Gradita novità, questo mese in edicola, per Il Giallo Mondadori n. 3090. Arriva infatti Umberto Lenzi, un nome illustre della cinematografia italiana, con un suo giallo imperdibile: Delitti a Cinecittà.

     

Dalla quarta di copertina:

Marzo 1940, anno XVIII dell’Era Fascista. Bruno Astolfi, ex commissario dimissionato forzatamente per il suo antifascismo, ora fa l’investigatore privato. La materia prima non scarseggia, Roma è prodiga di truffe, adulteri, furti ed estorsioni. Ma gli affari stentano a decollare. La sua agenzia è un buco di tre stanze, in tasca gli girano pochi quattrini e molte cambiali. Perciò non può permettersi di storcere il naso quando una proposta di lavoro arriva da due icone del cinema di regime, gli attori Luisa Ferida e Osvaldo Valenti, coppia anche nella vita reale. La donna ha bisogno di protezione, dice di essere stata minacciata di morte e di aver subito un attentato. Non tutti la prendono sul serio, finché durante le riprese di un film qualcuno tenta di ucciderla con un colpo di fucile. E nell’Italia che si appresta a entrare in guerra, per Bruno Astolfi varcare le soglie di Cinecittà è solo l’inizio di una discesa agli inferi.

     

Ecco l’incipit:

Durante i freddi mesi di quell’inverno inclemente, un unico pensiero mi martellava in testa: come mettere insieme le centottanta lire necessarie per comprarmi un cappotto nuovo. Il loden verde che avevo acquistato alla Rinascente nel lontano 1932, appena vinto il concorso di commissario aggiunto a San Vitale, in estate lo avevo impegnato al Monte per evitare il protesto della cambiale rifilata a un oste del Colle Oppio.

San Vitale. Un secolo fa.

Non sapevo più che diavolo inventarmi, senza un dannato cappotto. Era venerdì 17 marzo e cadeva una pioggia gelida che appannava i vetri delle finestre nel mio ufficio privo di riscaldamento e situato a nord. Per evitare una probabile bronchite mi ero imbottito il torace di carta di giornale e ingannavo l’inutile attesa di un cliente ascoltando le canzonette trasmesse da una vecchia Radio Marelli a cinque valvole, originaria di Porta Portese.

C’è una chiesetta, amor,...

nascosta in mezzo ai fior,

dove mi hai dato un bacio

a primavera,

ricordi quella sera

ancor

Io avevo una spiacevole sera da ricordare, quella in cui avevo firmato un’altra cambiale da duemila lire col mio nome e cognome, Bruno Astolfi, a scadenza il prossimo trenta giugno; mi era servito, quel denaro, per metter su l’Agenzia d’Investigazioni in un buco di tre stanze a via Piemonte, al quarto piano di un vecchio palazzo umbertino dalla facciata pretenziosa. L’ultima illusione, quella di vincere il primo premio della Lotteria di Tripoli e di pagare anche questa stramaledetta cambiale, si era volatilizzata per colpa di un cavallo dal nome iellato di Fortunello. Che era arrivato terz’ultimo.

Ero a terra. E non riuscivo più a seguire la strada del destino, assecondando l’invito del Trio Lescano, che cinguettava sulle onde medie un ritmo sincopato piuttosto allusivo:

Le gocce cadono ma che fa...

se ci bagniamo un po’

domani il sole ci potrà scaldar...

Non si rovina il frac,

le scarpe fan cic ciac,

seguiam la strada del destin

     

Umberto Lenzi è regista di numerosi film di successo internazionale che vanno dal genere poliziesco (Roma a mano armata, La banda del Gobbo, Milano odia: la polizia non può sparare, Napoli violenta) ai drammi di guerra (Il grande attacco, Contro quattro bandiere) fino ai thriller (Orgasmo, Paranoia, Sette orchidee macchiate di rosso). Tutte pellicole recentemente rivalutate dalla critica e particolarmente apprezzate da registi come Quentin Tarantino, Joe Dante e Tim Burton. Delitti a Cinecittà segna il suo esordio nella narrativa giallo-poliziesca.

     

Delitti a Cinecittà di Umberto Lenzi (Il Giallo Mondadori n. 3090), euro 4,90