La Trama: Primi anni del secolo XI. Nel castello del nobile De Ruggiero l’infanzia di una fanciulla sta per essere interrotta dall’arrivo del precettore Gerardo, che si troverà a domare l’anima selvatica di una bambina vorace di matematica e filosofia quanto dei rimedi popolari. Al momento della morte per parto della madre si palesa la vocazione che dominerà la sua vita: Trotula vuole indagare le ragioni di quella morte. La curiosità dettata da rabbia e dolore si trasforma in passione per la medicina, spingendola alle porte della celebre Scuola Medica Salernitana.

Sposatasi al medico Giovanni Plateario, dopo essersi dedicata alla crescita dei figli Trotula li affida alla fedele tata Iuzzella per concludere gli studi di Medicina. Ma, allontanatasi per lunghi mesi nel tentativo di arginare un focolaio di tisi nelle terre paterne, la donna ritrova un Giovanni sempre meno disposto ad accettare una moglie tanto indipendente. L’arrivo a Salerno di Gerardo, strappato da Trotula al suo anacoretismo, fa traboccare il vaso della gelosia maritale, spingendola ad abbandonare la famiglia. Non più figlia di un nobile, né moglie di un affermato medico, inizierà a offrire le sue cure a chiunque ne abbia bisogno, andando di casa in casa come una semplice levatrice.

Ma ben altro ha in serbo il destino per Trotula e, complici il dialogo ritrovato con Giovanni e la sacrilega offerta di un Gerardo in punto di morte, nuove fondamentali intuizioni porteranno Trotula alla scrittura di due trattati medici che daranno senso a tutto il suo coraggioso percorso. Un’opera che parla del parto, delle malattie delle donne, del piacere femminile, ma anche di dermatologia e cosmesi. In una Salerno medievale, in occasione del funerale di Trotula, tremila persone seguiranno il feretro di una donna né regina né santa, ma grande medico tra i medici. 

Trotula di Paola Presciuttini

Pubblicazione: Maggio 2013

Editore: Meridiano Zero

Collana: I Paralleli

ISBN: 978-88-8237-278-1

Pagine: 416 

L’intervista:

“Trotula” è un romanzo corposo: 416 pagine che fondono la fantasia con fatti realmente accaduti, un’architettura ben delineata e un impianto storico estremamente affidabile, sia che si parli di vita quotidiana che, ad esempio, di arte medica. Quanto tempo ha impiegato a scriverlo e, prima ancora, a idearlo?

Le idee, si sa, nascono in un attimo. Dare corpo a quelle idee invece chiede tempo e costanza. Ho deciso di scrivere sul personaggio di Trotula De Ruggiero la prima volta che ho letto il suo nome in un testo di storia della medicina. All’inizio ne è nato un testo atto unico, in un secondo tempo il romanzo che mi ha chiesto circa due anni di ricerche.

 

Su quali fonti ha lavorato?

Sul Regime Sanitatis, sui testi di Salvatore De Renzi che ha dedicato una grande opera alla Scuola Salernitana, e su molti altri libri di storia della medicina e di storia medioevale in genere. Ma le fonti più preziose sono state indubbiamente gli scritti di quelli scritti di Trotula. Da quelli ho capito la sua modernità, la sua attenzione per lo specifico del corpo delle donne, la complicità che trasudava dai suoi rimedi, l’attenzione sincera a tutti i problemi che una donna si può trovare a risolvere, dalle mestruazioni alla verginità, dai peli sui corpo fino al piacere sessuale.

Trotula ha la grande intuizione di considerare meraviglioso il corpo umano, anche per quanto riguarda funzioni che durante il medioevo venivano considerate con distante timore, quali ad esempio la riproduzione e la nascita. Come l’hai costruita, a partire da un personaggio realmente esistito? Cosa hai aggiunto e cosa hai ripreso dai documenti?

Le informazioni dirette sulla sua vita sono indubbiamente esigue ma danno l’idea dell’eccezionalità del suo percorso umano e professionale. Si sa che era una donna bellissima, figlia di una famiglia nobile, che ha praticato e insegnato la medicina alla Scuola Medica di Salerno, che ha sposato un collega, Giovanni Plateario e che, da lui, ha avuto due figli anche loro medici famosi. Infine alcune fonti riportano che fosse diventata tanto popolare da avere, alla sua morte, un corteo funebre lungo tre chilometri. Il resto della storia è cresciuto come la polpa intorno al nocciolo.

Per quanto riguarda il mondo che la circondava, va detto, che il medioevo salernitano dell’anno Mille era molto diverso dal tempo oscuro che siamo abituati ad immaginare. Trotula era indubbiamente un genio ma non è cresciuta nel deserto, molte altre donne e uomini si ponevano questioni di estrema modernità. Salerno a quel tempo somigliava più a una città dell’antica Grecia che a una città dei secoli bui. Non a caso vi è nato addirittura un gruppo di donne studiose detto delle Mulieres Salernitane. Quello che io ho aggiunto sono  i sentimenti, le relazioni, i pensieri più intimi, i personaggi collaterali. Ma ogni pagina “creativa” è stata scritta solo dopo averne vagliato a lungo la credibilità storica, filosofica e antropologica.

Quanto sono contate la tenacia e la curiosità nel mantenerla sulla strada scelta, nonostante le avversità?

Se non mi fossi innamorata follemente del personaggio di Trotula avrei desistito subito. Ho desiderato davvero capire tutto di lei, infilarmi nel suo mondo, tra gli interessi che poteva o non poteva avere, tra i vestiti che poteva o non poteva indossare, tra i piatti che mangiava, i pensieri che pensava. Approfondendo un modo di essere medico e di curare che a noi oggi sembra esotico ma che è vecchio quanto lo è la nostra civiltà. Ho cercato di non usare questo personaggio per raccontare una storia che interessava a me, ma di usare la mia penna per renderle omaggio. Trotula vuole essere un romanzo storico e non un romanzo di costume. Non mi sono limitata a prendere una donna del nostro tempo e travestirla con abiti antichi. L’ho cercata fuori di me, percorrendo tutta la strada che ci divide. Liberandomi dai pregiudizi sul suo tempo e cercando di conoscerlo in profondità. Raccontare la storia di una donna come Trotula vuol dire sapere sopratutto cosa leggeva, cosa era stato già tradotto dall’arabo, quali i testi classici sopravvissuti e permessi dalla Chiesa. E infine far si che tutto questo non si trasformi in un saggio ma nella trama di un romanzo.

Se si materializzasse qui e ti potesse parlare, sapendo che le hai dedicato un libro, secondo te cosa ti direbbe?

Che bella domanda. Credo per prima cosa mi chiederebbe come sto. Se mi prendo cura di me. E per quanto riguarda il libro, non voglio neanche pensare alle critiche che potrebbe farmi, ma certo riconoscerebbe la buona volontà e il rispetto per lei e per il suo mondo. Infine sarebbe curiosa di sapere quali scoperte la medicina ha fatto in tutti questi secoli e ne rimarrebbe commossa.

E tu cosa le risponderesti?

Le direi che ho la tiroide che fa le bizze. Vorrei sapere dove ho sbagliato nel mio libro, cosa sentiva davvero lei per suo padre, per sua madre, per suo marito,  per i figli. E poi la porterei al mare a fare una lunga passeggiata su una spiaggia selvaggia per farle capire che nella sostanza il mondo non è poi cambiato così tanto.

Tortula è una figura emblematica di donna coraggiosa e determinata, appassionata. Una donna che lotta, perché la società la costringe a lottare, e suo grande alleato è lo studio. Una pioniera dei suoi tempi.

Chi sono, invece, oggi, le pioniere?

Fortunatamente sono molte in tutti i campi. Nella medicina, nella fisica, nella matematica, nella archeologia ecc, e lottano con tutte se stesse. Purtroppo però molte di loro sono spesso costrette a mollare per dedicarsi alla famiglia o viceversa a non farsela per niente perché perderebbero in competitività. L’esperienza di Trotula ci dimostra che si può essere madre, moglie e grande scienziato. E’ questa la sua grande originalità anche rispetto a molte donne della storia e della contemporaneità.

Com’è la situazione pari opportunità, oggi?

Come dicevo, fino ad un certo punto delle carriere le donne hanno le stesse opportunità degli uomini, poi per ragioni culturali si sentono obbligate a immolarsi sull’altare della famiglia. Di strada se ne è fatta certo molta ma ancora ne dobbiamo fare sia dal punto di vista dei diritti che altri devono riconoscerci, sia da quello dei diritti che noi riconosciamo a noi stesse.

Progetti?

Molti, forse anche troppi.  Sono un’autrice lenta, che deve sentire la assoluta necessità del lavoro che sta facendo per portarlo avanti al meglio.

L’autrice:

Paola Presciuttini è stata allieva di Dacia Maraini e Lidia Ravera e tiene da anni corsi di Scrittura Creativa e Scrittura Teatrale. Al suo primo libro Occhi di grano (Sensibili alle foglie 1994), tradotto in tedesco per l’editore Fischer, sono seguiti Comparse (Marco Tropea 1999), vincitore del Premio S. Pellegrino Terme, Non dire il mio nome (Meridiano Zero 2004) e Il ragazzo orchidea (Gaffi 2009). Tra le numerose opere teatrali: Trotula quasi magistra (2006), un primo incontro con la grande figura femminile alla quale l’autrice dedicherà lunghi anni di studio, passione e scrittura destinati a sfociare nelle pagine di questo magistrale romanzo storico.