Vent’anni sulla linea di tiro. Una ‘guerra eterna’. Non solo quella delle pallottole che fischiano, che raggiungono il centro di massa point –blank ed eruttano sangue in volo e code di aquilone cremisi. Non solo quella delle megalopoli costantemente avvolte nella cenere, martellate dalla pioggia acida e percorse da stormi di corvi. La guerra dell’editoria che prima non voleva il  Giallo italiano, poi ne fa una bandiera ma cerca di addomesticarlo, di promuovere ciò che è convenzionale e rassicurante. Una guerra con lo stile che diventa consapevole di se stesso, si torce, si frammenta nel tempo e nello spazio, s’inserisce in rete e brani che sembrano quelli dei nostri telegiornali. Ho conosciuto Andrea Calarno nel romanzo L’uomo esterno, la collana dove, vent’anni fa esordii anche io. Nero Italiano degli Originals Mondadori. Nella mia memoria quella prima(oggi credo rarissima edizione) resta un faro. Forse anche di più di quella rivista e aggiornata del 2002di Corbaccio. Andrea Calarno e la sua cruenta avventura milanese mi aprirono una finestra. Probabilmente indicandomi una strada, ammissione che per un autore è sempre compromettente ma tra uomini al fronte della guerra dell’editoria i debiti ideali vanno rispettati. Andrea Calarno era figlio, come dice il suo autore, delle suggestioni dell’Hard Boiled americano da Continental Op, a Sam Spade a Marlowe che già avevano ispirato i pretendenti romanzi “americani” di Sergio. Calarno, però, era... italiano. E in una Italia devastata dal crimine e dalla corruzione, già multietnica, avvelenata da un benessere di facciata e torbide manovre di potere. Un po’,  Calarno era figlio anche del Poliziottesco, ma in un modo suo. Anarchico, virulento. Se vogliamo disperato. Ogni colpo era un chiodo su una lapide che proclamava la frase che in questo volume che ne celebrai venti anni ricorre più volte. “Dio è morto”. Calarno mi ha dimostrato che “ certe cose succedono anche da noi e non solo nella fiction”. Ma non è solo questo e penso che l’antologia che gli viene dedicata per i suoi vent’anni di vita letteraria non sia una semplice raccolta di action–thriller. Sicuro, negli anni - e la guida dei periodici da edicola Mondadori lo conferma - Altieri ha saputo forgiare una scuola di narratori diversi tra loro ma animati un po’ dalla comune passione di raccontare il  ‘nostro’ thriller italiano sia esso  iallo, Nero, Spionistico. Ma Hellgate è anche un libro fortemente ideologico. Nel modo migliore perché prima di tutto racconta storie interessanti, avvincenti in cui Calarno è sempre punto focale. Si avventura nel giallo (Hydra Shock) confrontandosi con il mondo dell’informazione, esplora il true-crime con J, una splendida parabola che da un fatto reale esplode nella fiction sfrenata. Rende omaggio (con il racconto che ho amato di più, Medicina nera) a Duca Lamberti e forse interpreta lo spirito di Scerbanenco come il grande Giorgio desidererebbe, senza scopiazzarne lo stile ma dando una sua interpretazione di quell’epopea. Altieri ci fulmina con Metal Purge, racconto rapido e complesso nel suo montaggio e mette in scena il Demiurgo sullo sfondo del ponte di Messina prossimo venturo- simulacro di guerra vere o finte ma sempre plausibili- svolgendo una vicenda che va per accumulazione di colpi di scena. E poi viene un romanzo intero. ‘ Tutti al rogo’ che da solo vale tutto il  libro. Qui il lettore si trova di fronte a una scelta. Seguire il plot avventuroso poliziesco o leggerne le non così segrete trame, l’analisi pessimistica, profondamente umana, intrisa di disperazione, rabbia, disgusto verso una società che non piace, che precipita senza freni. Che fare? Sicuramente leggersi tutto d’un fiato l’avventura e poi tornarci sopra. Cogliere le allusioni, sfrondare ciò che è volutamente estremo per arrivare a un nodo che si stringe alla gola lasciandoci un segno di profondissimo disagio. Altieri è anche narratore storico di pregio, lo sappiamo. Ma i vecchi appassionati, quelli della prima ora che hanno adorato il thriller futuristico, non possono non provare un brivido di fronte a questo volume che esula dal campo dell’evasione per entrare in quello, della riflessione.  Una nota finale. Ho intensamente voluto Andrea Calarno in Montecristo. Doveva essere un personaggio di contorno del primo episodio proprio perché incarnava l’immagine dello sbirro italiano che passava i testimone al mio personaggio. È diventato un protagonista. Forse è solo un po’ diverso dal Calarno originale ma mi piace pensare che davvero siano la stessa persona. Di certo posso dire che Sergio,  nella stesura di Montecristo, mi ha lasciato la massima libertà di trattare il suo personaggio. Rispetto!

“La guerra è finita” è l’ultima frase di questo lungo percorso ventennale. Ma noi sappiamo che le guerre, come gli esami, non finisco mai.

(Stefano Di Marino)

Potere delle istituzioni e dominio della criminalità: abbraccio mortale ormai consumato. Politica-spettacolo a base di sangue & budella: un dilagare in prime time dagli schermi televisivi alle strade delle città. Devastazione delle coscienze e giustizia fai-da-te insanguinata dalla follia e dalla vendetta: fatto compiuto. Ansia di redenzione collettiva: ennesimo show che si distorce nelle fiamme del rogo.

Benvenuti nel mondo alla rovescia: il mondo in cui viviamo facendo finta di guardare dall'altra parte, il mondo che ci sbattono in faccia le storie di Hellgate, la nuova antologia di racconti di Alan D. Altieri, il «Maestro italiano dell'Apocalisse».

Guida in questo viaggio «al confine dell'inferno» è un personaggio molto scomodo, Andrea Calarno. Già commissario capo della Omicidi, ora comandante del Dipartimento Speciale Investigativo, eroe solitario sull'orlo del baratro che non esita a guardare in basso, diventando un consapevole «scrutatore della morte. Forse la sola cosa che abbia mai conosciuto. Assieme a tutte le strutture della distruzione».

Accanto ai primi cinque racconti, interamente riscritti dall'autore, torreggia il potente inedito finale, Tutti al rogo!, scritto espressamente per questo volume. Come ci avverte Altieri, un «non-luogo da binario morto, dove la politica è un manicomio criminale, la religione è un delirio perverso, l'etica è un reality tossico.»

Benvenuti quindi oltre il confine dell'inferno!

Prosegue il bel progetto di ripubblicare i racconti di Alan D. Altieri della TEA, iniziativa che permette ai lettori di recuperare delle vere e proprie perle di diffusione discontinua, riviste per l'occasione con rigore dall'autore. Cinque storie in questo volume: 357 Hydra-Shok, J, Medicina nera, Black-cuda, Metal Purge e Tutti al rogo!; cinque show down con la peggiore creatura della Terra, l'homo sapiens sapiens. La revisione è sia tematica che linguistica, permette ad Altieri di aggiungere piccoli elementi preziosi per incorporare al meglio questi brani nel suo universo narrativo e di proseguire la sua ricerca linguistica / espressiva, di lavorare di cesello su immagini e parole per aggiungere impatto a narrazioni già devastanti. I temi sono quelli fondanti, la rappresentazione del potere andato alla deriva, il mostrare gli abissi che esistono nella società, la manipolazione delle masse, la presenza invasiva del clero, i lati peggiori del crimine organizzato. Il tutto contrapposto alla figura scarna e rocciosa di Andrea Calarno, personaggio nato come comprimario nel romanzo “L'uomo esterno” e sviluppatosi in maniera decisa nel corso degli ultimi anni. Più di trecento pagine senza sconti e senza pietà, un ritmo narrativo che non permette repliche.

Cosa non va.

Briciole, minimi aspetti. Giusto quel tanto da rendere umano il lavoro dell'autore. Elementi troppo ripetitivi negli equipaggiamenti e nelle armi, qualche concessione forzata al linguaggio simil-moderno, brevi momenti in cui pare di scorgere il sogghigno dello scrittore tra le pieghe della narrazione.

Cosa va.

Ritmo, dinamica linguistica, uso della sintassi e delle dimensioni del periodo che richiederebbe uno specifico porto d'armi. La percezione netta che dietro alle vicende narrate ci sia un progetto coerente e ampio e una ricerca di modi d'espressione sempre migliori. Il tono dei racconti è cupo, le soluzioni terminali e definitive. Qui non ci sono scappatoie, quando il fumo degli incendi si dirada non è rimasto nulla dietro cui nascondersi.

In conclusione un breve avviso ai naviganti: tirate fuori il kevlar e fate scorta di munizioni, il Magister è tornato!

(Angelo Benuzzi)