La narrativa giapponese è in genere capace di colpirmi positivamente. O, quantomeno, di lasciarmi in un modo o nell'altro intellettualmente e/o emotivamente soddisfatto. Non fa eccezione questo romanzo, Il passato di Shoko, capace di tramutarsi da un presunto giallo a impianto canonico a buon esempio di narrativa sociale, senza per questo tradire i presupposti iniziali, legati alla crime fiction.

Incuriosito, scopro in rete che l'autrice, Miyuki Miyabe, è alquanto nota in Giappone. Si è cimentata in vari generi: thriller, mistery, narrativa storica, SF, romanzi per ragazzi... Alcune delle sue storie sono diventate fumetti, film, videogames. Ha vinto, in patria, numerosi premi letterari. Solo poche delle sue opere sono state però tradotte allestero. La maggiore diffusione internazionale l'ha avuta proprio questo romanzo del 1992, il cui titolo originale è Kasha, proposto in lingua inglese come All She Was Worth (prima edizione: 1999). Particolare degno d'attenzione: l'edizione italiana è tradotta direttamente dal giapponese, così come viene evidenziato nel volume. Il romanzo è da noi edito da Fanucci, in una collana di cui ho avuto modo di apprezzare varie belle proposte: la Collezione Vintage.

Nel Passato di Shoko, Miyuki Miyabe ci propone un'indagine plausibile, sobria, convincente. A condurla (supportato da qualche azzeccata "spalla") è Shunsuke Honma, un investigatore della polizia di Tokyo, temporaneamente fuori servizio a seguito di uno scontro a fuoco in cui è stato ferito ad una gamba. Honma è un quarantenne, vedovo, con un figlio. Il ricordo della moglie perduta è tuttora radicato, intenso; così come profondo e forte è il legame con il bambino, in ansia per la salute del padre e desideroso di condividere il suo tempo. Per inciso: mi ha colpito il modo delicato, ma vivido, con cui l'autrice ha delineato, attraverso parole e azioni, il profilo del giovane orfano.

Durante il prolungato periodo di riabilitazione fisica, Honma riceve la visita di un suo nipote, bancario di professione, che gli chiede aiuto per ritrovare la propria fidanzata, tale Shoko Sekine, sparita improvvisamente dalla sua vita e dal posto di lavoro.

Inizialmente riluttante, considerata pure la (comprensibile!) scarsa simpatia che nutre per il parente, Honma finisce comunque per l'accettare: un po' per dovere familiare, un po' per vincere la noia. Del resto, è ragionevole ritenere che la ragazza abbia semplicemente abbandonato il suo ragazzo.

Ma da questa inchiesta, condotta a titolo personale e iniziata sotto tono, emerge poi un intreccio ben più complesso, un quadro oscuro che evoca spiacevoli aspetti nascosti della vita di Shoko. Quando, irritato dall'evolversi delle cose, il nipote perde interesse e si ritira in modo persino offensivo, la personalità da detective di Honma ha preso ormai il sopravvento: le sue ricerche continuano. Egli realizza presto che in realtà sta ricostruendo gli ultimi anni non di una, ma di due donne distinte. Una delle quali, Kyoko Shinjo, appare come una ladra d'identità che si è appropriata, a (quasi) tutti gli effetti, dell'esistenza di Shoko.

Come, quando e perché ciò può essere successo? E cosa è accaduto alla vera Shoko?

Caparbio e metodico, attento ascoltatore, adeguatamente empatico, nel dipanare le fila intrecciate di queste due esistenze femminili Honma si ritrova ad approfondire aspetti della vita ordinaria che non aveva mai preso in considerazione, e a penetrare in uno degli aspetti deleteri della società moderna, comprendendo la portata di un problema sociale tuttora di attualità in molti paesi e per svariati individui: la compulsione al consumo, favorita dall'abuso indiscriminato di carte di credito e finanziamenti, anche e soprattutto in assenza di adeguati meccanismi di controllo incrociato da parte di istituti e istituzioni. Una follia che porta a indebitamenti insolubili, a esposizioni con banche, finanziarie e persino pericolosi usurai, legati alla yakuza. Un baratro che può distruggere (e distrugge!) gli individui. E se in Giappone anche una persona fisica può dichiarare bancarotta, salvandosi in qualche modo, ricordiamoci che ciò non accade in molti paesi (Italia compresa).

Il thriller parte lentamente, poi cattura e decolla, nonostante l'assenza di una qualsivoglia scena d'azione.

L'ineffabile Kyoko diventa il fulcro del romanzo, con le sue azioni in sospeso tra disperazione e calcolo.

E' a Kyoko che vorrà arrivare Honma, e chi a lui si aggregherà – per motivi differenti – nelle sue investigazioni.

Ed è a Kyoko che vuole arrivare il lettore, confuso tra emozioni differenti verso di lei: empatia, disapprovazione, simpatia, ostilità...

Magistrale la chiusura del romanzo.

Domo arigato, Miyuki Miyabe.