Torna in una nuova edizione il romanzo Palo Mayombe, di Danilo Arona.

La ricetta narrativa di Arona?

Complessa nella preparazione, elaborata nella presentazione, ma soprattutto gustosa. Esoticamente speziata: di horror e thriller, di cronaca e immaginario, di musica e magia, di delitti e malefici, di location disparate (Cuba, Ibiza, Madrid, le Key West, Messico e la provincia piemontese)… Un libro che è insieme romanzo e antologia, perché le dieci storie narrate da altrettanti protagonisti sono – e, insieme, non sono – indipendenti. Dieci percorsi che convergono all’Incubo, dieci vite legate tra loro dal sortilegio del Palo Mayombe.

Palo Mayombe 2011 è uscito questo mese per i tipi della Kipple Officina Libraria, nella collana Avatar. Questa la quarta di copertina: “L’oscuro richiamo dell'Africa centrale, dei suoi rituali magici e della musica ancestrale, degli schiavi deportati e delle pratiche “nere”, sono il coacervo di energie e credenze, di misteri e superstizioni su cui Danilo Arona costruisce una trama incalzante a tratti occulta, a tratti orrori fica. Il Palo Mayombe è una segretissima tecnica, a suo modo raffinata, di comunicazione con gli spiriti dei morti. Nell’aldilà dei congolesi e dei nigeriani non esistono sostanziali differenze tra spiriti e demoni.”

Danilo Arona, Palo Mayombe 2011. Collana Avatar, Kipple Officina Libraria, pp. 272, € 15,00.

Disponibile anche in versione e-book: http://www.kipple.it/index.php?route=product/product&path=104&product_id=209

Abbiamo colto l’occasione per sentire Danilo Arona…

 

Danilo: mi sembra che, tra i tanti lavori che hai pubblicato, "Palo Mayombe" appartenga al gruppo di quelli a cui sei più affezionato. Cosa vuoi aggiungere, da padre del romanzo, alla quarta di copertina, per ingolosire i lettori che non ti conoscono?

In effetti... Non smentisco.

“Palo Mayombe”, scritto fra il 2002 e il 2003, è stato un discreto esperimento alla “Rashomon” di Kurosawa, ovvero più voci narranti e altrettanti punti di vista che in progressione temporale raccontano gli sviluppi planetari di un maleficio mortale “a catena” iniziato nel 1989 in Messico, dentro il tristemente famoso “ranch della morte” di Matamoros. Sviluppi che forse, per come la vede l'autore, proseguono ancora oggi. Confesso che probabilmente in modo del tutto casuale ho anticipato la tecnica narrativa a incastri sperimentata da Takashi Smimizu nei film della serie Ju-On (The Grudge) che intendeva visualizzare la famosa maledizione secondo diversi piani percettivi. E' un lavoro che può interessare tutti gli amanti del genere horror/ noir ancorato alla cronaca in modo non pretestuoso. Qui ho tentato di mettere in scena personaggi reali e altamente verosimili in ambienti molto diversi, alcuni dei quali assai familiari (Ibiza, la Spagna, l'Italia del nord). C'è pure un lungo capitolo sulla cantante Sade Adu, che intende spiegare le vere ragioni della sua scomparsa dalla scena di circa un decennio fa. E infine tento di raccontare qualche verità sul cosiddetto “narcosatanismo”, che non è soltanto una parola ad alto indice di suggestione.

 

“Palo Mayombe” è stato già pubblicato in precedenza, alcuni anni fa, da Flaccovio. La versione "2011" è un testo rivisto?

Rivisto, con qualche aggiornamento. E con sei cartelle in più, in gergo cinematografico versione uncut. E' ovvio che si rivolge a un target nuovo di lettori, soprattutto di area “connettivista”. Devo render merito agli amici di Kipple di avere identificato in “Palo Mayombe” un testo in linea con la filosofia programmatica del movimento (il fantastico disancorato dai confini del genere, la fiction come specchio deformante della realtà e la realtà stessa che perde i suoi connotati reali...) e di avermene proposto la ristampa. E' un percorso – per me che sono autore mai preoccupato delle definizioni – quanto meno curioso ma significativo. La prima edizione di “Palo Mayombe” edita da Dario Flaccovio stava in una collana dove campeggiava una sorta di bollo con dentro la scritta “contaminato” e ora esce in una collana che si chiama “Avatar”, avanguardia del connettivismo. E' un destino editoriale che mi rispecchia a suo modo. In questi anni mi sono reso conto di essere un oggetto strano anche all'interno dell'horror, categoria nella quale mi ficco per comodità anche se tutti sanno che non mi sono mai lasciato andare a percorsi tradizionali o “modaioli” (dove sarebbe pure facile muoversi). La conseguenza è una produzione, la più coerente possibile dal mio punto di vista, ma difficile da inquadrare come territorio di pertinenza... Perché poi alla fine qualsiasi editore ha bisogno di sentirsi rassicurato, per ovvi motivi distributivi e “di scaffale”, sul genere e sullo steccato di riferimento. E' un tipo di rassicurazione che non sono mai certo di poter dare al cento per cento. Ma quello sono io, con nessuna intenzione di cambiare. Chi mi ama, mi ama per questo motivo. Però constato, per quel che riguarda “la musica che gira intorno”, che la narrativa di tensione è sempre più indefinibile, ibrida, “meticcia”. Come il mondo di questi tempi, mi verrebbe da dire.

Già che ci siamo... A cosa stai lavorando di nuovo?

A una storia ambientata nell'ottobre del '62 nello scenario di Montebuio, familiare a chi ha letto “L'estate”, pubblicata da Gargoyle Books. Si svolge lassù, durante la crisi dei missili di Cuba. Alcuni ragazzini impareranno a convivere con il terrore planetario trasmesso loro dagli adulti che temono lo scoppio della guerra nucleare. Ci lavoro sì, ma non sono solo, anzi me ne sto il più defilato possibile. La voce narrante è quella di un'autentica ragazzina di quattordici anni, Micol Des Gouges, che ha dato voce al personaggio di Lisetta, di primaria importanza già nel primo libro. Credo – anzi, farò in modo che sia così – che se lo firmerà lei da sola, in prima persona. Non mi piace il presenzialismo a tutti i costi. Usciranno parecchie mie cose nel corso dell'anno, tutte su commissione. E' gratificante, splendido per un autore. Però vorrei dimagrire. E, se possibile, concentrami su qualcosa di veramente “nuovo”. Missione non facile. Ma a me non piacciono le vie comode. Grazie, Fabio, come sempre per l'attenzione.

L’autore: “Danilo Arona, classe 1950, giornalista, scrittore, musicista, e ricercatore sul campo di "storie ai confini della realtà", critico cinematografico e letterario ("Cinema&Cinema", "Focus", "Primo Piano", "Carmilla", "HorrorMania" e "Il Corsaro Nero"),  saggista di cinema horror e fantastico (Guida al fantacinema, Guida al cinema horror, Il cinema di Stephen King e Wes Craven - Il buio oltre la siepe). Ha collaborato con vari giornali e riviste ("Il Piccolo" di Alessandria, "Notes", "La Stampa" e "La Guida della Notte", "Robot", "Aliens").

Da anni si dedica stabilmente alla narrativa, elaborando un personale concetto di horror italiano, legato alle paure del territorio.

Decine sono i titoli dei suoi romanzi, citiamo solo quelli usciti negli ultimi 3 anni: Finis Terrae (2007, Segretissimo n. 1531, Mondadori), Melissa Parker e l’incendio perfetto (2007, Dino Audino Editore), Santanta (2008, Gruppo Perdisa Editore), La croce sulle labbra (con E. Rosati, 2008, Segretissimo n. 1540, Mondadori), Pazuzu (2008, Delos Books), Ancora il vento piange Mary (2009, Phasar Edizioni), L’estate di Montebuio (2009 Gargoyle Books), Ritorno a Bassavilla (2009, XII Edizioni), Stirpe in Il mio vizio è una stanza chiusa AAVV (2009, Il supergiallo Mondadori 38), JAY.rtf in Archetipi AAVV (2009, XII Edizioni), Egun in Bloody Hell. Storie di demoni e angeli caduti AAVV (2009, Demien Edizioni), Bad Vision (2010, Urania Epix 11, Mondadori). Ha curato l’antologia AAVV Bad Prisma (2009, Epix Mondadori).