Emanuele Rode è un ambizioso giornalista con la faccia da uomo qualunque, che negli anni ‘80 e ‘90 dà la scalata al potere fino a diventare sindaco di una importante città del nordest e poi ministro degli Esteri della Seconda Repubblica. Ma nell’84, in un viaggio di lavoro in Germania - durante il quale si avventura nella Reeperbahn, il quartiere a luci rosse di Amburgo - Rode assiste a uno spettacolo dove un bambino viene orrendamente torturato e ucciso dal vivo. L’episodio gli procura un trauma tale da lasciare emergere gradualmente la parte più malata e sadica della sua psiche. Rode diventa così un individuo dalle due personalità in perenne contrasto: scintillante e di successo quella pubblica, tragica e sanguinosa quella privata. Ed è su di lui infatti che si concentra il terribile sospetto di essere il Ratto, il serial killer dei bambini, l’uomo che è diventato per tutti l’incubo con cui convivere, il male che respira. Anni di indagini non concludono nulla: il Ratto non commette errori, è imprendibile. Ma uno psichiatra dagli ombrosi trascorsi e una spregiudicata poliziotta riescono, attraverso impressionanti sedute di ipnosi, a iniziare con l’assassino una tesissima partita a scacchi dagli imprevedibili sviluppi. Piernicola Silvis, qui al suo esordio narrativo, dipana la trama di un cupo e agghiacciante thriller psicologico, i cui fili si annodano perfettamente in una storia che tiene stretto alla gola il lettore dalla prima all’ultima pagina. Un assassino qualunque è un romanzo duro e senza compromessi, che si incide nell’argilla della memoria e non va più via.

Piernicola Silvis, Un assassino qualunque

Fazi, Roma, 2006

pp. 350

Piernicola Antonio Silvis è nato a Foggia nel 1954.

Dopo la laurea in giurisprudenza, ha fatto il concorso per la carriera direttiva della Polizia di Stato, superato il quale ha avuto la nomina a commissario di polizia. Passati sei mesi presso l'Istituto Superiore di Polizia di Roma (una specie di master universitario), nell'82 è stato assegnato alla questura di Vicenza, dove ha avuto l'incarico di capo della squadra mobile (l'ufficio investigativo). Ha così diretto indagini su sequestri di persona (come il sequestro Celadon, nell'88), omicidi (fra i quali quelli di due agenti di polizia uccisi in altrettanti conflitti a fuoco con banditi, nell'86 e nel '93), rapine (tante) e su altri reati.

Nel settembre del '92, dopo le stragi di Falcone e Borsellino, ha partecipato alla cattura del numero due di Cosa Nostra siciliana, Giuseppe 'Piddu' Madonia, latitante da quindici anni. Promosso, per anzianità di servizio, vice questore, dopo Vicenza ha diretto - nel '93 - il commissariato di Pubblica Sicurezza di Vasto, poi è stato assegnato alla questura di Verona. Nel '96 è passato alla direzione del commissariato di Osimo, in provincia di Ancona, e successivamente, nel '97, alla direzione del commissariato di Senigallia, sempre in provincia di Ancona. Nel 2002 è stato promosso - per merito comparativo - primo dirigente e assegnato alla questura di Ancona con le funzioni di capo di gabinetto e capo ufficio stampa, posto di raccordo di tutta l'attività di ordine pubblico in ambito provinciale e dei rapporti con i media. In questo incarico ha ideato e coordinato, sotto la supervisione del capo della protezione civile Guido Bertolaso, l'apparato di sicurezza che è stato predisposto per l'ultima visita pastorale di Giovanni Paolo II in territorio italiano, avvenuta il 5 settembre 2005 a Loreto (Ancona), davanti a 250.000 fedeli.