Falso Binario è il secondo romanzo del giovane viareggino Divier Nelli.

Protagonista come nel primo romanzo dello scrittore dal titolo La Contessa è il maresciallo dei carabinieri Franco Di Martino che nel bel mezzo del Carnevale di Viareggio è chiamato a risolvere il caso di un drammatico delitto.

Il fotografo Tullio Gentile viene ritrovato, privo di vita sui binari della ferrovia nella zona della Stazione Vecchia.

Il corpo è dilaniato dal passaggio di un treno.

Il caso si presenta di difficile soluzione e appare per certi versi simile ad un episodio (realmente accaduto) verificatosi a pochi metri di distanza dal luogo del delitto l’11 settembre 1931, in pieno ventennio fascista, quando un ragazzo di 18 anni, Ottavio Barsottelli, viene ritrovato legato alle rotaie.

Sono tagliate di netto le gambe sotto le ginocchia e la mano sinistra all’altezza del polso.

Morirà dopo tre giorni di atroci sofferenze accusando del fatto Ferruccio Maurri e i fratelli Fausto e Leonildo Zappelli.

A questo punto, quasi senza accorgersene, il maresciallo Di Martino inizia un’indagine parallella.

Alla fine l’assassino viene smascherato e, proprio nell’ultima pagina si fa anche il nome di quello che potrebbe essere stato il vero responsabile della morte di Barsottelli.

Per questo i parenti dell’uomo, fucilato dai partigiani il 3 agosto 1944, hanno richiesto il sequestro del libro.

Il romanzo pur basandosi su una trama avvincente presenta notevoli difetti.

In primo luogo il carabiniere protagonista della vicenda è un po’ noioso e poco verosimile.

Anche la documentazione di contorno al libro non è delle più approfondite.

Sembra infatti che l’autore si sia limitato a raccattare qua e là un po’ di notizie sulle tecniche investigative dei carabinieri e a leggere qualche ritaglio di giornale restando molto in superficie.

La tecnica del linguaggio e la narrazione poi dovrebbero essere affinate in quanto entrambe risultano molto accademiche per non dire scolastiche.

La trama è bella e la trovata di andare a ripescare un delitto dei tempi del fascismo è notevole e rende il libro pieno di phatos.

La denuncia che è stata fatta all’autore dalla famiglia del presunto colpevole (con sequestro delle copie) ha poi contribuito a fare ulteriore pubblicità al libro.

L’ultimo neo è dato dalla banalità del delitto che, neanche a dirlo, ha una soluzione banale.

Un autore, Divier Nelli, che ha ancora tanto da lavorare per giungere a quei livelli di eccellenza a cui può aspirare.