È uscito a maggio del 2006 nella collana Due thriller per due autori della casa editrice Aliberti Delitti di regime, libro che ospita i romanzi brevi di due autori di gialli storici molto in voga: Ben Pastor ed Enrico Solito.

Prima di parlare di questo libro in particolare è bene fare riferimento a questo esperimento editoriale di successo della casa di Reggio Emilia.

La collana Due thriller per due autori raccoglie una serie di agili volumi che presentano due racconti lunghi, o romanzi brevi che dir si voglia, delle firme più prestigiose del panorama del giallo e del noir italiano.

Gli autori, ognuno diverso, sono abbinati per contiguità geografica, affinità di scrittura o, talvolta, per conoscenza e amicizia reciproca.

Anche in questo libro, come nei precedenti, sono presenti due titoli La camicia di Nesso di Ben Pastor e La strategia del granchio di Enrico Solito che narrano di due delitti commessi in altri tempi, di due indagini che hanno come caratteristica comune lo sfondo storico.

Il protagonista del primo racconto, scritto dall’autrice americana di origine italiana Ben Pastor, è un detective d’eccezione di nome Benito Mussolini che, quando ancora professava una fede socialista, nella Dresda del 1913, acompagna l’amico e avvocato milanese Luigi Borgonovo che ha il compito di scagionare Duilio Berta, ingegnere italiano accusato ingiustamente di omicidio.

Tutto ciò mentre fosche nubi di guerra si addensano sull’Europa.

Come tutti romanzi della scrittrice anche questo racconto lungo è un magnifico giallo, forte, intenso, emozionante e scritto con maestria.

La ricostruzione storica è, come sempre, accuratissima e i luoghi, il clima, i contesti storico culturali della Dresda del 1913 sono descritti in maniera molto gradevole.

Nel secondo racconto dal titolo La strategia del granchio, scritto da un appassionato e cultore di Sherlock Holmes, Enrico Solito, due avvocati indagano su alcuni omicidi commessi durante gli scioperi del 1898.

Il primo è l’onorevole Pescetti, unico deputato socialista di Firenze, che, giocando la carta della controinchiesta sui morti ammazzati di Sesto Fiorentino, coinvolge il suo vecchio compagno di studi e di lotta: il beffardo, ironico, acutissimo avvocato Terenzio Morosini, repubblicano in una nazione monarchica e progressista in una città conservatrice.

In questo componimento si avvertono numerosi influssi del giallo classico ma oltre a forti richiami ai romanzi di Arthur Conan Doyle e Agata Christie ci sono anche delle venature noir che non vanno ricercate tanto nel tipo di indagine condotta dal protagonista quanto nel personaggio principale e nell’ambientazione del racconto.

Sono gli anni delle lotte per il pane, dei proletari e dei contadini contro uno Stato oppressore.

Sono gli anni degli anarchici che attaccano uno Stato despota e repressivo.

La figura dell’avvocato in questo racconto poi, è una figura che starebbe molto bene in un romanzo di genere noir.

Socialista, repubblicano, libero pensatore, anarchico e ateo nell’Italia del 1898, una figura forte e indipendente per quegli anni.

È un uomo che combatte con le armi della Legge, che ha studiato e che cerca di far rispettare, anche gli stessi suoi tutori che sono portati ad abusarne.

Insomma, alla luce di quanto scritto, Delitti di regime è una lettura caldamente consigliata sia agli amanti del giallo storico che a quelli della letteratura noir in generale.