Si tratta di Danilo Arona.

 

L’ultima volta che ho aperto il dossier “Segretissimo italiano” è stata lo scorso aprile. Ci ho infilato dentro con estremo piacere il file dedicato alla prima missione di Claudia Salvatori nella storica collana di spionaggio – e trame affini - della Mondadori edicola.

Poi, non ho archiviato nuovamente il dossier.

Sapevo che presto ci avrei rimesso mano.

Sapevo che altri nomi del panorama narrativo italiano erano pronti a prestare servizio in quella che simpaticamente è nota, fra addetti ai lavori e anche fra numerosi lettori, come l’Italian Foreign Legion: un appellativo coniato anche in ragione del fatto che – per molto tempo – gli scrittori nazionali che l’hanno animata si sono celati sotto disparati alias. Una vera Legione Straniera. Certo, le cose sono cambiate. Ora le scelte che hanno portato a privilegiare in toto l’uso di pseudonimi, sono rientrate. E i nuovi arruolati non hanno bisogno di agire in copertura.

Sapevo anche che nuovi protagonisti seriali erano pronti a giocarsi la vita, per l’evasione del lettore.

Nondimeno, quando Sergio Altieri, editor della Mondadori edicola, ha intanto calato giù un jolly come Danilo Arona, ammetto di essere rimasto piacevolmente spiazzato.

Le doti di Danilo ne fanno un riconosciuto araldo nazionale di un horror contaminato, a modo suo quasi neogotico: una pianta a tratti fantastica che affonda però salde radici nella terra malata dell’attualità e della cronaca, attingendo nel contempo vitalità dalle inquietudini umane: quelle senza tempo, riconducibili ad ancestrali paure, e quelle moderne, ansie consumanti e pazzie latenti.

Il suo nome si accompagna spesso ad autori come Gianfranco Nerozzi ed Eraldo Baldini, per alcune caratteristiche comuni.

In tal senso, un po’ di sorpresa. Prima di leggere Finis Terrae, mi chiedevo come Danilo Arona avrebbe interpretato, a modo suo, gli intrighi e l’azione che – in misure, modi e stili estremamente differenti – costituiscono il filo rosso della collana lungo i decenni della sua storia editoriale.

In Finis Terrae, come in molti thriller contemporanei, non manca l’intrigo internazionale, all’ombra del crimine organizzato e con la presenza terroristica di cellule legate ad Al Queda. Ma non manca nemmeno Bassavilla, simbolo della provincia italiana, già al centro di Cronache di Bassavilla (Flaccovio), libro con cui Arona è stato nella rosa dei candidati al prestigiosio Premio Scerbanenco nel 2006. E non mancano molti altri elementi della narrativa aroniana, con un'unica sostanziale eccezione: qui, l’autore, deve contenere la sua vena fantastica, riconducendola alle credenze magico- rituali di alcuni personaggi.

Ma bando alle ciance: lasciamo parlare Danilo Arona.

Danilo, è un vero piacere darti il mio benvenuto in questa rubrica. E soprattutto, da lettore affezionato della collana, accoglierti in Segretissimo. Un nuovo rappresentate della narrativa italiana, che va ad accrescere il nutrito ed eclettico team dell’Italian Foreign Legion di Segretissimo. Una bella compagnia, non trovi?

Bellissima. E tutti amici, di vecchia o più recente data. Con unità d'intenti e un'analoga visione della vita e della narrativa.

Ci sono alcuni dei veri professionisti della parola scritta in Italia... Spero di essere all'altezza.

Lo sei. Tra l’altro, un esordio in collana senza alias, come già era successo qualche mese fa per Claudia Salvatori, con la sua serie Walkiria Nera. Segno che il lettore è finalmente pronto ad accettare, a tutti gli effetti, un nome italiano in “ogni” narrativa di genere, o piuttosto una coraggiosa e dovuta presa di posizione editoriale per creare la consapevolezza di una realtà nazionale di qualità, per quanto con forme stilistico/espressive differenti?

Credo che le aperture editoriali non vengano da sole. Negli ultimi anni  sono giunti precisi segnali dal pubblico che compra e che legge libri legati alla narrativa - per capirci - "di tensione". E anche, per esempio, dal pubblico dei serial TV. Il cross over intelligente mi pare sempre più gradito. E, forse, la sua esistenza e la sua interessantissima evoluzione sono specchio di una realtà planetaria in cui a livello percettivo convivono in ammucchiata, non so quanto allegra, le tecnologie più avanzate e zone d'ombra dalle ricadute quasi "magiche". Pensiamo solo a quel che mediamente il pensiero occidentale intravede dietro la parola "Al Qaeda": una sorta di setta i cui membri vivono  nelle grotte ai confini del Pakistan, in grado però di far saltare in aria treni e aerei nelle capitali d'Europa... Non mi voglio allargare, ma sono tra quelli che non abboccano per nulla a questo grottesco stereotipo post-11 settembre. Però l'uomo medio in Europa questo percepisce: da una grotta nel monte Herat (forse) un tipo con la barba lunga (ora grigia, ora tinta...) lo tiene in scacco e gioca con le sue paure. Bisogna prenderne atto. E una constatazione del genere non  può non riverberarsi nella fiction tanto nel noir che nell'horror, tanto nella spy story che nel mainstream. E avanza, e forse s'impone il cross over...

Sii sincero: sino a qualche tempo fa, Danilo Arona, veterano dell’horror, del fantastico, della provincia italiana inquieta e a volte spettrale, avrebbe mai pensato di pubblicare per Segretissimo, un giorno?

Io sono sincero... Assolutamente no. Un uomo straordinario che si chiama Sergio (Altieri) ha deciso di farmi questo regalo.

 

Per quanto la tua produzione letteraria prediliga altre atmosfere, da lettore hai sicuramente amato anche qualche spy story tra quelle d’impostazione classica e/o tra gli action thriller spionistici di più recente gusto. Sei su Spie nel mirino: qualche nome, qualche titolo, “devi” farcelo!; )

Io compero tutti i libri che hanno a che fare con l'Apocalisse, soprattutto quella annunciata... Perciò ho consumato - in passato, ma non disdegno affatto di farlo oggi - parecchi Bond (sia Fleming che Benson), qualche Tom Clancy, l'adorabile Stephen Gunn, Jean Bruce, ancora Altieri (quello di L'occhio sotterraneo e della serie Sniper)... ma, per dovere di cronaca, dovrei pure citare tutto il filone cinematografico italiano di derivazione bondiana in voga alla metà degli anni Sessanta. Agenti segreti con sigle incredibili, da 077 a 008, 009 e via numerando... Agente 008 operazione sterminio con Alberto Lupo che fa il verso a Sean Connery è uno scult incredibile! Ci andrebbe un Tarantino per riscoprire questa stagione d'oro del B movie italico.

Concentriamoci su Finis Terrae. Partiamo dal titolo, evocativo e simbolico, direi…

Finis Terrae, ovvero Apocalisse, Giorno del Giudizio... Ed è uno dei luoghi dell'azione, il "finis terrae" lusitano in Portogallo, appunto Sagres. Come non approfittare di una così ovvia ambivalenza linguistica?

Passiamo alla copertina, anche se in modo pretestuoso, allo scopo cioè d’infilarci direttamente nel cuore di Finis Terrae: questa volta, niente affascinante “donna con pistola”, sulla copertina. Bensì tante croci, a rappresentare centinaia di donne, morte e sepolte a Ciudad Juarez, Messico. E non è fiction. E’ realtà. Nel romanzo, ti basi infatti sul  tragico evento di cronaca messicana, riproponendolo in chiave narrativa.

Non sono il solo. So che stanno per uscire altre fiction basate sulla tragedia di Ciudad Juàrez. Ed è tutto sommato logico. E speriamo utile... La vicenda delle donne assassinate e sepolte nel deserto messicano è una delle tragedie silenziose della nostra epoca. Bisogna parlarne e scriverne. Persino un film "divistico" e schematico fino alla miopia come Bordertown può servire.

In un ipotetico format di Segretissimo, spaziare almeno in un paio di ambientazioni è di norma. Anche Finis Terrae presenta vari scenari. Quello di Ciudad Juarez – l’abbiamo appurato - è imprescindibile dalla trama. Bassavilla fa parte dell’immaginario narrativo di Arona, sia quando sceglie la strada realistica che quando si avventura in atmosfere più fantastiche. E come tale, torna. La scelta di Sagres, invece, come nasce?

Ci sono stato. E' una location incredibile per storie thriller, come tutto l'Algarve senza dubbio. A Sagres, un po' di anni fa, iniziai a raccogliere appunti per una bozza di storia di cui avevo chiaro soltanto il titolo, Il vento delle montagne morte. Materiali che poi sono finiti in Finis Terrae... Scogliere a strapiombo, mare che ulula, il vento che non ti abbandona mai. E la cronaca, come spesso mi capita,  ha poi confermato che non sbagliavo: sono gli stessi luoghi che ospitano, si fa per dire, la misteriosa vicenda della piccola inglese scomparsa, Maggie.

Alcuni lettori potrebbero ancora non aver familiarizzato con la tua Bassavilla. Forse perché non conoscono la “tua” provincia piemontese, perché non hanno mai visitato il sito di Carmilla, o letto “Cronache di Bassavilla”…

Non credo sia una grossa difficoltà. Bassavilla in Finis Terrae è la tipica, anonima città di provincia, armadio - che dovrebbe restare chiuso - di troppi scheletri.

C'è la mafia locale venuta a patti con quelle d'importazione, ci sono i compromessi, i silenzi, le stranezze dei "paesoni" dove poi alla fine tutti si conoscono... Non ho volato così tanto con la fantasia.

A proposito: mi sembra che Flaccovio abbia previsto un ideale seguito a Cronache di Bassavilla: una proposta antologica di autori vari. Puoi anticiparci qualcosa?

Cronache di Bassavilla - Gli altri, con un "team eretico" di scrittori che si cimenteranno ognuno con una propria, particolare versione di Melissa, il fantasma della strada che "infestava" le pagine del capostipite. Una "sporca dozzina" di amici eccezionali, ma al momento - per serietà - concedimi di non svelare nomi, sino a quando non ho ricevuto tutti i contributi. Anticipo solo che siamo a metà dell'opera. Spero in un libro che faccia il botto. I racconti che mi sono già pervenuti sono geniali...

Finis Terrae propone una notevole galleria di personaggi, di cui Casone, Quintana e Mara sono solo i protagonisti principali. Senza svelare troppo: carrellata sui personaggi, please…

Casone, il chitarrista che a Bassavilla la gente considera un menagramo, proviene dalle pagine di Palo Mayombe. E' un uomo tormentato e solitario che si fida soltanto della sua Fender Stratocaster e che tenta invano di farsi gli affari suoi. Carlos Quintana è un poliziotto portoghese che ci vede lungo ed è la mia unica concessione agli stereotipi del genere. Mara Lunati è un mistero perverso racchiuso in un corpo da favola. E, in fila indiana, gli altri due del gruppo dei Lostress, anche loro vecchie conoscenze per chi ha letto Palo Mayombe, così come il maresciallo Saverio Assenza. E i cattivi: il boss che è una macchina di crudeltà, Mansour al Sharif a cui piace uccidere e complottare con le cupole del terrorismo internazionale, Gloria che gestisce il Pepes Club e che tenta il colpaccio della sua vita... E qualche altro secondario che funge da "coro greco".

Cito da Finis Terrae: “Ma la potenza che riusciva a sprigionare certa musica: quella avrebbe dovuto essere l'unica forma di violenza in grado di accomunare il genere umano. E in quell'energia Carlos Quintana decise di perdersi. Almeno per qualche minuto.”

Ancora una volta, la musica è presente in modo palpabile, vivo e attivo nella tua narrativa.

Sto ancora in giro a suonare con un gruppo rock che si chiama Western Comfort, che devo dirti?

La musica è un pezzo della mia vita. La musica, la notte, i locali un tempo fumosi... Peccato invecchiare, accidenti. Negli ultimi due, tre concerti, mi si è bloccato di colpo il dito indice della mano sinistra mente svisavo sul tema di Little Wing... Mi piacerebbe essere così bravo da poterne scrivere - un chitarrista signor nessuno che invecchia e le cui dita periscono in preda all'artrite senza che nessuno al mondo se ne accorga... - lasciando da parte per una volta la letteratura di genere. Boh, vediamo...

 

Da cultori di vecchia data del fantastico, sicuramente entrambi ricordiamo bene l’infelice frase “un disco volante non può atterrare a Lucca”, alla quale si sono opposti strenuamente vari autori italiani di fantascienza. Un pregiudizio che in Italia è stato di volta in volta applicato, in realtà, a vari generi letterari. Allora, Danilo: è possibile ambientare qualsiasi tipo di narrativa di genere, in Italia? E se sì, è stato dimostrato in modo adeguato o c’è ancora strada da fare?

Secondo me in Italia puoi ambientare quel che credi. Lo hanno dimostrato scrittori come Baldini, Nerozzi, Manfredi, Claudia Salvatori, l'Altieri de L'uomo esterno, il Di Marino di Gangland, per limitarmi ai primi che mi vengono in mente.  L'importante è convincerne il pubblico.

E insistere. Certe location italiane sono altrettanto efficaci quanto i dintorni di Los Angeles o il Maine di King.   

La vicenda delle morti di Ciudad Juarez è stata protagonista anche di un recente numero del fumetto Dampyr. Lo leggi? Quali sono i tuoi fumetti preferiti?

Dampyr non lo leggo, ma possiedo tutti i Dylan Dog. E di casa Bonelli seguo Nathan Never e Magico Vento. Se devo poi risalire alla mia infanzia: Flash Gordon, Mandrake, L'uomo mascherato, e tutto quello che ho potuto raccattare sul fronte del fumetto horror, da Stan Lee ai vecchi Creepy, dal mitico Horror di Gino Sansoni ai più recenti Il Corvo di O'Barr o la misconosciuta - stupenda - serie di Route 666... Ehi, ma come posso dimenticarmi di Diabolik, Kriminal, Satanik, Genius, Jacula e Zora? Temo di avere letto tutto quello che c'era da leggere.

La spy story, e parenti stretti, per il suo intrinseco legame alla realtà e alla geopolitica, pur nel rispetto dei dettami fiction, è un genere con grandi potenzialità. Soprattutto in chiave di attualità. Di affari sporchi, legati al mondo delle intelligence o dei poteri più o meno segreti, ce ne sono. La Guerra Fredda ha chiuso solo un ciclo, un settore. La cosiddetta globalizzazione ha persino incasinato il tutto. Sono globali le multinazionali, è globale il terrorismo, sono globali e connesse le innumerevoli organizzazioni criminali. Tutto questo è materia per il thriller spionistico. Una tua opinione…

Uno slogan, poi scartato, per il lancio di Finis Terrae recitava testuale: "il nuovo, insopportabile volto del crimine organizzato in grado d'intrecciarsi con l'ossessione planetaria del terrorismo si chiama globalizzazione". Ed è anche la mia opinione.

La cronaca, da ogni angolo della Terra, ce lo conferma.

A Cronache di Bassavilla abbiamo già accennato. Cosa vuoi aggiungere su questo fortunato volume edito da Flaccovio, giunto tra i candidati del Premio Scerbanenco?

Il demiurgo dell'operazione Flaccovio è stato Luigi Bernardi che mi ha ha chiesto di scegliere un certo numero di "Cronache", tra  quelle apparse su Carmillaonline, per trasformarle in un libro con un suo percorso leggibile. Da qui sono partito con il plotline di Melissa (che, lo ripeterò sino alla nausea, è una storia che ho scaricato dalla rete, da un sito che si chiamava Melissa1999) e ne è scaturito un libro d'intenzionale, rara ambiguità: non capisci se è un saggio, un romanzo, una raccolta di "cronache" e soprattutto non capisci dove arrivano la "cronaca vera" e l'invenzione dell'autore. Da allora Bernardi è nel mio cuore.

A chi piacerà Finis Terrae, dovremmo subito consigliare Black Magic Woman, o sbaglio?

Ma sì... mi ci fai riflettere tu. Black Magic Woman è il volto horror del terrorismo globalizzato, una partita che si gioca fra corpi sottili e dimensioni invisibili. Con una spiegazione dentro, tutta sua, dell'attentato alle Twin Towers.

Parlaci un po’ ora di altri tuoi libri: sia la produzione narrativa (Palo Mayombe, Rock, Il vento urla Mary, La stazione del dio del suono…) che quella saggistica (a. e. L’ombra del dio alato).

Guarda, io ho sempre tentato di fare qualcosa di diverso, di non allineato e di poco conforme. E di sicuro l'ho pagata, soprattutto all'inizio. Non è facile spiegare a chi ti chiede "che cosa scrivi?", rispondere nello spazio di qualche secondo e suonare esaustivo. Di certo la paura - le paure - e l'apocalisse (soprattutto quella che percepiamo quotidianamente) sono le linee portanti della mia produzione, tanto saggistica che narrativa.

Ma non per questo mi reputo, ad esempio, uno scrittore horror tout court. Non sarei minimamente in grado di scrivere storie di vampiri, ad esempio - perchè poi, gira e rigira, trasgredisci o modernizza, c'è sempre qualcuno che morde nel collo di qualcun altro. Ma di sicuro questo è un mio limite: la paura più grande è per me ciò che non si vede, quel che si percepisce o che intravedi subliminalmente ai confini dell'occhio. I miei libri camminano su questo tracciato: dalla Trilogia della Schiena del Drago (dove le paure immaginarie prendono vita e interagiscono in solido con le esistenze dei vari personaggi) a Palo Mayombe e il suo innaturale sequel, Black Magic Woman, dove i misteri della cronaca lasciano spazio all'immaginazione dell'autore e dei lettori. Rock e Il vento urla Mary restano tentativi, molto eccentrici, di trarre linfa gotica dal più voodoo dei chitarristi moderni, Jimi Hendrix, e ne Il vento urla Mary ho anche tentato di proporre un nuovo tipo di fantasma (Pippo, l'aereo disturbatore, altro volto dell'Apocalisse storica, quella quotidiana e notturna del tempo di guerra). Certo, io parto sempre dalla cronaca, soprattutto quella irrisolta... Spesso ci trovi degli input credibili, ma tante volte non puoi scriverne per non offendere sensibilità già sin troppo provate. L'ombra del dio alato?
E' il saggio "impossibile" su un personaggio-cult, citato in poche righe da Blatty all'inizio de L'esorcista... Una scommessa, un'impresa quasi assurda, ed è un libro che è andato benissimo. Pazuzu, certo, è un'ossessione... Lo cito spesso e fa una comparsata, mica da poco, in Tufanaltorab, il racconto che ho scritto per Anime nere. Magari qualcuno non se ne è accorto.

L’esperimento delle Tre bocche del drago (Larcher Editore)?

Ottimo, per quel che mi riguarda. Qualcuno, forse, non l'ha apprezzato, ma è il destino del genuino sperimentalismo. In verità, c'è anche chi al cinema si alza e se ne va, dopo dieci minuti di Inland Empire, che posso dirti... Bastava, in realtà, fruirlo come una normale antologia "streghesca", tenuta assieme dalla cornice dei vecchi narratori del Circolo del Venerdì. Esattamente, come quei vecchi film, grandiosi, della Amicus, Le cinque chiavi del terrore, La bottega che vendeva la morte, etc..., ovvero short stories dentro una cornice. Non era nulla di così "estremo"... ma certe reazioni la dicono pure lunga sul "conservatorismo" intellettuale di qualche fan della letteratura horror.

C’è un fil rouge che lega la maggior parte della tua produzione?

Sicuro. Palo Mayombe nasce da un racconto di Il vento urla Mary, mentre Black Magic Woman è l'elaborazione di uno spezzone del primo, ma è pure il sequel della novelette La stanza dei vetri rotti che apparve sull'antologia Jubilaeum.

E poi c'è Bassavilla che li contiene tutti, da Rock in poi. Casone compare in Palo Mayombe, nel racconto La culla di Giuda e in Finis Terrae. Bassavilla è modellata su Alessandria, ma è una città sostanzialmente "psichica"... Qualche recensore particolarmente attento ha scritto che i miei libri sono i capitoli "da montare" di un unico, troppo vasto romanzo. Credo di poter concordare.

A quale dei tuoi lavori sei più affezionato?

All'ultimo che ho appena consegnato a Luigi Bernardi per una nuova iniziativa editoriale. S'intitola Santanta. Luigi dice che è la mia storia più paurosa. Forse è vero.

Quali libri altrui ti sono invece più cari?

Che dirti? Centinaia... Non andando più indietro degli anni Settanta e decennio successivo, Città oscura di Altieri che fu una rivelazione, Shining di King, l'incredibile La casa dei fantasmi di Peter Straub, Non guardare adesso di Daphne du Maurier, tutto Matheson... ma, per essere coerente, dovrei citare tutto quel che lessi da ragazzino, un'incredibile ammucchiata che comprendeva Oscar Wilde, Poe, Lovecraft, Henry James, i romanzi di Dracula e i KKK (robaccia da edicola, si diceva allora), il Jack Finney di Gli invasati, il Robert Bloch di Il passato che urla... Ma, insomma, è meglio che m'interrompa. Ce ne stanno troppi.

In genere, prediligi uno stile secco, con capitoli brevi. E percorsi di vari protagonisti, di più o meno pari importanza: linee narrative che si intersecano, si ramificano, si interrompono, ma nel loro intrecciarsi portano all’epilogo grazie a uno svolgimento senza sospensioni. Commento mio sul quale concordi?

Concordo, è una tecnica che usano in tanti. Ma dev'essere surrogata da fatti, belli e solidi. Altrimenti è un'esibizione scolastica per catturare la benevolenza del lettore.

Del tuo rapporto con la musica abbiamo già parlato. Non possiamo non affrontare il cinema, con Danilo Arona. Quali influssi sulla tua narrativa?

Influssi micidiali, fondamentali. Chi di cinema se ne intende o è un semplice appassionato, può divertirsi a ritrovarli disseminati, a volte sono inconsapevoli e altre a bella posta, nei miei plot. In Tufanaltorab, per non menare il can per l'aia, li elenco all'inizio del racconto e sono ben cinque in poche pagine. Purtroppo non posso farne a meno. Ma a quelli come me il gioco piace. Spesso è sufficiente captare una frase dallo schermo per scatenare l'evoluzione di un plot... in un recente film sulla battaglia di Alamo, uno dei protagonisti dice a un certo punto: "Vogliono che cominciamo a vedere fantasmi ovunque"... è un suggerimento straordinario... il fantasma come icona del terrorismo di stato e del potere che soffoca il libero raziocinio.

A costo di essere scontato… Progetti per il futuro? O si tratta di materiale “segreto”?

Non mi ritengo così importante da arrivare a definire il mio "materiale segreto". Sta per uscire un mare di roba, ma si tratta pure di coincidenze casuali dato il mio "nomadismo" editoriale. In ogni caso, a metà ottobre, esce per Dino Audino Melissa Parker e l'incendio perfetto, uno spin-off di Cronache di Bassavilla con un'"altra" Melissa che arriva dal Kent... E' indipendente dalle Cronache, non è un sequel, è proprio un'altra storia, anche se un paio di personaggi da lì provengono. Prima della fine dell'anno  esce per Noubs Tutto il nero del Piemonte, un'antologia noir e non solo, da me curata e con ventidue scrittori piemontesi tra cui i grandissimi Sergio Pent, Alessandro Defilippi, Angelo Marenzana e altri. Nel 2008, non so dirti in che ordine, ci saranno: La croce sulle labbra, un medical thriller a quattro mani con Edoardo Rosati per Mondadori, Santanta per Perdisa Pop e Cronache di Bassavilla - Gli altri per Flaccovio, di cui sono soltanto curatore E non ti ho detto tutto, perché ci sta pure qualcosa che esce sotto pseudonimo... Scrivo troppo?... Assolutamente sì. Tutto è troppo in questi ultimi due o tre anni della mia vita. Ho 57 anni e il tempo mi sta fottendo. Io tento di remargli contro. Alla fine perderò.

Perdiamo tutti.

Acc… Dopo questa tua frase, mi sento a un po’ a disagio a dire che siamo… in chiusura. Di intervista, ovviamente!

Grazie delle tue risposte. Prima di un bel abbraccio di commiato, spara la tua ultima cartuccia!

Casone tornerà per scoprire che fine hanno quei ventinove uomini "vaccinati" nell'operazione "Total Eclipse" e di cui si è persa ogni traccia. Sarà affiancato da una pupa mozzafiato e psicopatica, una spia chiamata in codice Predatrix. Lo scenario sarà proprio da "fine del mondo". Titolo provvisorio di lavorazione: Finis Terrae 2 - Croatoan, a quattro mani (ancora) con il mio fratello di sangue Edo Rosati... se ce la facciamo, perché sul fronte del "troppo che stroppia", il Rosati è messo peggio di me. Grazie dell'attenzione, Fabio, e un salutone ai tantissimi lettori di "Spie nel mirino".

http://www.daniloarona.com/