Il commissario Serato, il protagonista di Notti di raso bianco, appartiene alla categoria del poliziotto cattivo, fiorente nel genere noir di quest'ultimi decenni, di cui è membro coerente e, starei per dire, obbediente: lo si vede quando comincia ad entrare dentro il tunnel buio delle scelte cruciali e difficili; e da come, all'uscita, di fronte l'ambigua luce, reagisce agli agli incubi del passato e a quelli del presente inquietante e incomprensibile.

Il terzo romanzo di Roberto Santini conferma la capacità dello scrittore fiorentino nel rovistare dentro gli "strati" profondi della psicologia di personaggi difficili che fanno di professione il poliziotto: lavoro “di frontiera che accomuna anche quelli dei due romanzi precedenti, tutti e due commissari di polizia.

Il commissario Marino Serato, medita un piano per liberarsi di una sporca storia di riciclaggio di soldi sporchi e di traffico di stupefacenti, in cui si trova immerso fino al collo: cambiare vita, appunto, totalmente e senza ritorno.

Cioè "sparire", darsi per morto. Il primo atto sembra che porti a risultati incoraggianti. Ma è tutta un'illusione, perché al successivo passo cominciano le sorprese angoscianti "dietro l'angolo", forti emozioni, sospetti e macabre scoperte. 

Al commissario sembra d'esser caduto in un imbuto dentro cui non sono più distinguibili i confini tra realtà e un sogno angoscioso.

Fino al macabro finale assolutamente a sorpresa...

Fino a qualche anno fa rappresentavi il "classico" scrittore di racconti noir per premi, antologie su carta e on-line. Di conseguenza "consegnato" alla rispettabile congrega dei lettori di racconti. Ora invece sei l'autore di tre romanzi (La regola del male, 2005; A luce spenta, 2007). Anzi c'è anche l'ebook I delitti del Canto Rivolto, pubblicato nel tuo sito. Insomma oggi come stanno le cose?

Il racconto è una forma espressiva che mi è sempre venuta “naturale”. Unisce un’idea e la sintesi per esprimerla. Per il romanzo occorre lavorare molto sulla forma che deve necessariamente essere più meditata, senza perdere però in leggibilità. I delitti del Canto Rivolto è un romanzo che ho “rischiato” di pubblicare almeno due volte. Arrivò secondo in un concorso a Napoli e fu segnalato nel premio “Delitti d’autore”. Alla fine ho deciso di farne un ebook. È un romanzo di sei anni fa e credo sia giusto pubblicarlo in qualche modo…

Riferendomi alla domanda precedente, preciso che non do affatto un giudizio negativo alla "congrega dei lettori di racconti". Quindi insisto chiedendoti: che valore dai alla composizione della forma-racconto?

Credo sia una forma che si sta rivalutando molto. Io come lettore la trovo, in alcuni casi, “irresistibile”. Ho visto che stanno uscendo antologie anche da editori molto importanti e mi sembra un fatto veramente positivo.

 

Parlami ora del cortometraggio Sotto il mio giardino di Andrea Lodovichetti, tratto da un tuo racconto.

Lì è successa una cosa stranissima. Ero scettico sulla trasposizione in film del mio racconto “Nero come le formiche”.

Quando poi ho visto il cortometraggio per la prima volta ho avuto la sensazione che Lodovichetti mi avesse letto nel pensiero e avesse fatto il film esattamente come lo avrei fatto io, con le stesse scene e la stessa ambientazione. Credo che tutto sia stato determinato dalla “magia” del cinema.

 

Hai già provato con qualche altro testo per il cinema? O ci stai provando?

Francamente no. Lodovichetti ha voluto leggere in anteprima il mio Notti di raso bianco, perché gli piaceva il soggetto, ma non so se ne potrà venire fuori qualcosa.

Venendo ai romanzi precedenti Notti di raso bianco,  che ne dici di questi due incipit di un possibile risvolto editoriale: La regola del male “Nell'universo in bianco e nero (risolto con molte varietà di grigio) di un anno terribile, dicembre 1943, il commissario Valenti sta vivendo il momento difficilissimo di una scelta cruciale...”; A luce spenta “Nell'Italia degli anni Cinquanta, lacerata da contraddizioni che vengono dagli anni bui della guerra, il commissario Ventura, tra percezioni e sensazioni quasi extrasensoriali, indaga sulla scomparsa di una bambina, a cui segue una serie di delitti...

Sì, anch’io avrei riassunto così le due storie. Per La regola del male aggiungerei solo l’ambientazione fiorentina.

 

Venendo a Notti di raso bianco noto subito la sinteticità (che nulla rivela della trama e del protagonista) del risvolto editoriale. È tuo? È comunque voluto in questa forma per non rischiare nulla dell'interesse del lettore? Un omaggio al suo diritto, insomma, di vivere la sorpresa delle diverse svolte e rivelazioni?

Io nel risvolto avevo spiegato di più, ma non mi sembrava di aver detto troppo…

L’editore ha scelto una sintesi un po’ più “nascosta” della trama.

 

Si può dire che la trama ha la sua logica partenza nel meccanismo basato sulla voglia radicale del protagonista di cambiare vita dandosi per morto (o almeno ci prova). E che tutto si sviluppa tra diverse sorprese ed eventi drammatici che “ribaltano” la situazione precedente. Insomma siamo dentro i canoni classici del noir, sia della letteratura che del cinema. Solo che, a me sembra, qui c'è un rigore “sequenziale-consequenziale”  nuovo rispetto a quello adoperato nei due precedenti romanzi. O, se vuoi, un uso più sapiente del meccanismo con cui si ottiene l'effetto di aumentare le zone d'ombra e di rendere ancor più incomprensibili i messaggi dal buio...

Hai visto giusto. Il romanzo è stato scritto con l’intenzione di “sterzare” un po’ rispetto ai due precedenti. Si è trattato anche di una scommessa con me stesso: scrivere una storia nella quale c’è un solo personaggio. Gli altri, essenziali per la trama, sono però in fondo solo comprimari.

 

Da dove hai tratto l'ispirazione per l'ambientazione così macabra e angosciante, suscitatrice di sospetti e di sguardi voieuristici?

Era un’idea che avevo in testa da molto: far sì che la solitudine e il meditare del personaggio principale su quanto gli succede intorno, fossero i veri protagonisti della storia.

 

E che senso ha (se lo ha...) il finale a sorpresa che più macabro non si può?

Mi sembrava interessante un finale aperto che portasse il lettore a immaginare altri epiloghi possibili.

 

L'ispirazione iniziale da dove viene? Dal cinema (ad esempio Hitchcock)? Dalla letteratura? Ad esempio, mi sono venuti in mente Patricia Highsmith, ma anche i noiristi francesi di vent'anni fa (Japrisot, Boileau-Narcejac,...).

Già, un po’ di Hitchcock c’è in quel guardare dalla finestra con un binocolo… e forse hai ragione: qualcosa di Mr. Ripley il commissario Serato ce l’ha.

 

Ultima domanda. C'è qualcosa in cantiere, quello editoriale, per il futuro?

Uscirà, nei primi mesi del 2010, un mio nuovo romanzo.

Un giallo storico ambientato all’inizio del 1944. È una pubblicazione alla quale tengo molto, anche perché, visto l’editore, avrà una buona diffusione e spero un buon riscontro da parte di chi lo leggerà. Sotto certi aspetti si tratterà di un ritorno all’origine, perché La regola del male si svolgeva proprio in quel periodo storico, anche se con un’ambientazione fiorentina, mentre questo avrà Verona sullo sfondo. Per il titolo c’è ancora un po’ di incertezza e si dovrà scegliere quello migliore in un ventaglio di tre o quattro.

  

Proprio non c'è male per un autore di "qualche buon racconto", come è stato definito recentemente Santini! 

Roberto Santini, Notti di raso bianco. Editrice Laurum, 2009, pp. 159, euro 10,00.