Red Eye è il termine specifico che gli americani usano per indicare lo stato degli occhi all’atterraggio dopo una traversata in aereo. Sui sedili della Fresh Air (fresh in gergo sta anche per sciocco, frescone) Lisa con la fobia del volo (Rachel McAdams, Mean Girls) si distrae conversando con Jack Rippner (cognome con annessa garanzia di calamità) viso acuminato e sguardo tagliente consegnato alle sembianze perfidamente aristocratiche di Cillian Murphy (il cattivo Scarecrow dell’ultimo Batman, il sopravvissuto di 28 giorni).  Wes Craven (autore della trilogia di Scream dove giocava col genere lasciando soddisfatti nonché padre di Freddy Kruger, incarnazione dell’incubo per eccellenza) gigioneggia dilatando l’inesistente trama presto sviscerata: un ricatto per commettere un omicidio su commissione.

La protagonista gestisce la clientela di un albergo di lusso e conosce vita, vizi e virtù dei suoi frequentatori. Il killer conta di sfruttare queste abilità per centrare l’obiettivo e il gioco delle parti s’innesca. La suffragetta ricattabile (il padre è sotto tiro) prima lascia fare poi oppone resistenza e si rivela meno malleabile del previsto. La repentina e quasi ingiustificata svolta alla Lara Croft scade nel ridicolo e non trova altra ragion d’essere se non il pretesto per far mostra delle arti combattive che porta sorprendentemente in dote. Ritarda inspiegabilmente nel finale la telefonata alla polizia rientrando nell’ordito quando sarebbe opportuno e logico fuggirne. E l’assassino di professione, attaccato alla giugulare, non versa sangue nemmeno a chiederne coerente travasamento. Tutto a scapito della credibilità che se ne svolazza leggiadra, lassù dove nell’abitacolo del mastodonte volante forse qualche brivido è stato offerto, lasciando la sensazione di aver vissuto una scialba avventura ad alta quota e a bassa tensione.