Con Cursed Wes Craven torna a una scelta di horror "classicheggiante". Lupi mannari metropolitani si aggirano tra i canyon e le valli di Los Angeles con tanto di inizio rocambolesco su quella Mulholland Drive celebrata recentemente dal film di David Lynch. Dotato di tanta ironia, Cursed è un piacevole divertissment che eredita dalla trilogia di Scream i sani anticorpi del dubbio e del volere evitare ogni deja vu.

Un intento lodevole quello di Craven che punta soprattutto sull’ironia e uno stile fluido per la sua prima avventura horror da regista dopo Scream. 

Protagonisti principali un fratello e una sorella. Lei è Christina Ricci, lui è  Jesse Eisenberg già visto come protagonista nell’indipendente Roger Dodger. Morsi da un misterioso lupo mannaro si trovano al centro di un intrigo più complicato che sembra prenscidere dalle maledizioni e dai proiettili d’argento. Non manca l’attore feticcio degli anni Settanta (Scott Baio, un altro ex di Happy Days) e la carica erotica è molto forte. Non solo c’è la prosperosa Shannon Elizabeth, ma la stessa Ricci insiste su un elemento di sensualità molto marcato, connesso – in parte alla trama – ma anche in grande parte  all’evoluzione sexy della sua carriera dovuta a pellicole come The opposite of Sex di Don Ross, Buffalo ’66 di Vincent Gallo e il più recente Anything Else di e con Woody Allen.

Sebbene in parte prevedibile (chi è il lupo mannaro che contagia gli altri?) il gioco basato sulla Hollywood come capitale dei mostri cinematografici non è disprezzabile, ma è anche – spesso – esilarante.  Cursed non è un film straordinario, ma pur nella sua ordinarietà molto anni Ottanta riesce a non scadere mai, mantenendo un buon ritmo con una serie di trovate, forse, non esaltanti, ma – di certo – dalla discreta capacità di intrattenimento.