imprimono a fondo nella mente e nel cuore dei lettori, dopo un po’ che si legge sembra di conoscerli davvero e non si vorrebbe più smettere di seguirne le avventure e le vicissitudini. Se poi pensiamo che Lisbeth è modellata esplicitamente sul più fortunato e amato personaggio dell’intera storia della narrativa svedese, ovvero Pippi Calzelunghe, ci avviciniamo forse a uno dei segreti dell’incredibile successo della Millennium Trilogy: Larsson è riuscito a infondere in Lisbeth la stessa scintilla, quella verve, quella carica eversiva e anarchica, che hanno fatto amare così tanto Pippi Calzelunghe a generazioni di lettori in tutto il mondo.

Se tu dovessi definire in pochissime parole lo stile narrativo della Trilogia Millennium, cosa diresti?

É narrativa popolare al più alto livello, l’equivalente attuale più vicino al feuilleton ottocentesco. Larsson è il vero Balzac dei nostri tempi.

Quantifichiamo: in Italia, quante copie sono state vendute per ogni singolo volume? E nel mondo? É vero che la Francia è il paese più colpito dalla Millenium-mania?

Difficile dare cifre precise, visto il ritmo turbinoso a cui continuano ad aumentare – soprattutto ora che, con la pubblicazione de La ragazza che giocava con il fuoco pochi giorni fa, Larsson sta definitivamente esplodendo anche negli USA – comunque qui in Italia abbiamo superato un milione e ottocentomila copie vendute della Trilogia, e nel mondo dovremmo aver raggiunto i quindici milioni di copie. Il successo in Francia è stato probabilmente il punto di svolta della fortuna editoriale di Larsson, che ormai non conosce più confini (è in corso di traduzione in oltre quaranta paesi).

Lo scrittore francese Guillaume Lebeau ha pubblicato un libro dedicato al mistero di un ipotetico quarto volume (Le Mystère du Quatrième Manuscrit: enquête au coeur de la série Millénium, edito da Les Éditions Du Toucan, poi tradotto in Italia da Vallardi). Il volume sarebbe pronto per la pubblicazione ma probabilmente sono le vicissitudini legate all’eredità ad ostacolarne l’uscita. Possiamo cominciare ad aspettare?

La vicenda è un giallo degno dei romanzi di Larsson, e ha ancora contorni poco chiari, comunque questi sono i punti fermi: per quanto finora l’unica persona che abbia chiaramente affermato di averlo visto con i propri occhi sia la compagna di Larsson Eva Gabrielsson, in lite per questioni ereditarie con il padre e il fratello dello scrittore, il dattiloscritto dovrebbe effettivamente esistere, anche se incompleto (si parla di 2-300 pagine), e non sarebbe il quarto volume della serie di dieci progettata da Larsson prima della morte, bensì il quinto.

Stieg Larsson
Stieg Larsson
L’unica cosa su cui i contendenti per l’eredità finora si sono trovati d’accordo è che il dattiloscritto non deve essere pubblicato, per cui la sua uscita non è imminente, anche se io personalmente dubito che un testo del genere possa rimanere per sempre inedito.

Ruota molto mistero attorno al decesso di Larsson, morto di attacco cardiaco a soli 50 anni. Qualcuno ha parlato di beffa del destino, perché l’autore è morto esattamente come il suo personaggio Hakan Morander (La regina dei castelli di carta). Il 9 novembre 2004 era guasto l’ascensore del palazzo di Stoccolma dove aveva sede la rivista di Larsson, «Expo», così l’autore ha fatto di corsa i sette piani di scale per arrivare in redazione e, appena entrato, il suo cuore non ce l’ha fatta. Pensi che ci siano state speculazioni su questa fine “romanzesca”?  

Sicuramente la tragica e prematura fine di Larsson, morto d’infarto alla vigilia della pubblicazione di Uomini che odiano le donne in Svezia, e che dunque non ha potuto godere minimamente dell’enorme successo dei suoi romanzi, ha in qualche misura contribuito ha creare il suo mito, ma non credo abbia avuto un ruolo minimamente decisivo nel successo della Millennium Trilogy. Pensa che ancora oggi ci capita che qualche giornalista ci chieda di poter intervistare Stieg Larsson!

Il passaggio dal libro al film è un’operazione delicata che spesso lascia scontento il fruitore finale. Cosa ne pensi della trasposizione cinematografica di Uomini che odiano le donne?

Penso che sia una buona trasposizione del romanzo, compito non facile data la mole del testo da ridurre per lo schermo, e che soprattutto sia riuscitissimo il personaggio di Lisbeth grazie alla intensa interpretazione di Noomi Rapace.

In una precedente intervista hai dichiarato, a proposito del lavoro di selezione dei libri da pubblicare: «La parte più difficile del nostro lavoro a dire il vero è la scelta dei titoli da pubblicare. Lì la linea di confine tra prendere un granchio colossale e fare un colpo clamoroso è così sottile da risultare impalpabile, e regolarmente ci ritroviamo preda di dubbi amletici. Spesso è questione di fiuto, di intuizione, di una scintilla scoccata durante la lettura.» Non ti è mai capitato di esserti pentito per esserti sbagliato, in questa linea di confine, per un titolo non “afferrato” o, viceversa, per un autore promosso? 

Certo, mi è capitato. Io dico spesso che in questo lavoro l’importante non è non sbagliare mai – cosa che ritengo peraltro impossibile – ma è ogni tanto azzeccarla. E per fortuna noi ultimamente la azzecchiamo con una certa regolarità!

 

La scuola del giallo svedese è una delle più importanti e vitali a livello europeo e forse mondiale, e Marsilio è ormai diventata in Italia la casa editrice di riferimento. La collana Le Farfalle vanta un catalogo ricco di altri nomi scandinavi come Henning Mankell (autore della  celeberrima serie del commissario Wallander),  Leif GW Persson Liza Marklund, Ǻsa Larsson, John Ajvide Lindqvist eccetera. Quali sono le peculiarità della scuola svedese?

Un nostro autore, Arne Dahl, tempo fa durante un incontro ha detto: “É estremamente stimolante scrivere di un paradiso che cade a pezzi”. Si riferiva al welfare state svedese, e una delle principali caratteristiche della scuola svedese è proprio lo sguardo lucido e penetrante sulla società, la capacità di analisi e denuncia sociale, che fa riferimento sì alla Svezia, ma sviscera problemi comuni a tutte le società moderne, che lì in un certo senso si manifestano in maniera più limpida ed evidente.

Oltre a ciò, la capacità di costruire trame avvincenti degne dei thriller americani, ma con un ritmo più pacato e un maggiore approfondimento psicologico dei personaggi di stampo tutto europeo.

Ci anticipi qualche prossima uscita de Le Farfalle?

In novembre pubblicheremo un nuovo romanzo di Liza Marklund, Il testamento di Nobel. Quanto all’anno prossimo, in gennaio uscirà La principessa di ghiaccio, primo romanzo di Camilla Lackberg, la più seria candidata all’ambito titolo di erede di Stieg Larsson, negli ultimi mesi ai vertici di molte classifiche europee tra cui Francia e Spagna; e in autunno un vero e proprio evento: dopo dieci anni dalla sua interruzione, pubblicheremo un nuovo romanzo della serie di Wallander di Henning Mankell. Questa volta, a detta dell’autore, davvero e definitivamente l’ultima indagine di uno dei più famosi e importanti detective della narrativa poliziesca contemporanea, ora celebrato anche da una fiction televisiva prodotta dalla BBC con Kenneth Branagh nel ruolo del protagonista (in Italia, i primi tre episodi sono andati in onda questo giugno su Sky, altri tre sono in preparazione). Per passare agli italiani, qualche piacevole sorpresa potrebbe venirci da L’ombra del falco, esordio nel thriller di Pierluigi Porazzi che uscirà a febbraio 2010 e di cui sto curando l’editing proprio in questi giorni.