Il 31 luglio 2019 la Algama ha presentato un nuovo volume della collana antologica di Enrico Solito: Sherlock Holmes e l'arte del delitto.

La trama

Due racconti su Sherlock Holmes di Enrico Solito, un’apologia di Moriarty e la settima parte dell’Enciclopedia di Sherlock Holmes, di Enrico Solito e Stefano Guerra.

Il Krishna di Kangra – Holmes conosce Londra come le sue tasche e gli inseguimenti per i suoi vicoli sono una delle sue tante specialità. Questa volta lo troviamo alla ricerca spasmodica di un dipinto rubato al British Museum, un furto che può innescare danni gravissimi all’Impero. L’indagine si snoda veloce, senza risparmiare affetti e giovani vite, e Holmes mostra un volto umano, che si piega alla misericordia.

L'avventura del carro di Tespi – Che Shakespeare sia spesso citato da Holmes è un fatto. In questa avventura, un importante personaggio è costretto dai suoi assassini a uscire di casa, dopo aver eluso la vigilanza della scorta. Prima però lascia aperto il suo libro preferito, le opere del Bardo. Sarà partendo da questo flebile indizio che Holmes ricostruirà una terribile e intricata vicenda.

La Prefazione

Mi rendo conto: il titolo è presuntuoso, ma la tentazione di citare Chandler è stata troppo forte. Perdonatemi. Forse sarebbe stato più giusto "L'arte NEL delitto"…perché i due racconti di questo volume riguardano l'arte: da un lato la pittura della scuola di Khangra, una delle poche scuole di pittura di questo continente, dall'altra il teatro.

Del resto il nostro se ne intendeva di pittura: riconosce al volo i quadri di Kneller e Reynolds e visita le gallerie di Bond Street (HOUN), conosce la quotazione delle opere di Greuze (VALL).

Quanto al teatro il grande Shakespeare è spesso citato nel Canone (a partire dalla famosissima frase "the game is afoot", la partita è aperta, che è presa pari pari dall'Enrico quinto) e la cosa non stupisce per un gentleman britannico di buona cultura. La passione di Holmes per il Bardo è tale che Baring Gould sostenne convintamente l'idea che l'investigatore avesse girato l'America da giovane con una compagnia teatrale inglese: la cosa è secondo me destituita da ogni fondamento, ma parecchi americani lo sostengono a spada tratta. Certo è che Holmes, con la sua capacità di travestimento, i bluff che sostiene con straordinaria faccia di bronzo, la capacità di mescolarsi al popolo con la sua vulgata, aveva grandi capacità teatrali (e ricorda in).

Ma al di là di questo c'è in Hlmes una tendenza artistica, un gusto per il colpo di scena con cui sesso conclude i suoi casi, un affiato estetico nell'affrontare i delitti, che egli conosce benissimo e che imputa alla eredità di sua nonna, sorella del grande pittore francese Vernet (GREE).

Ma fatemi spendere due parole sul terzo pezzo di questo volume, "L'apologia di Moriarty". No, non sono impazzito a difendere il malvagissimo arcinemico per antonomasia, il terribile professore: lasciatemi spiegare.

Nel 2007 celebrammo a Firenze il ventennale dell'associazione USIH, tra conferenze, cene e approfondite discussioni, come sempre. Eravamo, ricordo, in uno scenario indimenticabile, la Biblioteca degli Uffizi, aperta per noi per l'occasione: una biblioteca settecentesca, un ambiente indimenticabile. E lì fu celebrato un processo: la Regina contro Sherlock Holmes. Pubblico ministero era Cosimo Maria Pricolo, legale e docente di diritto, che aveva avuto l'idea: giudice Carlo Eugenio Casini e Cancelliere, con tanto di mazza, Gianluca Salvatori. Io, indegnamente, ero l'avvocato difensore La cosa era serissima, a partire dalle toghe e dalle parrucche all'inglese che indossavamo (grande soddisfazione per me) e dalle imputazioni. Crudeltà verso gli animali (la faccenda di Hound of the Baskerville e del cagnolino della signora Hudson soppresso), omicidio del Prof Moriarty, furto e scasso (si è introdotto in varie case alla ricerca di prove), complicità e omissione di denuncia per aver risparmiato diversi colpevoli,violazione della privacy e varie altre amenità. Il tutto sulla base delle leggi inglesi dell'epoca, forniteci con competenza e lealtà dal mio dotto avversario Pricolo. Furono ascoltati diversi testimoni (la signora Hudson che era Brigitte Latella, l'Ispettore Lestrade che rea Gabriele Mazzoni, l'agente Letterario che era Stefano Guerra… e via via). Debbo dire con orgoglio che trionfai su tutta linea contro il mio illustre avversario e il mio assistito fu assolto con formula piena. Ma mentre festeggiavamo ( e intanto la fosca figura del Professor Morarty impersonato da Sergio De Agostinis avvolto in un mantello si aggirava sul balcone che correva tutto attorno la sala) mi fu fatto notare che così era troppo facile. Per dimostrare la mia competenza ed abilità avrei dovuto difendere il Prof Moriarty e non Holmes in casa sua. Punto sul vivo raccolsi la sfida, e l'anno successivo, al convegno che tenemmo a Villa Mirafiori, all'Università La Sapienza di Roma, tenni la mia arringa difensiva di quel formidabile reprobo, che potete leggere in questo volume.

Gli applausi alla fine mi confermarono che sì, Moriarty era un mascalzone, ma oggi abbiamo ben di peggio. E dal 2008 a oggi, temo che le cose non siano migliorate.

Buona lettura.

Info

Sherlock Holmes e l'arte del delitto, di Enrico Solito (Algama), 207 pagine, € 4,99