Per gli appassionati di  storie di spionaggio avventuroso James Bond è sempre vivo e combatte insieme a noi. In quel particolare filone della spy-story dove l’avventura e sì, diciamolo, anche un po’ la fantascienza hanno avuto il predominio sull’attualità e l’intrigo psicologico, l’eroe di Ian Fleming rimane una pietra miliare. E non è solo la decisione di girare il 21° film della serie ispirato a Casinò Royale  (primo e per ora non utilizzato romanzo della saga se si esclude un orrendo pasticciaccio parodistico del quale non vale neppure la pena parlare), ma lo dimostrano anche la fortuna degli apocrifi particolarmente riusciti di Raymond Benson dei  quali Conto alla  rovescia, ripubblicato da Alacràn in questi mesi, ma anche un fiorentissimo mercato di Section Figures che gli appassionati si procurano con ogni mezzo possibile, da internet a veri e propri viaggi in estremo oriente dove questo genere di gadgets va ancora fortissimo.

Eppure, se guardate due delle immagini allegate all’articolo, diventa difficile riconoscere l’originale dalle imitazioni. In fin dei conti è sempre stato così, sin dagli anni dello strabiliante successo di 007 al cinema. In quel periodo, gli anni ’60, Segretissimo fece la sua fortuna proponendo emuli di James Bond da OSS117 a Nick Ccarter, da Sam Durell all’agente Hawks e a tantissimi altri che ricalcavano più o meno tutti la formula dell’agente segreto bello e spregiudicato, violento e donnaiolo che incarnava un po’ lo spirito dei tempi ma che è rimasto un’icona dell’avventura. E il cinema italiano che, ai tempi, produceva con alacrità e inventiva sopperendo a volte alla mancanza di fondi, non esitò a lanciare un piccolo filone ispirato all’agente segreto più famoso del mondo.
In questi tempi di rivalutazione selvaggia di tutto quel cinema sono apparsi in videoteca due piccoli gioielli, rimasterizzati e quindi restituiti al loro originario splendore. Due avventure dell’agente Jo Walker interpretato da Tony Kendall che in realtà era l’italianissimo  Luciano Stella e diretti da Frank Kramer, al secolo Gianfranco Parolini. Agente Jo Walker: Missione estremo oriente e Strategic Command chiama agente Jo Walker, entrambi del 1966, sono classici esempi di “jamesbondoni” di produzione italo-tedesca che, pur riciclando ambientazioni e situazioni dell’originale riescono a trattare l’argomento spy-story con humour e un pizzico di originalità. Ambientati rispettivamente a Singapore e a Istamnbul i due film possono essere analizzati come tipici esempi del genere. Benché Jo Walker non sia un agente segreto ma un detective di New York chiamato ad aiutare l’amico Maggiore Rowland (un Brad Harris, vigoroso e karateka, il vero “duro” della coppia), si muove e amoreggia con le varie bellezze - perfide o ingenue - che gli capitano sulla strada sventando complotti di maniaci desiderosi di governare il mondo.
Le trame a volte sono un po’ pasticciate, più attente a inanellare momenti d’azione come del resto succedeva anche nei Bond originali. Tra i due film il più godibile è senz’altro Strategic Command chiama agente Walker, ambientato in Turchia con favolosi esterni a Goreme che in qualche modo richiamano un film più recente L’impero dei lupi ispirato al romanzo di Grangè. Qui addirittura si parla della setta dei “Cani verdi” che, con un po’ di’immaginazione, possiamo pensare ispirata ai Lupi grigi di estrama destra ai tempi particolarmente attivi e protagonisti negativi nel romanzo di Grangè. Per il resto sono i tempi del raggio della morte, della super droga, della bomba “fine di mondo” e di tutte quelle meraviglie miniaturizzate che oggi impallidiscono di fronte a un semplice telefonino ma che, ai tempi, infondevano alle vicende un sapore fantastico. E anche le risse, le spacconate tra amici, le battute spavalde dei protagonisti rimandano al western all’italiano che, nato e prodotto nello stesso periodo, doveva qualcosa nel suo vigore alla saga di 007 e che utilizzò nella sua produzione più dozzinale molti attori e situazioni di questi film di spionaggio nostrano.

Una fortuna ancora maggiore ebbero i film dell’agente 077 diretti da Sergio Grieco nel 1965 e che avevano per protagonista un biondo eroe di nome Dick Malloy interpretato dall’atletico Ken Clark.

Agente 077 dall’oriente con Furore e Agente 077 missione Bloody Mary rifacevano il verso a famose pellicole jamesbondesche ed erano firmate dal regista con lo pseudonimo Terence Hathaway (strano ma intelligente mix tra Henry Hathaway e Terence Young che era poi il padre cinematografico di Bond).

Anche qui inutile cercare particolari spunti di originalità ma si trattava sempre di quei prodotti che stavano perfettamente nel “format” e, sin dall’abbondanza di 7 nel titolo mantenevano ciò che avevano promesso nel manifesto. Il pubblico voleva esotismo, intrighi, belle donne, cazzotti e strani meccanismi e la produzione italiana fu generosa - spesso associata con industrie tedesche - a mettere sul mercato ciò che la gente voleva. A volte fenomeni come l’agente 077 crearono un proprio piccolo mito, così fortunato da essere copiato. Enrico Gastaldi, valendosi del fatto che evidentemente non esisteva copyright per il nome del fortunato agente con il viso di Clark, produsse altri  film con un agente dal medesimo nome. Le spie uccidono a Beirut e A 077 sfida i killers sembrano proprio episodi tratti dai Segretissimo di quei tempi… forse la Legione Straniera degli autori italiani che si cimentano oggi con storie di spionaggio nasce proprio da quell’epopea, o almeno a me piace credere che sia così. Di fatto Richard Harrison era un viso noto anche agli appassionati del western e dell’avventura made in Italy ma non fu l’unico a riscuotere successo. Tra tutti mi piace citare l’agente 3S3 di Sergio Collima, un autore che ha dimostrato al cinema e in televisione (ricordate Sandokan?) di saper interpretare con mestiere e passione il ruolo del narratore popolare.
Massacro al Sole e Passaporto per l’inferno risalgono entrambi alla metà degli anni ’60 e presentano tutti i caratteri del nostro cinema di quegli anni. Andarono così bene da ispirare un film interamente tedesco Agente S3S che cambiava leggermente la sigla dell’eroe ma ne riciclava le caratteristiche vincenti. Lo vidi, al cinema, nella sala Gonzaga, un cinema oratoriale milanese dove mi colpì per la crudezza delle situazioni(rammento una bella thailandese legata a un letto seminuda e torturata con una pioggia di ragni…) che forse erano poco consone per una sala parrocchiale ma che trovavo perfettamente in linea con i Segretissimi che cominciavo a leggere proprio in quegli anni.

E non basta, tra i titoli che si affacciano alla memoria di quegli anni ci sono storie di spionaggio a volte anche distanti dalla formula Bond come Sinfonia per due spie e Asso di picche operazione controspionaggio e una pletora di vari eroi (Agente Zeta 7 e Sicario 77 solo per citarne due) che segnarono una breve ma fortunatissima stagione del nostro cinema.

Nella speranza che l’attuale moda di sdoganamento di questa produzione considerata  minore del nostro cinema porti oltre all’Agente Walker in videoteca buone edizioni dei titoli citati non resta che seguirne le tracce su qualche canale satellitare e magari rileggersi schede e dati di produzione sul Dizionario Gremese dedicato allo Spionaggio, avventura, eroi moderni dal 1930 a oggi, una piccola chicca che fa seguito a un identico volume dedicato a gialli e thriller italiani, facilmente reperibile nelle librerie a un prezzo mediamente contenuto (20 euro) e che sicuramente cinefili e appassionati vorranno avere.

Quanto a me, come lettore e autore, di questo genere non posso che guardare con un pizzico di nostalgia questi tentativi italiani di competere con produzioni americane, osservando che anche nel prodotto più d’imitazione, c’era sempre una guasconeria, un vigore tutto italico che di certo non noceva al racconto.