"Lo stile narrativo e il taglio dei capitoli dei miei due romanzi sono mutuati dal cinema, nel senso che vivono di immagini visive più che di sensazioni astratte e descrizioni letterarie."

È un regista e sceneggiatore tra i più apprezzati del cinema italiano. Ha diretto attori come Henry Fonda, Helmut Berger e John Huston. Ha frequentato tutti i generi: dall’horror al giallo, dalla spy story al film bellico e d’avventura. È stato tra i protagonisti della stagione dei cosiddetti “poliziotteschi” italiani, creando un riuscitissimo sodalizio artistico con Tomas Milian e legando il suo nome ad alcune pellicole divenute veri cult — movies come Milano odia, la polizia non può sparare e Il giustiziere sfida la città, per i quali ha ricevuto il plauso di Quentin Tarantino.

Oggi, Umberto Lenzi è anche uno scrittore affermato di noir storici. Da alcune settimane è approdato in libreria il suo secondo romanzo, Terrore ad Harlem, edito, come il precedente Delitti a Cinecittà (2008), da Coniglio Editore.

Protagonista dei due romanzi è l’ex-commissario Bruno Astolfi, costretto a sbarcare il lunario come investigatore privato dopo essere stato radiato dalle autorità fasciste a causa della sua scarsa simpatia per la dittatura. Se in Delitti a Cinecittà  avevamo trovato Astolfi alle prese con una serie di misteriosi omicidi consumati sul set del film di Blasetti “La corona di ferro”, in Terrore ad Harlem  c’è un feroce assassino che semina la morte durante la lavorazione del film “Harlem”, lasciando come macabra firma una carta dei Tarocchi. La sorprendente risoluzione del caso giunge dopo una caccia serrata, ricca di incontri interessanti (da Indro Montanelli a Mario Soldati, da Amedeo Nazzari ai fratelli De Filippo), sorprese e colpi di scena. Ne parliamo con l’autore, che ha cortesemente accettato di rispondere ad alcune nostre domande:

 

Maestro, Dopo aver girato un gran numero di pellicole di successo, è passato alla scrittura di romanzi polizieschi. Quali sono le differenze e i punti di contatto tra il linguaggio cinematografico e quello narrativo?

Lo stile narrativo e il  taglio dei capitoli dei miei due romanzi, Delitti a Cinecittà e Terrore ad Harlem,  sono mutuati dal cinema, nel senso che vivono di immagini visive più che di sensazioni astratte e descrizioni letterarie.

L'intervista integrale la trovate in rubriche/8815

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