Il poliziesco italiano ha avuto un inizio molto travagliato: molti tentativi falliti con editori che non credevano nell’affermarsi del genere. Ci può raccontare le vere motivazioni di questi ripetuti fallimenti?

Non erano soltanto gli editori a non credere nel giallo italiano; erano anche i critici e gli storici della letteratura a essere contrari a una sua valorizzazione. Dobbiamo anche ricordare che il genere poliziesco usciva dalla brutta esperienza del periodo fascista quando un apposito decreto del Minculpop dettava regole molto restrittive agli scrittori di gialli, castrando in pratica ogni possibilità di novità e sperimentazioni. Ad esempio, la regola più eclatante, l’assassino non poteva essere un cittadino italiano. L’avversione verso il genere giallo è comune a tutti i regimi dittatoriali e questo mi dà un senso di soddisfazione. Significherà qualcosa o no?

 

Cosa si prefiggeva la prima associazione di scrittori che nacque a Cattolica nel 1975 nell’ambito del Festival del giallo e del mistero?

Intanto l’associazione era fra scrittori di romanzi gialli (pochi, per la verità) e si chiamava SIGMA (Scrittori Italiani di Giallo e Mistero Associati). Lo scopo era di conquistare al romanzo poliziesco una nuova vitalità. L’idea di base era che le storie affondassero nella contemporaneità del nostro mondo, della nostra società. Fino a quel momento molti autori erano costretti a rifarsi a modelli stranieri, firmare con pseudonimo e tentare imitazioni della letteratura anglosassone e francese.

Il gruppo di scrittori che fa decollare il genere ci risulta essere il Gruppo 13 di Bologna con alla testa Macchiavelli. Riesce a far emergere esordienti di talento. Bologna rispetto ad altre realtà ha costituito l’occasione vincente?

Io credo che la vera rinascita  del genere parta proprio dal Gruppo 13. Lo dico senza alcuna presunzione, ma considerando a posteriori lo sviluppo del romanzo giallo. Punto fondamentale nelle intenzioni dei partecipanti al G 13 era prendere in mano le sorti del genere e infondergli nuova linfa con autori giovani, ma con idee nuove e soprattutto con il desiderio di vederle realizzate. Mentre i precedenti tentativi di associazione fra scrittori (Sigma compreso, ma anche altri) erano falliti, probabilmente perché i vari autori non potevano incontrarsi né facilmente né frequentemente a causa della lontananza fisica fra loro, l’operazione Gruppo 13 riuscì brillantemente e ebbe notevole riscontro sulla stampa.

Il Gruppo riuscì a imporsi e a suscitare nei possibili lettori (e quindi nei possibili editori) un interesse notevole. Ricordo che il Gruppo comprendeva scrittori esordienti e non tutti residenti a Bologna o nelle vicinanze, che gli incontri fra loro erano frequenti e frequenti erano le iniziative che si intraprendevano collettivamente come letture, presentazione di romanzi, colloqui con i lettori, nelle scuole e biblioteche sulla storia del romanzo poliziesco… Insomma, una vera e propria opera di divulgazione.

Oggi il giallo gode di buona salute, tanto che scrittori che prima non si  erano cimentati nel poliziesco oggi lo fanno con un buon successo editoriale. Pensa che il trend favorevole continuerà ancora?

Non lo so. So che oggi il giallo è ancora un genere che traina l’editoria, basta guardare i titoli sugli scaffali. Il 60% sono gialli. Nelle classifiche delle vendite, molti sono fra i top ten. Non c’è comunque da adagiarsi sugli allori, bisogna sempre lavorare per innovare  e sperimentare nuove formule.

Le riviste letterarie poliziesche scompaiono una ad una. C’è un motivo meramente economico oppure la struttura della rivista non interessa più neanche agli addetti ai lavori?

Le riviste letterarie in genere non hanno trovato nel lettore un motivo di affezione e quindi andrebbe ripensata la formula per adeguarla a nuovi possibili fruitori. Ma ci vorrebbe anche, dietro, un editore convinto che investisse per pubblicizzare l’evento. Se la letteratura di genere piace, non vedo perché non dovrebbe piacere una rivista che pubblicasse racconti, riprendesse i grandi del passato, spiegasse segreti e misteri del genere… 

Il giallo ha subito un’evoluzione “sociologica” dagli anni 70 ad oggi?

Il giallo si è senz’altro evoluto  perché la realtà sociale è cambiata e quindi necessariamente è cambiato il modo di raccontarla e di mostrarne gli aspetti “oscuri”.

Ringraziamo per la cortese disponibilità Loriano Macchiavelli.

Per l'intervista ad Alberto Eva: rubriche/8349