Montagne e topolini. Montagna: budget stratosferico (150.000.000 $), un regista come David Fincher al lavoro su uno script di Eric Roth. Topolino: un film di quasi tre ore che di curioso ha purtroppo solo l’aggettivo nel titolo e poco più. Le sequenze iniziali stordiscono non per originalità o bellezza, elementi presenti ma secondari, ma per via dei temi che toccano e che sembrano annunciare chissà quale ricadute sulla storia il cui abbrivio è uno strano scherzo del destino che si diverte a invertire il normale trascorrere di una vita. Temi: la guerra, la morte, il tempo che un orologiaio cieco riesce a far scorrere al contrario nell’unico modo che gli è consentito, cioè attraverso un gigantesco orologio le cui lancette arretrano anziché avanzare. A seguire: nascita e insieme morte, abbandono, ritrovamento e nuovo inizio.

Parte così Il curioso caso di Benjamin Button, a tutta birra verrebbe da dire. Poi, senza farsi troppi problemi, qualcuno pensa bene di inserire il pilota automatico e tra una fotografia “anticata”, scenografie degne di nota, costumi, situazioni, facce, diari, scoperte tardive e pentimenti, la nave va (a velocità di crociera si intende…), costeggiando il melodramma da un lato, l’amore impossibile tra Benjamin/Brad Pitt e Daisy/Cate Blanchett per via che mentre uno ringiovanisce l’altra invecchia, e timide riflessioni su quel mistero irriducibile chiamato vita dove apprendiamo che non solo vale la pena di essere vissuta sia che si parta dall’inizio o dalla fine, ma anche quel luogo dove “non sai mai cosa c’è in serbo per te”.

La regia di Fincher è talmente neutra da sembrare quella di qualcun altro. Soltanto qualche sprazzo qua e là da segnalare più che altro per curiosità (per esempio la vicenda dell’uomo colpito dai fulmini…). Insopportabili i frequenti ritorni nell’ospedale dove tra un spasmi e lamenti la vicenda prende vita.

Tredici candidature ma solo tre statuette (effetti visivi, scenografie, make up).