Prima di parlare di questo racconto molto ben scritto e dai contenuti pregnanti, che fa riflettere sulle condizioni dei diversamente abili e di come se lasciate a loro stesse le persone trovino dentro di loro doti che non penserebbero minimamente di avere, vorrei presentare ai lettori il suo autore.

Artista dall’enorme energia e forza d’animo e dalla capacità di scrittura non comune Sergio Rilletti, nasce a Milano nel 1968 e lì si diploma in sceneggiatura alla locale Scuola del Fumetto.

È una firma fissa di M — Rivista del mistero per la quale ha creato Mister Noir, il primo eroe disabile seriale della letteratura italiana, protagonista di thriller umoristici.

Ha pubblicato diversi racconti su antologie e siti internet e uno di questi, Mister Noir inseguimento a ruota diventerà presto un cortometraggio da lui diretto.

Solo!, suo lavoro di maggior risonanza scaricabile in formato word alla pagina internet alanaltieri.forumfree.net/?t=27018457 e caso letterario di cui si è occupato persino il famoso programma di Rai Radio Due Tutti i colori del giallo, è un thriller autobiografico che determina la nascita di un nuovo genere letterario: il reality novel.

Racconto coinvolgente ed emozionante, narrato completamente in soggettiva, è la cronistoria della giornata di domenica 9 aprile 2006, quando l’autore si è ritrovato, al Parco di Monza dopo l’abbandono del suo “branco” di amici, da solo sulla sua piccola carrozzina elettrica a vivere quasi un'ora e mezza di tensione e autentico terrore.

Soltanto il provvidenziale intervento di due ragazzi, Lisa e Mauro, permette al protagonista di uscire da un’autentica situazione da incubo e di ritrovare la strada per ricongiungersi agli amici.

Nel corso della vicenda, come in un enorme gioco dei paradossi, proprio di molte delle opere di Rilletti, i ruoli si confondono e si invertono.

Chi ufficialmente è considerato un handicappato si dimostra improvvisamente un “super-dotato”, surclassando in capacità chi, invece, deve accontentarsi della sua perenne condizione di “normodotato”.

Lo stile, un misto tra pensieri e azioni del protagonista, aumenta la tensione e tiene il lettore avvinto alla pagina fino alla fine del racconto.

A sottolineare la veridicità della vicenda: le date, le identità professionali di alcuni personaggi, le strategie che il protagonista ha dovuto attuare, le sue emozioni, e lo stretto rapporto, breve ma intenso, con i due ragazzi che alla fine lo hanno aiutato in modo ottimale, tutti esatti.

I nomi delle persone che compaiono nel racconto sono ovviamente modificati per salvaguardare la loro privacy.

Solo quelli di Lisa e Mauro, protagonisti assoluti della terza parte, sono veri; e sono stati mantenuti tali in modo che loro si possano riconoscere e possano contattare l’autore che vorrebbe incotrarli nuovamente e ringraziarli a dovere.

Alla luce di quanto scritto quindi non posso che applaudire Sergio Rilletti per la sua magnifica prova di scrittura ed auspicarmi che autori come lui che sensibilizzino le persone a prendere atto di queste piaghe sociali vengano sempre più allo scoperto.