In questi giorni è disponibile nelle edicole italiane la prima rivista di criminologia dalle firme prestigiose pensata per il grande pubblico: Crime & Scienza.

Abbiamo chiesto al suo direttore, Jacopo Loredan, di presentarla ai nostri lettori.

           

Partiamo dall’inizio: come nasce l’idea di portare finalmente la criminologia dai testi specialistici ad un formato adatto per il grande pubblico?

Be’, per cominciare è stato subito chiaro che il grande pubblico, a partire da quello televisivo, si  appassiona sempre più a questo tema, mentre finora mancava un periodico che venisse incontro all’esigenza dei lettori. Poi, devo confessare, mi ha mosso la passione per la cronaca, sale della professione giornalistica, e la tradizione di divulgazione della nostra casa editrice che, non per niente, è anche quella di Focus.

             

Come dosi gli ingredenti della rivista? Dai più spazio alla cronaca nera, che magari richiama di più, o all’approfondimento, che invece è più raro e più prezioso?

Il cocktail è delicato. Ma credo che, sia nel caso della cronaca propriamente detta sia nel caso degli approfondimenti scientifici, al centro di tutto ci sia la capacità di appassionare chi legge. Senza ricorrere a trucchetti da circo o effettacci, ma con un serio lavoro di ricerca accompagnato da una scrittura il più possibile brillante e chiara.

            

Romanzi, cinema e TV ormai si sono appropriati di molti temi specialistici se non proprio di veri casi di cronaca: la rivista si occuperà anche di questi media?

Certamente sì. Già ci sono servizi su questo tema nel primo numero di Crime, ma a partire dalla prossima uscita aumenteremo senz’altro la nostra attenzione.

                      

Già dal sommario del primo numero di Crime & Scienza salta agli occhi un particolare: la grande autorevolezza delle firme coinvolte nel progetto. Hai avuto problemi ad aggiudicarti nomi così illustri?

Devo dire di no... Massimo Picozzi, che è stato il primo esperto da me interpellato, ha risposto subito con grandissimo entusiasmo. E, grazie anche al suo aiuto, convincere gli altri illustri collaboratori che il progetto aveva senso è stato abbastanza facile.

                 

Se c’è una cosa che non manca mai in Italia è la criminalità: ci sarà occasione per la rivista di passare dalla trimestralità alla cadenza mensile?

Il mio obiettivo è proprio questo: un mensile ti permette di seguire la cronaca in modo puntuale, ma anche di approfondire i temi che un settimanale e ancor più un quotidiano hanno difficoltà ad affrontare.

                      

In questi tempi si parla molto di editoria digitale: CRIME conoscerà solo forma cartacea o ne avrà anche una digitale?

Per ora siamo in edicola... ed è già una soddisfazione! Credo però che uno sviluppo digitale sia indispensabile. Penso non solo alla trasposizione del giornale in un’app, per dire, ma a tutta una serie di iniziative social e di strumenti utili (o appassionanti) sul web.

                      

Chiudiamo con una domanda di rito: ci puoi anticipare qualche tema che la rivista affronterà in futuro?

Scaramanticamente, preferirei di no. Ma prometto che, se ci risentiremo tra un paio di settimane, vi racconterò in anteprima ciò che stiamo preparando per il secondo numero.