Sabato, 21 ottobre 2006.

Ci troviamo all’interno del teatro cinquecentesco del chiostro di San Salvatore, a Bologna. Una cornice suggestiva e raccolta per la finale del Premio Franco Fedeli, costituito in memoria del giornalista fondatore della rivista Polizia e Democrazia (www.poliziaedemocrazia.it) e assegnato al miglior romanzo poliziesco italiano del 2005, con protagonista un appartenente alle forze dell’ordine. Il Premio è giunto alla decima edizione e, come si ripete ormai da un lustro, la fase conclusiva è inserita all’interno della rassegna Ad Alta Voce (www.adaltavoce.it).

In platea, curiosi, scrittori, affezionati del genere, giornalisti (come Henning Klüver, inviato della pagina culturale della Süddeutschezeitung); e, in rappresentanza dal capo della Polizia, il prefetto Mario Esposito, Direttore dell'Istituto Superiore di Polizia.

Sul podio, con Luca Crovi, in diretta per la trasmissione Tutti i colori del giallo su Radio Due, i finalisti: Marco Bettini, Leonardo Gori, Luigi Guicciardi e, per la sezione poliziotti-scrittori, Piernicola Silvis (Piergiorgio Di Cara è assente per motivi familiari).

Nessuno conosce il nome dei vincitori.

Il presidente della giuria, il professore Giuseppe Giliberti - docente di Diritti umani e Diritto romano presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Urbino -, dichiara vincitore Leonardo Gori, con il romanzo L’angelo del fango (vedi libri/1843). Nelle sue parole la motivazione della giuria.

“Nella Firenze devastata dall’alluvione del novembre del ’66, gli angeli del fango lavorano tra le macerie, il marciume e la puzza di nafta, per mettere in salvo le opere d’arte della città e i libri della Biblioteca Nazionale. Mentre la “meglio gioventù” si spende con generosità e coraggio per recuperare un pezzo importante del patrimonio culturale del paese, i peggiori elementi di un’altra Italia ritornano per ordire una sotterranea resa dei conti.

Il romanzo di Gori fa parte di una serie (Nero di maggio, Il passaggio, La finale, Lo specchio nero, Il fiore d’oro, alcuni dei quali scritti con Franco Cardini), in cui ricorrono personaggi chiave come il colonnello dei Carabinieri Arcieri, la studiosa d’arte Elena Contini, e soprattutto Firenze, fisicamente divisa ora dalla guerra, ora dal fiume in piena, sempre da contrasti politici e da antichi rancori. La serialità del racconto, se per un verso può sconcertare chi si accosta per la prima volta all’opera di Gori, per l’altro appaga pienamente il lettore affezionato e arricchisce lo spessore dei personaggi con nuove e interessanti sfumature.

La vicenda, a tratti molto complessa, si svolge in uno sfondo descritto con grande efficacia e potenza narrativa. Il protagonista, Arcieri, è un uomo d’ordine, badogliano nel periodo della Resistenza e successivamente legato alle istituzioni repubblicane e democratiche.

La sua integrità e la sua fedeltà agli interessi del paese lo pongono in un contrasto pericoloso e insanabile con chi tenta di utilizzare i Servizi Segreti per trame eversive.”

L'on. Francesco Forgione, membro della Commissione Giustizia alla Camera e giurato del premio, proclama, poi, il vincitore per la sezione poliziotti-scrittori: Piernicola Silvis, con il romanzo Un assassino qualunque, Fazi editore, con la seguente motivazione:

“Un assassino qualunque, romanzo di esordio di Piernicola Silvis, è un noir costruito intorno a un'idea forte, a un tema coraggioso e sconvolgente che colpisce al cuore il lettore fin dalle prime pagine del libro.

Il protagonista è un assassino seriale che uccide dei bambini perché trae eccitazione sessuale dal compiere atti crudeli sui loro corpi.

Questa materia scottante viene trattata senza indulgere mai a nessun compiacimento voyeuristico, ma con una pietas che suscita compassione e indignazione insieme.

È un'opera letteraria e come tale appartiene a un universo di finzione, ma nello stesso tempo si richiama a una verità che affonda le sue radici nel nostro quotidiano e che nessuno vuole vedere perché è più facile distogliere gli occhi da ciò che ci procura orrore e che incrina la nostra visione del mondo che tende all'armonia.

Un assassino qualunque ci impedisce di distogliere gli occhi. Questo effetto è ottenuto grazie all'intreccio coinvolgente che spinge i lettori ad andare avanti sino alla fine e grazie alla tensione narrativa creata non dalla ricerca del colpevole che è dichiarato fin dall'inizio, ma dalla domanda se e quando verrà catturato.

Il finale è aperto e non offre alcuna riappacificazione con l'esistente, forse perché sia più forte la presa di coscienza sul reale e per evitare rimozioni consolatorie.

Un assassino qualunque è un romanzo che cattura e che invita a riflettere. L'aggettivo "qualunque" che compare nel titolo è determinante: il protagonista non è un personaggio eccezionale, ma potrebbe essere il vicino della porta accanto, oppure anche uno di noi in quanto la devianza non appartiene sempre a ciò che è altro da sé.”

Uno scroscio di applausi accoglie il verdetto della giuria.

Ai vincitori e ai finalisti i nostri complimenti e auguri. E arrivederci alla prossima edizione del Premio Fedeli, dove la redazione di ThrillerMagazine - qui in assetto di squadra e sopra immortalata in un momento di pausa - sarà nuovamente presente.

Chi volesse partecipare - con un'opera edita - all'undicesima edizione del Premio Fedeli, prevista per l’ottobre 2007, può rivolgersi all’organizzatrice, Simona Mammano: simona.mammano@alice.it