MobyDick editore ha più di dieci anni di attività. Come è nato, chi sono stati i pionieri, quali intenti li hanno spinti, con quali mezzi è partito?

Mobydick compie 25 anni. E nacque con l’intento di raccogliere la “creatività regionale” sia dedita alla prosa che alla poesia, ma anche alla traduzione, alla musica e letteratura (siamo stati i primi in Italia) al teatro e alle arti figurative: a tutto campo, privilegiando le contaminazioni. Per fortuna i nostri contatti con l’estero e un paio di titoli azzeccati (in particolare le “Poesie” di Joseph Roth, inedite per l’Italia) nonché un ambiente critico e letterario all’epoca assai sensibile alla piccola editoria, ci hanno permesso di consolidarci.

Perché la scelta di questo nome?

Piccolo editore con grande nome! Balena bianca – simbolo di una “diversità” nelle scelte e nella progettualità. E comunque un gran bel libro cui ispirarsi …

Cosa consiglieresti a chi si accinge a fondare una casa editrice?

Consiglierei di non farlo … Scherzi a parte: ho creduto e credo in valori non sono quanto condivisibili, un quarto di secolo dopo: le energie sono quelle legate alla cura, all’attenzione, alla indispensabile concretezza mai disgiunta da una solida “poetica” culturale e (mi permetto la retorica) di vita.

Ci fai un esempio di quanta energia occorre?

Noi siamo in quattro, lavoriamo per otto, prendiamo la paga di due.

I titoli in catalogo spaziano dalla narrativa ad altri generi. Gli autori sono molti, ti chiediamo ugualmente di darci qualche ragguaglio sulle ultime uscite.

Un esordio di un settantacinquenne (“Iter Mortis”, di Marcello Savini), la conferma di uno dei più interessanti narratori italiani contemporanei (“Squilli di fanfara lontana”, di Giuseppe O. Longo) e un vero Poeta con la P maiuscola (“Da Parnell a Queenie”, dell’irlandese Padraig O Snodaigh). Ma anche l’esordio poetico di un giovane che si dedica anche alla canzone d’autore (“Conflitti postumi”, di Gregor Ferretti).

Riservate anche spazio alla alla musica, che generi privilegiate?

Soprattutto alla letteratura in musica: la collana Carta da Musica, unica in Italia, che documenta la collaborazione progettuale tra musicisti (prevalentemente jazz) con scrittori (da Lucarelli a Rigosi) con attori dalla giusta sensibilità (Elena Bucci e Matteo Belli, su tutti).

Un vostro libro che è un omaggio alla fantasia

Tra i recenti? “L’inatteso”, del grande Gino Tasca, purtroppo scomparso, che quindi non potrà regalarci altre indimenticabili emozioni.

Il libro più spiritoso

“Tutto quello che gli uomini sanno delle donne”

Quello che fa più riflettere

Privilegiando i recenti “Una notte di luna piena” del gallese Caradog Prichard.

Quello che ha venduto di più

Il già citato “Tutto quello che …” e poi “L’enigma e le maschere” di Fernando Pessoa.

Ma anche “Vorrei essere il pilota di uno zero” di Carlo Lucarelli.

Quello che avreste voluto pubblicare

“Ulisse”, di Joyce.

Quanti manoscritti ricevete all’anno?

Duecento, circa. Anche qualcosa in più.

Quanti di questi vengono pubblicati?

Una decina.

Date risposta comunque, anche se negativa?

Sì, un parere – senza presunzione di “bibbia” – lo scriviamo a tutti.

Ci saluti con una citazione da un testo di Moby Dick editore?

“In discesa è capace di andare anche una zucca” …