Tra l’essere nero, anzi nerissimo - e questo Cogan - Killing Them Softly di Andrew Dominik per certi versi lo è - e l’essere altrettanto riuscito, ce ne passa…

Ce ne passa al punto che non si passa così che si esce un poco mogi con addosso l’impressione di aver assistito a qualche pezzo di bravura ma anche ad altri pezzi che di bravura ne hanno meno, a dimostrazione di come a volte il desiderio di distinguersi a tutti i costi magari a colpi di stile non sempre alla fine è una scelta che paga.

Ad uscire se non con le ossa rotte perlomeno ammaccate è in primis Jackie Cogan (Brad Pitt), l’asse portante di una storia che prende le mosse da un colpo messo a segno ai danni di una bisca gestita dalla mala da un duo che definire scombiccherato è dire poco, evento che provocherà l’inevitabile scesa in campo sulle tracce dei due del Cogan di cui sopra…

Affettato, discetta con i pari (altri sicari) e con il portavoce dei mandanti con quel distacco che appartiene a chi ormai si sente “oltre” la dimensione umana, non manca di inorridire di fronte ad un suo pari che preferisce di gran lunga alcool e donne e al lavoro da killer, salvo poi ammazzare con una grossolanità che fa a cazzotti col buon senso sparso sin lì e col “soffice” del titolo.

Spiazzati da tali contraddizioni, da uno stile perlomeno ondivago (l’esecuzione di Ray Liotta in ralenti, il trip del tossico sono magari interessanti ma paiono entrarci poco col resto del film…) e poco incuriositi del parallelismo tra le presidenziali (Obama vs Bush jr.) e gli affari della mafia, ci teniamo stretti i nostri dubbi e passiamo oltre…

In concorso al 65 Festival di Cannes