Umberto Lenzi (Massa Marittima, 6 agosto 1931 – Roma, 19 ottobre 2017) è stato un regista, sceneggiatore e scrittore italiano. A partire dal 1961 ha diretto moltissimi film di vario genere: dal giallo all’italiana, al thriller, all’horror, per finire al cannibalico. È ricordato tra i maggiori esponenti del genere “poliziottesco”, come “Milano odia: la polizia non può sparare”, “Roma a mano armata” e “Napoli violenta”.

Dal 2008 al 2012 ha iniziato a pubblicare romanzi gialli ambientati a Cinecittà nel periodo che va dal 1940 all’immediato dopoguerra. Il personaggio principale è Bruno Astolfi, protagonista di Delitti a Cinecittà, primo romanzo della serie. Detective privato molto macho, ex pugile ed ex commissario di polizia espulso dal Corpo perché troppo critico nei confronti del regime. La sua figura riecheggia i detective della scuola dell’“hard boiled” americano: solitari, sbevazzatori (in questo caso di Fernet) e dalla scazzottata facile. Ha un’amante, la ex cognata, ma ovviamente la trascura per le attrici di Cinecittà e per correre con l’Ardea tutto il giorno e parte della notte sulle tracce degli assassini. 

“Terrore ad Harlem” è ambientato sul set del film “Harlem” di Carmine Gallone del 1943. Film che si avvalse di sceneggiatori famosi, come Emilio Cecchi e Sergio Amidei, e di attori fra i più popolari del periodo fra i quali Amedeo Nazzari, Massimo Girotti, Osvaldo Valenti, Luisa Ferida, Vivi Gioi, Elisa Cegani. La storia ha il suo fulcro in un incontro per il titolo mondiale di pugilato: centinaia di comparse, fra cui anche i prigionieri neri americani. L’America (da qui il titolo) è naturalmente ricostruita a Cinecittà. Questa la vera storia del film che il romanzo riprende in chiave poliziesca.

Al di là della trama gialla, che appare un po’ troppo costruita a tavolino, “Terrore ad Harlem” si distingue per l’accuratissima ambientazione storica. Da una parte la Roma popolare del ‘43, povera, disperata e affamata, dall’altra lo scintillio e i privilegi del mondo di Cinecittà che Lenzi rievoca magistralmente nelle ricostruzioni di set storici e nelle efficaci descrizioni di registi, attori e comparse. Anche lo scrittore e regista Mario Soldati ha una “particina” nella trama e Indro Montanelli compare in un cameo.