Subito dopo l’uscita nel 1973, The wicker man, diretto da Robin Hardy, alla sua opera prima, e sceneggiato da Anthony Shaffer, si avvolse dell’aura di film scandalo, tanto da circolare per anni in copie sforbiciate qua e là dalla censura. Arguta digressione, sotto forma di thriller d’atmosfera, sulla antinomica contrapposizione tra culti pagani e ortodossia cattolica, questa pellicola - interpretata da due attori feticcio delle produzioni cult Hammer degli anni Sessanta, come Christopher Lee e la "vampira" Ingrid Pitt, oltre a Britt Ekland, che si esibiva in una danza sensualissima, volta a turbare i sensi del protagonista Edward Woodward - è stata una fonte di ispirazione costante per tutti quei registi chiamati a creare situazioni orrorifiche in ambienti naturali e, per così dire, alla "luce del sole".

Seguendo quella strategia del remake, che ormai da anni, soprattutto nell’ambito del cinema di genere, caratterizza l’industria hollywoodiana, Neil LaBute, quarantatreenne regista americano di formazione teatrale, rivelatosi con due importanti produzioni indie come Nella società degli uomini e Amici e Vicini – film di rara e straordinaria ferocia, caratterizzati da uno stile quanto mai asciutto e minimalista – poi convertitosi purtroppo ai film di alto budget, come Possession, dietro l’input del produttore e attore protagonista Nicolas Cage, riprende la sceneggiatura originale di Shaffer, attualizzandola e modificandola. In peggio.

Se il film del ’73 narrava di un sergente di polizia cattolicissimo, tanto da preservare ancora la sua verginità per il matrimonio, che si poneva in conflitto con la libertà sessuale e i riti dionisiaci degli abitanti della remota isola scozzese di Summerisle, dove era stato inviato per rintracciare una ragazzina lì scomparsa in circostanze oscure e riportarla a casa, LaBute si guarda bene dal riproporre le sequenze politicamente scorrette del prototipo (Hollywood non gradisce tematiche di tipo religioso), trasferisce l’ambientazione ai giorni nostri (molto meno trasgressivi degli anni ‘70...) e in un’isola d’oltreoceano, dove la società neopagana, diversa ma tutto sommato felice (rappresentativa di quel bisogno di libertà e di condivisione, peculiare del Sessantotto) viene trasformata in una comunità di tipo matriarcale, grigia e inquietante. Inoltre, il cineasta americano focalizza tutto il racconto sul personaggio di Nicholas Cage, che assume la funzione narrativa del “visitatore-salvatore”, laddove Hardy aveva preferito soffermarsi sulla comunità isolana.

Svuotato di tutti questi aspetti, The wicker man - Il prescelto 2006 si presenta come un comune film di genere, peraltro male interpretato da Nicolas Cage (anche se è piuttosto raro vedere un divo morire bruciato vivo) e altrettanto mal diretto da LaBute, evidentemente poco portato per il thriller. Un film, che regala ben poche emozioni, semmai qualche sbadiglio, allo spettatore.

Sinceramente sconsigliato.

Vito Santoro

L’agente Edward Maulis riceve da una sua ex l’incarico di indagare sulla scomparsa di una bambina che potrebbe essere sua figlia. Maulis giunge così su una piccola isola la largo del Maine dove si imbatterà nei seguaci di un antico culto pagano….

Remake dell'omonimo film del 1973 diretto da Robin Hardy Il prescelto, di Neil LaBute rovescia la guida della comunità tramutando il patriarcato del prototipo, Christopher Lee nei panni di Lord Summerisle, nel matriarcato del remake affidato a Lady Summerilse (Ellen Burstyn). Remake o non remake il risultato non cambia: film fiacco, sovraparlato (e sì che non c’è molto da spiegare e l’unico elemento che andrebbe spiegato, ossia la sequenza iniziale, di fatto non lo è…), Il prescelto vivacchia come può assumendo per intero, tanto per far avanzare la storia, il rapporto uno/Cage, contro molte/donne/virago, ma fallendo per intero tutto il resto, soprattutto in termini di suspense che risulta latitante dall’inizio alla fine. Riesce in extremis a salvarsi dallo zero assoluto soltanto con un unhappy end non proprio atteso e capace di allungarsi oltre il finale stesso (in vista di un sequel?).

Nicolas Cage che zompetta travestito da orso nella scena climatica, fa già parte delle scene più scult di questo 2006 che sta finendo….

Sergio Gualandi