Quasi in zona bufala questo Red Lights (titolo che si riferisce agli indizi di cui vanno ghiotti coloro i quali, solitamente scienziati, si prefiggono il compito di smascherare le fasulle capacità di altrettanti fasulli pseudo-veggenti…).

Quasi in zona bufala dicevamo perché lo spagnolo Cortés azzecca per la seconda volta (la prima era stata con il suo film d’esordio Buried – Sepolto), un finale capace di rimuovere, seppure parzialmente, i dubbi e le perplessità seminati fino ad un attimo prima.

Il terreno è quello adatto a tutte le stagioni, cioè il conflitto tra scienza e pseudo-scienza, tra normale e paranormale.

Da una parte Margaret Matheson (Sigourney Weaver), e il suo giovane assistente Tom Buckley (Cillian Murphy), dall’altra Simon Silver (Robert De Niro), figura che pare aver preso il calco a quella di Uri Geller (per farla breve quello che a cavallo degli anni settanta piegava i cucchiai e riavviava gli orologi rotti…).

Tra “apparizioni e sparizioni”, pestaggi (quello diBuckley nel bagno è da paura…) e levitazioni, a farla da padrone è la noia più assoluta salvo il finale che rovescia le carte in tavola seguendo tra l’altro a menadito (tanto per non sbagliare…), Il sesto senso e The Others.

De Niro continua a picconare con esemplare perseveranza la sua carriera di grande attore limitandosi stavolta ad indossare un paio d’occhiali da sole griffatissimi e niente più…