Che romanzo strano. Che saggio affascinante.

E che mix curioso tra i due!

Storia naturale dei giganti è in effetti due libri in uno, intersecati tra loro come una sfumatura di colore che passa da una tinta a un'altra in modo quasi impercettibile.

Il primo di questi libri è un arguto saggio letterario sui giganti dei poemi cavallereschi. Proprio loro: esseri umani o umanoidi più grandi del normale, dai modi spessi animaleschi - quasi più affini ai comportamenti dei rettili che a quelli dei mammiferi - e che armati di rozze clave, corazze improvvisate e scarti di ferramenta custodiscono ponti e passaggi. Il perché, non lo si sa bene. È un po' lo stesso smarrimento esistenziale che hanno i giganti stessi, che rapiscono giovani e avvenenti principesse, senza poi saper bene cosa farne (salvo essere sconfitti inequivocabilmente dal paladino di turno, in cerca di avventure e di donzelle-trofeo da salvare: loro sì, i cavalieri, sapendo bene che ringraziamento chiedere in cambio alla fanciulla tratta in salvo).

Storia anche un po' triste, questa dei giganti, qui dipanata per la prima volta con rigore metodologico: la cronologia dei poemi epici si srotola infatti dal Trecento al Don Chisciotte, passando ovviamente per l'Orlando nei suoi vari stati emotivi (da Furioso a Innamorato) ma anche per il Morgante di Luigi Pulci (in cui è proprio un gigante l'eroe eponimo dell'opera) e per altri componimenti minori o successivi, non ultimo - se non in senso strettamente cronologico - per l'Altrove di quel genio mai troppo apprezzato che fu il francese Henri Michaux.

Ma il libro di Ermanno Cavazzoni è anche un romanzo. L'estensore di questo "saggio naturalistico" sugli sfortunati giganti è infatti un uomo con una storia personale altrettanto svagata, i cui eventi diventano sempre più spesso note a margine alle pagine del sagggio, richiami fra la vita improbabile di questi esseri fantastici e l'ancor più improbabile esistenza da studioso privo d'amore, fino a trasformarsi in vere e proprio pagine di diario.

La storia dei giganti e la storia dello storico dei giganti si compenetrano e si fondono, e pur potendo essere gustate in modo completamente autonomo, si motivano e si rispecchiano con un risultato finale assai piacevole.

Delicato e surreale, arguto e sognatore, questo è un romanzo unico nel suo genere: consigliato particolarmente a chi, almeno una volta, ha poggiato i gomiti su un volume di epica cavalleresca e ha sognato di vivere altre vite.