Tutte le regole hanno almeno un’eccezione e noi ne approfittiamo allegramente per stroncare in questa rubrica dedicata al noir non anglosassone il romanzo Nel bianco dell’acclamatissimo Ken Follett.

Uno dei maestri internazionali del thriller decide infatti di ambientare in Scozia una storia che pare una mal riuscita novelization di un film d’azione già uscito. Solo che invece ci troviamo di fronte a quello che forse l’autore spera diventi (anche) una pellicola di successo.

Ingredienti principali.

Ambientazione scozzese nel bianco di una tormenta invernale: nevica talmente tanto che per il lettore l’azione potrebbe svolgersi anche in Patagonia o in Siberia.

La famiglia scozzese Oxenford, guidata dal patriarca Stanley: scienziato che sta mettendo a punto un antivirale giocando un po’ con un virus più letale di Ebola, vedovo di un’inimitabile italiana – folcloristica come solo se la possono immaginare gli anglosassoni (imprecava in italiano e questo è stato il miglior lascito a figli e nipoti) – guida una marea di parenti (figlie, generi vecchi e nuovi, nipoti di primo e di secondo letto) con autorevolezza ad eccezione di suo figlio Kit, pecora nera e giocatore d’azzardo sepolto dai debiti.

Antonia Gallo, detta Toni: affascinante capo della sicurezza nel laboratorio biologico, origine spagnola, ex poliziotta, reduce da una storia con un collega, una cascata di capelli ramati e un bel corpo in attesa di un padrone.

Alcuni biechi criminali: cercano di sottrarre le provette col virus letale per rivenderle a chi ne farà un uso adeguato in un teatro londinese pieno di americani.

Mescolate il tutto e agitatelo prima dell’uso: avrete un thriller lento come un TIR, psicologie tagliate con l’accetta, azioni che sembrano nascere e svilupparsi per forza d’inerzia e non per il timore di un attentato terroristico biologico.

Suspense un tanto al chilo: la busta di plastica con il flacone pieno di virus vengono inverosimilmente sottoposti a una serie di scosse e traumi (non ultimo un incidente automobilistico) che causerebbero problemi anche a un roccioso campione di wrestling.

Sesso q.b.: il petting adolescenziale tra Craig, nipote di Stanley, e Sophie, sua “cuginastra” in quanto figlia di primo letto del nuovo compagno della figlia di Stanley; le vaghe avance lesbiche di una guardia donna al suo capo della sicurezza; e, dulcis in fundo, un po’ di sadomaso tra l’attempato ma vigoroso scienziato e la suddetta, versatile Toni Gallo.

Psicopatia, anch’essa q.b.: Daisy, che fa parte del commando, ha i capelli rasati, naso rotto, forza mascolina e incredibili guanti che le proteggono le delicate manine.

Esotismo patinato e garantito: Scozia innevata, ricordi d’Italia (Kit sogna di fuggire a Lucca!), l’eco della Spagna nel nome della protagonista, peraltro assai poco esotico alle orecchie di italiani.

Cattivo gusto politically correct: Miranda, matrigna di Sophie, le regala per Natale un pacchetto di preservativi per poter copulare tranquillamente con suo nipote Craig; e, se il lettore non avesse capito il messaggio (oh, la vocazione pedagogica dei maestri del thriller!) nel segno dei preservativi si conclude trionfalmente il romanzo.

Abbiamo taciuto altre inverosimiglianze per non rovinare (sic!) il gusto della lettura a chi si fosse perso questo capolavoro.

Restiamo in attesa dell’inevitabile film: consigliamo caldamente il buon Sean Connery nei panni di Stanley, una Vanessa Incontrada nel ruolo di Antonia e i due attori che hanno prestato il volto a Harry Potter e a Hermione Granger nel ruolo degli accaldati e brufolosi nipotini; così finalmente usciranno dal magico recinto adolescenziale del maghetto pigliatutto.

Buona lettura e (futura) visione a tutti.

 

Voto: 3