Non si dovrebbe parlare di uno scrittore perché finisce sotto scorta. E nessuno scrittore dovrebbe finire sotto scorta, ma se questo avviene significa che ciò che ha scritto ha saputo essere di impatto tale da costituire perlomeno un disturbo per chi è stato oggetto del libro.

Si farebbe un torto a Saviano parlando di Gomorra per motivi di cronaca, perché questo libro abbastanza difficilmente classificabile è scritto molto bene ed è estremamente avvincente: per capirlo basta la lettura distratta delle prime due pagine – quelle che si leggono in libreria per capire se comprare o meno quello che abbiamo preso dallo scaffale -, leggere dei container stipati di cinesi morti che in senso letterale andranno a compiere il loro ultimo viaggio in Cina in partenza dal porto di Napoli per capire che ci si trova di fronte a un libro scritto con il rigore del giornalista e l'indubbia capacità letteraria dello scrittore.

Libro difficile da definire: come recita il sotto titolo è un “viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della Camorra”, ma questo viaggio compiuto citando luoghi, fatti, nomi con rigore giornalistico è effettuato scegliendo la prima persona singolare che impedisce il distacco del saggio, racconta tutto il coinvolgimento personale di qualcuno che vive quella realtà e non si limita a raccontarla. Per questo Gomorra è anche un’appassionante romanzo, ammesso che sia poi così necessario trovare una collocazione.

I sentimenti dominanti che si vivono nel leggere il libro di Roberto Saviano sono l’incredulità, il rifiuto, una sorta di fascinazione morbosa nei confronti di personaggi che talvolta – se non fossero delinquenti responsabili di tanti reali omicidi e reati – potrebbero con tutte le ragioni appartenere all’immaginario tarantiniano.

La camorra di cui si parla è un’organizzazione criminale ramificata, che del linguaggio economico globale ha mutuato il concetto di “fare sistema”: come dice Saviano, camorra è un termine da poliziotti, da magistrati, da sceneggiatori. Il confine tra economica lecita e mondo criminale si annacqua, la linea di demarcazione si fa esile: tutto viene ricondotto alle merci, e in questo libro di merci si parla in continuazione, in primis quelle che arrivano nel porto di Napoli in milioni di container, invisibili finché non prendono la strada dei negozi del nord Italia, dell’Europa. E poi, a ritroso, il viaggio di ritorno delle merci sotto forma di rifiuti scaricati nelle discariche abusive gestite dalle ecomafie.

A fare da controcanto a questa gestione del business globale ci sono i personaggi di camorra, un fenomeno fortemente influenzato dalla spettacolarizzazione mediatica: ville assurdamente pacchiane di gusto holliwoodiano o in stile dacia russa costruite su quegli stessi terreni contaminati dai rifiuti tossici, deliri messianici, pulsioni di dominio contaminate da immaginari televisivi di basso livello. Boss che, nelle movenze e negli abiti, si ispirano ai gangster di Tarantino e ai divi del cinema.

Come ha detto Saviano in una sua intervista, tutto è coro e materia.

Il risultato è un libro affascinante, che lascia profondamente disturbati. È un libro che, soprattutto per chi abita lontano da questi luoghi, apre uno squarcio inatteso su una realtà alla quale si pensa forse in maniera antiquata, rammenta come la camorra e i fenomeni criminali simili – italiani o di importazione che siano – non sono un problema di ordine pubblico ma necessitano di risposte articolate e complesse. Prima fra tutte un’educazione alla legalità che, nel divenire l’organizzazione criminale sistema economico, si stempera nell’idea di profitto: si pensi a quanto racconta del mitizzato nord est italiano Massimo Carlotto, e si troveranno moltissimo punti di contatto con quanto raccontato in Gomorra.

Ma Gomorra è anche un viaggio attraverso le storie, le persone: nella durezza e lo squallore del racconto mai Saviano perde una capacità di “fare letteratura”, il suo narrare mantiene sempre alta la capacità poetica e rende la lettura appassionante.

In un panorama letterario – mainstream o di genere che si voglia – troppo spesso costruito sul puro gioco se non sul nulla, Gomorra è un libro d’impatto, necessario, forte, amaro e molto bello: non si vorrebbe davvero che quello che racconta Saviano fosse il paese in cui ci si sveglia ogni mattina, ma è importante ricordare cosa si muove sotto il paese dei reality.