Alla base del filone cinematografico del “poliziottesco” dei primi anni '70, molto duri da un punto di vista politico e sociale, c'era una particolare visione ideologica?

No, solo la documentazione della crisi di un decennio (quello degli anni’70, molto travagliato dal punto di vista della criminalità. Insomma i nostri polizieschi erano il termometro che misurava la febbre di una società malata.

Qual era il target di pubblico al quale era diretto?

Il pubblico popolare, quello emarginato dei quartieri periferici, che oggi come allora si riconosce nei film che evidenziano subalternità sociali risolte spesso attraverso il crimine.

Una domanda per niente originale ma con la quale cerco di soddisfare la curiosità di molti lettori: dopo una vita passata nel mondo del cinema come si reinventato nell'attività di scrittore di polizieschi?

Il passaggio alla scrittura è avvenuto per continuare il colloquio con il pubblico attraverso i miei romanzi, che sono cinema su carta e affrontano temi simili, anche se legati a un’epoca antecedente a quella odierna.

 

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