Palo Mayombe è il nuovo libro di Danilo Arona, edito dalla casa editrice Flaccovio nella collana Gialloteca. Nonostante questo, però, non ci troviamo davanti ad un vero e proprio giallo o noir, bensì a un romanzo che è difficile inserire in un unico genere letterario. In esso infatti coesistono elementi e spunti che si alternato tra la cronaca giornalistica e il romanzo horror.

Alcuni di questi elementi sono i riti religiosi africani, la passione per la musica, la droga…Tutto parte dal desiderio di suonare come Jimi Hendrix da cui si scatena una interminabile serie di eventi strani ed inspiegabili.

La storia è narrata attraverso la voce e il punto di vista di tutti i personaggi che, capitolo per capitolo, raccontano la propria avventura. Così il lettore vede sfilare le vicende di un giornalista, di una famosa cantante, di un monsignore africano, di un chitarrista, di un narcotrafficante e di altri personaggi, che apparentemente non hanno nulla in comune, ma che sono tutte inesorabilmente legate dal Palo Mayombe.

Il libro ha un tono greve e oscuro, che porta a svelare gli orrendi misteri legati a maledizioni e riti magici, suffragati da una ricerca giornalistica e quasi documentaristica, da parte dell’autore, relativa a fatti reali legati a essi.

L’idea della struttura dell’opera è molto originale e gli elementi vanno un poco alla volta a comporre un quadro più ampio.

Quello che però a mio avviso manca è il ritmo; la storia fatica a ingranare e il lettore non viene totalmente coinvolto dalla vicenda, che si trascina perdendosi in molti particolari.

Questo purtroppo penalizza molto il libro, che sarebbe altrimenti di grande valore visti gli innumerevoli aspetti originali che lo contraddistinguono e che hanno portato la critica a definire Danilo Arona come il nuovo Stephen King italiano.